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da silbusin il 13 lug 2012 13:02


In realtà il matrimonio è un "atto", non un contratto. Comporta degli obblighi reciproci.
Dato che questi obblighi sono prevalentemente economici sia in fase diretta che indiretta, se fossimo in un paese evoluto, ogni unione dovrebbe avere lo stesso iter procedurale. La "convivenza" libera, non supportata da un atto civile di impegno reciproco, non dovrebbe avere alcuna facilitazione specie se presenti dei figli. Tutti uguali nei diritti, nei doveri, nei tempi di separazione e di divorzio.
Che ti unisci con rito civile o concordatario o con atto davanti allo sportello del comune il fatto che rende civile una nazione è che tutti i cittadini hanno gli stessi diritti e doveri.
Detto questo, che non è semplice da far digerire ai sostenitori della "libertà" dato che pensare come convivente (qualsiasi tipo di convivenza riconosciuta) di dover andare da un avvocato per la separazione e poi dal giudice per il divorzio è (per loro) un atto inaccettabile, ma poi sono i primi a chiedere la pensione di reversibilità e tutti i diritti acquisiti per legge da quei poveri stupidi che si sono appunto piegati al matrimonio tradizionale... detto questo, la componente economica incide non poco sulle unioni. Come incide il fatto che la società ha evoluto comportamenti differenti che rendono alcuni valori meno cogenti rispetto al passato. E' un prezzo che si paga alla trasformazione dell'ambiente sociale.
Per i giovani non mi esprimo perchè non ho la testa di un giovane d'oggi, per i sessantenni mi fanno solo pena. E mi taccio.

da Bob il 13 lug 2012 13:13


silbusin ha scritto E mi taccio.

Aridaje......
Io chiederei la separazione per colpa..... :lol:
A parte questo, detto da un ultrasessantenne, FORSE è la parola "doveri" che non piace. Finchè si tratta di diritti, tutti d'accordo, ma i doveri....ah, no, quelli sono degli altri.
Che ne dite di questa interpretazione? Una volta si pensava di avere "doveri" ( e in nome di questo si subiva anche, spesso a sproposito), oggi, si pensa di avere "diritti", e in nome di questo non si concede nulla a nessuno.
Non è provocatorio, eh? E' proprio una intrepretazione su cui chiedo pareri.....
Ultima modifica di Bob il 13 lug 2012 13:18, modificato 1 volta in totale.

"Sul vino, bevo qualunque cosa mi raccontiate, sul cibo, ci mastico abbastanza"

da stefanbo il 13 lug 2012 13:16


Non posso che sottoscrivere in toto il Silbusinpensiero (sarà perchè siamo di...un'ottima stagionatura 8) :D ). NON siamo in un paese civile, quindi le coppie di fatto non hanno tutela giuridica, che invece ci vuole, troppo comodo il resto, come giustamente ha fatto notare Silbusin.
Se poi vogliamo finalmente dotarci di una legge europea ben venga l'abolizione tout-court del matrimonio, non lo difendo "a priori", ma dico solo che, al momento, è l'unica tutela giuridica che c'è e stride fortemente che la stessa tutela giuridica non sia riconosciuta a chiunque voglia "prendersi la responsabilità" di badare all'altro, gay, amici, vecchietti o quello che volete 8)

da Bob il 13 lug 2012 13:24


stefanbo ha scrittoNon posso che sottoscrivere in toto il Silbusinpensiero (sarà perchè siamo di...un'ottima stagionatura 8) :D ). NON siamo in un paese civile, quindi le coppie di fatto non hanno tutela giuridica, che invece ci vuole, troppo comodo il resto, come giustamente ha fatto notare Silbusin.
Se poi vogliamo finalmente dotarci di una legge europea ben venga l'abolizione tout-court del matrimonio, non lo difendo "a priori", ma dico solo che, al momento, è l'unica tutela giuridica che c'è e stride fortemente che la stessa tutela giuridica non sia riconosciuta a chiunque voglia "prendersi la responsabilità" di badare all'altro, gay, amici, vecchietti o quello che volete 8)

Di questo ne parlavo con alcuni amici qualche giorno fa. E ipotizzavamo l'abolizione del matrimonio inteso come contratto in teoria a tempo indeterminato, per valutare un "matrimonio" (civile, ovviamente, se parliamo di Sacramenti il discorso cade) a tempo determinatissimo, piuttosto breve. Due, tre anni, max cinque. Dopodichè il matrimonio scade e non è soggetto a rinnovo automatico, ma va nuovamente espressa la volontà di continuare, magari non esprimibile se non dopo un picoclo periodo di separazione obbligatoria. Si pensava a due, tre mesi.. Ovviamente, il tutto unito a forme di garantismo per la coppia. Bypasserebbe tutta la spinosa faccenda delle coppie di fatto.

