Fermo restando che ogni posizione è rispettabile, e che non ho nessuna intenzione di criticare....
x nebbiolo:
C@@@i loro. Se sono contenti così.....
x Delta:
a volte la forma conta. (io direi "sempre"). Io non le regalerò "un viaggio di nozze", o "il ricevimento", o "l'appartamento".
La "aiuterò per gli inizi". Cosa ne farà degli aiuti, o "come" li utilizzerà, saranno, appunto, fatti suoi, o altrimenti non sarebbero più aiuti ma imposizioni. Detta così, è molto fine, ma il fatto è che, egoisticamente, io mi tolgo dalle grane.

Vediamo di chiarire: l'usanza del ricevimento a carico del "padre della sposa" è di altro a carico del "padre dello sposo" era un'usanza che andava bene duecento anni fa, quando le spese, in fondo, si equivalevano, e questo risultava un buon modo per non litigare. Il padre "consegnava" la figlia allo sposo, quindi il matrimonio siu faceva a casa della figlia, e il ricevimento era un modo per far vedere da che famiglia venisse. Poi, i due novelli coniugi arrivavano nel paese dello sposo, in groppa al cammello, e chi s'era visto s'era visto. Essendo cambiate le cose, sono rimaste solo le ombre della tradizione, ma nulla più. rersta invece il problema di mescolare la necessità e voglia di aiutare gli sposi col desiderio di vederli perfettamente felici in un giorno certoi particolare. A fronte di illuminata saggezza dei genitori, tutto potrebbe andare per il meglio comunque, ma, visto che di buone intenzioni è lastricato l'iferno, perchè non lasciare che la loro felicità sia perseguita secondo il "loro" gusto? Certo, qualche consiglio ci può stare, anzi, ci deve stare, ma tra il "consigliare" e l'imporre" c'è un abisso. Con questo sistema si ottengono un mucchio di vanmtaggi, e nessuna controindicazione: da un lato, gli sposi avranno un matrimonio tutto "loro", e cominceranno sin da subito a costruire qualcosa assieme, dall'altra io non avrò mai brutte sorprese economiche, non potrò mai sentirmi in imbarazzo, non avrò problemi di "miei" invitati e "loro" invitati. Saranno invitati degli sposi.