Bob ha scrittoIn parte hai ragione, l'offerta dei cibi etnici, almeno a Milano, è solitamente legata a una certa economicità. Tuttavia, io credo che giochino in parte anche fattori di curiosità, legati alla voglia di scoprire nuovi sapori: una volta, tu ti nutrivi attraverso una rosa ristretta di opzioni, che faceva sì che gli stessi ravioli, ad esempio, fossero un cibo "festivo", eccezionale, da assaporare e gustare in modo particolare proprio perchè raro. Oggi, c'è a disposizione, anche attraverso i cibi preconfezionati (quindi supermarket, niente ristoranti), una scelta estremamente ampia, che fa sì che, nelle case, si mangi tutto e il contrario di tutto.
Cosa viene a mancare? La spezia, l'aggiunta particolare, etnica, appunto. E di qui la conseguenza. Facilitata, anche, dal fatto che non è costoso indulgervi.
Sul Kebab abbiamo già parlato: personalmente,lo trovo gustoso, e, comunque, sicuramente vantaggioso, economicamente parlando, rispetto a un panino di tipo italiano. Dato che il kebab viene mangiato, in genere, da persone che non superano i quarant'anni, ecco che la difficoltà di digestione è un fattore irrilevante. Senza contare che basterebbe chiedere una versione senza salsa piccante.
Detto questo, con un kebab da 3 euro mi sazio sufficientemente. Con un panino italiano da 5, non sono neppure a metà strada. E per un giovane, questo conta parecchio.
PaulySte ha scrittoIl kebab sopravviverà perché è un cibo da strada; gli altri saranno destinati, credo, a ridimensionare il loro successo: è già capitato con i cinesi (oggi quasi vuoti rispetto a un tempo, a meno che non si siano almeno parzialmente convertiti al giapponese) e in minor misura con i messicani e forse gli indiani... ora è il momento dei giapponesi, dei libanesi (et similia), dei greci, degli spagnoli... verrà presto o tardi il momento degli svizzeri?
stefanbo ha scrittoHai ragione sul cibo da strada Paulyste, come qui a Roma la "pizza al taglio" è sempre esistita e continua, fortunatamente, a mietere contentissime e nuove "vittime".
Concordo anche sui cinesi, ma insisto, a pranzo nei quartieri di ufficio a Roma, il loro pubblico ce l'hanno, ma (di nuovo per la mia città di adozione) giapponesi, libanesi greci e spagnoli, salvo rare eccezioni (e forse anche giustamente, dopo tutto, se di qualità, non possono essere troppo economici) non sono certo nella categoria "budget" dei cinesi e/o "kebabbari", ergo pur non arrivando alle vette dei ristoranti francesi o svizzeri (fascia alta) non sono certo alla portata di tutte le tasche (e di questo si parla, saziarsi low cost), quindi se prima i messicani (carestosetti anzichèno) tra una tequila bum-bum ed un ballo sui tavoli facevan proseliti nella gioventù dorata romana, ora gli altri etnici fanno un po' fatica ad imporsi, specie se si tratta di veri e propri "ristoranti".
Se poi il cibo (come da te sottolineato) diventa "da strada" (nei quartieri della "movida" romana gli etnici, furbescamente, lo fanno) allora tornano ad essere competitivi e pieni, altrimenti ti assicuro che passarci davanti, pranzo o cena, è una desolazione tipo "Deserto dei Tartari"...
Ma poi chi ha detto che un po' di zozzume in cucina fa male? Secondo me rafforza lo stomaco e ci preserva da noiosi fastidi intestinali per ogni nonnulla che ingeriamo
stefanbo ha scrittoPaulyste wrote:Ma poi chi ha detto che un po' di zozzume in cucina fa male? Secondo me rafforza lo stomaco e ci preserva da noiosi fastidi intestinali per ogni nonnulla che ingeriamo
Quotatissimo!
e ne ho la prova provata: mio cognato (ed annessa famiglia) è un superigienista, bè si ammalano (di turbe intestinali/stomacali e quant'altro) MOOOOOOOOOLTO più di noi che ovviamente non siamo zozzoni , ma che mangiamo talvolta schifezze e schifezzuole varie
Bob ha scrittoOra non esageriamo:sono il primo a sostenere che l'iperigiene è addirittura pericolosa, a fronte di una vita normale, ma bisogna distinguere tra una zozzura "normale", e una zozzura che sfocia nel velenoso. Se casualmente e saltuariamente trovo un po'di polvere dove non dovrebbe esserci, non sto a farne una tragedia, ma ricordo ancora con orrore che il più grosso nido di cimici della mia caserma, durante il CAR, era a fianco del tritacarne.
Personalmente, trovo che sia difficile avere roba antigienica durante la preparazione di un kebab: la carne è cotta direttamente, il pane passa dal forno, le patate sono quelle che sono, e la verdura pure. Certo, la carne può essere guasta o di strana provenienza (difficile: scarsa qualità, forse, ma difficilmente di topo...), le mani del kebabbaro possono non essere linde, e le vaschette possono non essere pulitissime. Ma si tratta di rischi che si corrono in qualunque esercizio, indipendentemente dalla sua etnia, e, pur disdicevoli, non sono diverse dalle porcherie che assumiamo rotolando nella terra quando abbiamo un paio d'anni o giù di lì..(anzi, queste sì sono quelle che ci fortificano...Abbasso il Milton e i suoi derivati!!!).
C'è più rischio dove i cibi vengono realmente "cucinati".
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