"Sul vino, bevo qualunque cosa mi raccontiate, sul cibo, ci mastico abbastanza"

da Bob il 13 lug 2012 13:25


Adoro speculare a vanvera....... 8) 8) 8)

"Sul vino, bevo qualunque cosa mi raccontiate, sul cibo, ci mastico abbastanza"

da stefanbo il 13 lug 2012 13:31


Ma sai che non è da scartare a priori la teoria Bob? Dopo tutto è un po' (con le dovute differenze, ovvio) come il "rimatrimonio" americano, nel quale dopo xxx anni ci si ripromette tutta la pappina solita. Ovviamente quello americano è solo un "confirmatio" mentre qui si parlerebbe di un "da consumarsi entro il", ma insisto non trovo per niente l'idea peregrina.
Ovviamente da cercare/discutere cosa succede se dopo il tempo stabilito si decide di non andare avanti. Come divorzio/separazione? Boh, non so, l'idea ovviamente è nuova (e tanto rimarrà purtroppo pura teoria, almeno in Italia... :evil: )

da maxb. il 13 lug 2012 14:07


ok

e a favore del matrimonio? nessun argomento?

da manufood il 13 lug 2012 14:15


silbusin ha scrittoIn realtà il matrimonio è un "atto", non un contratto.


anche il contratto è un atto. :roll:

da silbusin il 13 lug 2012 14:28


maxb. ha scrittook
e a favore del matrimonio? nessun argomento?

scusa massimiliano: chevvordì?

Istituto che assume rilievo sia dal punto di vista religioso sia dal punto di vista giuridico. Il rapporto che così si costituisce è il rapporto coniugale, che determina l’acquisizione automatica, per la prole dello status di figli legittimi.
Nell'attuale Diritto di famiglia sono state eliminate tutte le disparità fra marito e moglie: è prevista un'assoluta parità di diritti e viene imposta una parità di doveri altrettanto assoluta. Per entrambi i coniugi i doveri del matrimonio sono quelli della fedeltà, dell'assistenza morale e materiale, della collaborazione e della coabitazione (art. 143 Cod. Civ.).
Unico residuo della 'supremazia' del marito è il potere del padre di prendere le decisioni urgenti in caso di grave pericolo per il figlio.
Il dovere di fedeltà impone ai coniugi sia di astenersi dall'avere rapporti sessuali con terzi sia di avere figli con una persona diversa dal consorte legittimo.
Per collaborazione si intende sia quella quotidiana al normale andamento familiare (cooperazione di entrambi i coniugi al lavoro in generale e a quello domestico in particolare), sia la partecipazione sul piano finanziario al mantenimento dei figli: la moglie come il marito è tenuta, in proporzione alle sue sostanze e alle sue capacità di lavoro, a contribuire ai bisogni della famiglia (contributo che può anche consistere nella prestazione di lavoro domestico, economicamente rilevante come qualsiasi altro tipo di lavoro).
L'obbligo di assistenza morale e materiale non è solo quello che prevede di prendersi cura del proprio coniuge in caso malattia o infermità, nè soltanto di contribuire al mantenimento del partner, ma si concretizza principalmente nel dovere di rispettare la personalità e le esigenze del proprio compagno.
Obbligo di coabitazione
I coniugi devono avere una residenza comune, fissata concordemente "secondo le esigenze di entrambi e quelle preminenti della famiglia".
L'abbandono ingiustificato della residenza familiare sospende il diritto all'assistenza; l'abbandono non è ingiustificato, ma 'legittimo' se ci sono comportamenti del coniuge ingiusti o circostanze oggettive tali che rendano intollerabile la coabitazione.
Mentre la residenza familiare deve essere scelta di comune accordo da marito e moglie, ciascuno dei coniugi stabilisce o conserva il 'proprio' domicilio - che è la sede principale degli affari e interessi di una persona - senza che nessuno possa interferire in questa scelta.
Oltre alla residenza, ogni altra decisione relativa alla vita familiare e ai problemi della famiglia deve essere presa dai coniugi di comune accordo, cosa che non intacca minimamente la libertà di ciascuno di fare le scelte che reputa più opportune per quel che riguarda i suoi problemi personali, religiosi, politici, etici eccetera.

