La cucina dei resort, i clienti dei resort, il personale dei resort
Mi sono sempre trovata a sorridere al cospetto di chi, raggiunta una meta esotica per le agognate vacanze, si ritrova a criticare quel che la ristorazione del luogo propone.
Usualmente non si tratta di vacanzieri con la voglia di sperimentare: spesso, quel genere di viaggiatori amano organizzarsi autonomamente ed una volta giunti sul luogo designato cercano in tutti i modi di calarsi nella realtà che li circonda quindi non solo visitando le meraviglie che questo o quel paese possono offrire ma anche cercando di calarsi il più possibile nella realtà locale, visitandone i luoghi più suggestivi e talvolta meno assaliti dal turismo di massa, cercando inoltre di studiare della meta usi e costumi e quindi anche la gastronomia. Certo, è un turismo che talvolta si può rilevare costosetto, rischioso o che porta a vere e propri incontri con l’orrido come usavano fare Susy Blady e Fabrizio Roversi nei loro reportages della serie “Turisti per caso” agghindandosi come improbabili indigeni in gonnellino di paglia e collana di fiori e assaggiando serpenti arrosto ed altre prelibatezze locali.
Ma tornando al turismo di massa, spesso, pur desiderando per svariati motivi raggiungere mete lontane, le persone che lo praticano cercano il più possibile di riprodurre anche all’estero delle little Italy, soprattutto dal punto di vista culinario.
Ecco quindi cataloghi dei vari tour operators che dipingono località come incontaminate (o quasi), esotiche (o quasi), tipiche (o quasi) garantendoti poi che una volta giunti sul posto troverai si sabbia fine e mare cristallino, tramonti mozzafiato e palme, coralli e anemoni, flamboyant e cactus, ma anche l’immancabile “show cocking” (Dio abbi pietà di loro, non sanno quel che fanno) di pasta e cucina tipica italiana.
Ora, che la vacanza in resort riscuotano grande successo è dato risaputo, che la cucina italiana sia apprezzata anche all’estero e quindi anche la clientela non italiana gradisca un bel piatto di pasta ci può anche stare. Il problema è di altra natura. Tutta quella varietà umana di italici turisti che un tempo popolavano le spiaggie della godereccia riviera romagnola, tutti quei nonni che si riversavano nel ponente ligure spingendo passeggini perché al pupo fa bene l’aria di Loano, paiono essersi fiondati armi e bagagli nei resort del Mar Rosso, della Grecia, della Tunisia mentre i più arditi raggiungono Santo Domingo, il Messico, le Maldive.
Ma queste persone hanno un problema: talvolta parlano solo l’italiano se non il loro dialetto locale, non hanno dimestichezza con visti, overbooking e tasse doganali e quindi si rivolgono appunto ai tour operators per acquistare un pacchetto completo: volo e soggiorno in resort tassativamente frequentato prevalentemente da clientela italiana: pastasciutta assicurarata, per intederci.
Anch’io sono stata recentemente in un resort sulle coste del Mar Rosso per una breve vacanza. L’unico desiderio era quello di rilassarsi e di prendere un po’ di sole in una stagione dove in Italia putroppo la tintarella non è garantita. Il fatto che il resort ospitasse clientela internazionale e che il pacchetto non fosse tra i più economici speravo potesse tutelarmi da spiacevoli incontri con fauna che definire umana potrebbe rasentare l’eufemismo.
Niente di più sbagliato: ho dovuto putroppo ricredermi ed abbozzare. Ho cercato comunque di godermi quella breve vacanza ma difficilmente dimenticherò i momenti trascorsi nei ristoranti del villaggio.
- chi cercava di entrare al ristorante in braghette e senza neppure una maglietta: persone ovviamente rimbalzate dal personale ...
- piatti riempiti quasi non si mangiasse da 4 giorni;
- rogne (in rigoroso dialetto veneto) al povero cuoco egiziano "perchè mi uso la Barila .... sarà mia pasta chesta ..... fiol d'un can!";
- Chiacchiere tra due russi che a fine pranzo (tavolo a fianco al nostro) si sono messi a pomiciare con lui che, tolte le infradito, faceva strani movimenti di piede sulla sedia di lei ...
Potrei continuare all'infinito!
A mai più!