Secondo me si è perso il significato vero del riconoscimento.

Ho vissuto in prima persona l'assegnazione di un Ambrogino d'Oro a mio zio (Don Pietro Landrini). Gli è stato assegnato per l'infaticabile lavoro presso l'Ospedale Niguarda, prima, e presso l'Istituto Palazzolo, poi. Sempre in mezzo ai malati, sempre con una parola e una carezza prescindendo da credo, colori ed poca riconoscenza. Un uomo a cui non si poteva nemmeno regalare un paio di scarpe perchè sarebbe andato in giro scalzo pur di darle a qualcuno più bisognoso.
Mi ricordo bene la sua umiltà e l'imbarazzo di quel riconoscimento. Non voleva nemmeno accettarlo perchè sosteneva di non aver fatto nulla di speciale. Ce ne abbiamo messo per convincerlo a non offendere chi l'aveva proposto ed accettare l'Ambrogino.

Non entro nel merito specifico dei nomi di quest'anno, ma credo che le abili mosse di marketing di alcuni dei proposti ed il gioco a scacchi politico che oggi muove gran parte delle nomination non abbiano nulla a che fare con i principi più veri dell'Ambrogino.

Sono felice che mio zio se ne sia andato prima di essere costretto a ritirare il riconoscimento accanto ad alcuni di questi nomi.