Dopo questo sostanzioso copia/incolla ognuno può trovare valori e disvalori.
Per quelli della mia generazione era un'impegno assoluto anche se a quel tempo (come adesso) esisteva la componente giovinezza: la doverosa e salutare irresponsabilità che permette al mondo di andare avanti. Era una gioventù diversa, uscita dagli anni 50 in cui tutto era privazione, seguita dal boom economico e poi dagli anni di piombo. Condivisione di valori, sicuramente predisposizione ad adattarsi a stereotipi (quello che dice la gente e/o i genitori), minor informazione, rebound sociale dopo gli anni della perversione cattolica dmocristo-fanfaniana quella dello spinello e dell'amore libero. Insomma un po' disorientati lo eravamo. A quel tempo non esistevano molte alternative.
L'unico punto a favore del matrimonio oggi? Essere così incoscienti di credere in se stessi e nell'altro da sè: aver fiducia delle proprie scelte. Insomma roba da praimus... :lol: :lol:

da maxb. il 13 lug 2012 14:32


silvano la mia domanda vuol dire esattamente quello che vuol dire.
fino ad ora ho letto molte cose a sfavore del matrimonio. ora vorrei capire quali sono i pro, ammesso che qualcuno ne veda.

da inappetente il 13 lug 2012 14:43


silbusin ha scritto...Il dovere di fedeltà impone ai coniugi sia di astenersi dall'avere rapporti sessuali con terzi sia di avere figli con una persona diversa dal consorte legittimo...
...questo è il punto che mi ha sempre fatto riflettere nella giurisprudenza italica: posso io avere figli con una persona diversa dal consorte legittimo pur astenendomi da rapporti sessuali con terzi? :lol: ...

da inappetente il 13 lug 2012 14:44


maxb. ha scritto...fino ad ora ho letto molte cose a sfavore del matrimonio. ora vorrei capire quali sono i pro, ammesso che qualcuno ne veda.
...vuoi mettere essere "coerente" con i precetti della chiesa e la morale corrente? Ti pare poco?... 8)

da stefanbo il 13 lug 2012 14:49


Scusa maxb. mi pare che la risposta di Silbusin e la mia abbiano evidenziato come i vantaggi ci sono eccome (tutela giuridica in principal modo). Se poi vogliamo "superarlo" con altre forme sempre di tutela, a me va benissimo, se poi la gente, per fede, vuole sposarsi in Chiesa va benissimo, ma i vantaggi mi paiono evidentissimi.

Se poi una legislazione, che temo non vedremo mai, tutelerà, sempre dal punto di vista giuridico, le coppie, di qualsiasi specie, forse l'istituzione del matrimonio civile potrebbe venir superata (anche se poi, comunque anche nei tanti stati che la riconoscono la gente continua a sposarsi, e non solo in Chiesa, che ha ovviamente tutt'altra valenza se uno crede) ma i vantaggi attuali mi pare siano incontestabili... 8)

da manufood il 13 lug 2012 14:53


inappetente ha scritto
silbusin ha scritto...Il dovere di fedeltà impone ai coniugi sia di astenersi dall'avere rapporti sessuali con terzi sia di avere figli con una persona diversa dal consorte legittimo...
...questo è il punto che mi ha sempre fatto riflettere nella giurisprudenza italica: posso io avere figli con una persona diversa dal consorte legittimo pur astenendomi da rapporti sessuali con terzi? :lol: ...


fecondazione artificiale? :lol:

da miciagilda il 13 lug 2012 15:10


Discorso già fatto e rifatto: il vincolo del matrimonio potrebbe essere un'invenzione degli extraterrestri che io personalmente lo troverei altrettanto assurdo.

Che qualcuno scriva se devo avere domicilio qui o lì, se devo fare sesso con uno o con 10, se devo prendere le decisioni importanti di comune accordo con il mio compagno (che magari... 8) una mattina si sveglia e mi dice: perché non fai sesso con altri 10, per favore? lì cosa succede? va tutto in cortocircuito? :lol: :lol: mi si scioglie il metallo dell'anello nuziale facendo un fumo azzurrino? :lol: ), oscilla per me tra l'assurdo e il lapalissiano.
E non penso che chi ci crede sia uno stupido, semplicemente non comprendo la logica di tutto ciò; se lui è felice, che si sposi anche tutti i giorni! :P

Non mi sono mai voluta sposare: se questo per molti significa che non ho mai avuto la serietà e la coscienza di rispettare il mio partner, di essergli fedele, curarlo quando ammalato, prendere decisioni con lui, rispettarne le scelte individuali, partecipare ai lavori e alle spese che ci riguardavano entrambi, permettemi di indignarmi. Anzi, no: di ridere. 8) :lol:

Anche un orologio fermo segna l'ora giusta due volte al giorno. (H. Hesse)

da ric.bos il 13 lug 2012 15:28


maxb. ha scrittosilvano la mia domanda vuol dire esattamente quello che vuol dire.
fino ad ora ho letto molte cose a sfavore del matrimonio. ora vorrei capire quali sono i pro, ammesso che qualcuno ne veda.


Credo che la sintesi di chi è favore del matrimonio oggi sia racchiusa nel finale di quanto scritto da Silbusin

Essere così incoscienti di credere in se stessi e nell'altro da sè: aver fiducia delle proprie scelte.

Credo che la fiducia in te stesso, ma soprattutto nell'altro sia il fondamento.


E questo ti porta a rendere pubblico il tuo rapporto con la persona che diventa il tuo coniuge: generando gli effetti giuridici sintetizzati sopra.

Per questo motivo non condivido il pensiero di chi equipara la convivenza al matrimonio e non ne accetta il diverso trattamento giuridico riservato.
Se convivi dichiari il tuo amore, rispetto, ecc. al tuo compagno/a, ma resta un fatto privato; se ti sposi rendi pubblico questo fatto.
Può essere vero che all'interno della coppia non vi sia differenza tra il convivere e lo sposarsi: ciò che cambia è la dimensione pubblica della scelta.

Sono fattispecie diverse, le conseguenza giuriche devono essere diverse.

Pur cattolico, sono convinto che si debba trovare una forte tutela alle coppie gay, con un negozio che, anche non chiamandosi matrimonio, ne produca i medesimi effetti giuridici.
Ma sono altrattanto convinto che le coppie etero se desiderano ottenere gli effetti di un matrimonio, lo possono fare anche oggi, sposandosi, senza aspettare interventi legislativi.

da maxbor il 13 lug 2012 15:55


Motivo scatenante dei matrimoni che falliscono è l'intolleranza.

Quando ci si sposa la cosa principale che si deve mettere in conto è che vivere con una persona significa accettarne pregi e difetti (che si dovrebbero debitamente conoscere o intuire prima del "grande passo") di cui tutti siamo composti.

La maggiore illusione delle donne è riuscire a cambiare il loro uomo ma prima o poi si accorgono che questa è un'utopia e ritengono che cambiando partner, spesso gettandosi tra le braccia dei primi o secondi occhi dolci che le intercettano, possano trovare la felicità con il risultato, quasi sempre, di finire dalla padella nella brace.

Gli uomini si illudono che le loro donne siano sempre pazienti, dolci, servizievoli e magari anche pronte a perdonare qualche scappatella e quando si accorgono che così non è risolvono il problema lasciando il tetto coniugale spesso per un'altra donna con gli stessi, o maggiori, difetti ma quasi sempre con un po' di anni in meno della moglie.

Questo avviene, per statistica, intorno agli anni 45 (uomini) e 42 (donne) che - pertanto - si devono ritenere le età più critiche.

I miei genitori e le persone della loro epoca credo che non si facessero tutti questi problemi che la vita moderna ha senz'altro amplificato ma che soprattutto fossero stati educati ad una maggiore tolleranza.
Infatti fino alla gioventù non ho conosciuto una coppia sposata della mia stretta cerchia di parentela e conoscenza che abbia divorziato.

Poi ci sono altri casi. Io ad esempio, una decina di anni fa, mi sono ritrovato a verificare (semplificando la situazione) che tra me e i suoi la mia ex moglie anteponeva i suoi, ed è stata una cosa tanto inaccettabile da portare alla rottura di un matrimonio che, agli occhi di tutti, sembrava perfetto.

Per le statistiche italiane le rotture avvengono nel 30% dei matrimoni che si chiudono con la separazione e poi il divorzio.

Il restante 70% di coppie restano unite "finchè morte non le separi" qualcuna per pigrizia, altre per convenienza ma molte anche perchè sono oggettivamente composte da persone che hanno trovato una simbiosi ma che sono anche supportate dalla indispensabile dose di tolleranza.

Detto questo ritengo il matrimonio un male ineludibile.

Da qualche anno vivo felicemente una relazione che si salda (finora) su amore, simbiosi e tolleranza. La regolarizzazione giuridica non aggiungerebbe proprio nulla al rapporto.
Tuttavia ogni tanto ci capita di considerare come, ove accadesse qualcosa, per la legge risulteremmo dei perfetti estranei.

E' UN GRAVE VUOTO LEGISLATIVO CHE TANTI GOVERNI FILO VATICANISTI HANNO ACCURATAMENTE EVITATO DI COLMARE.

:evil:
Ultima modifica di maxbor il 13 lug 2012 16:06, modificato 4 volte in totale.

da miciagilda il 13 lug 2012 15:58


maxbor ha scrittoMotivo scatenante dei matrimoni che falliscono è l'intolleranza.

Quando ci si sposa la cosa principale che si deve mettere in conto è che vivere con una persona significa accettarne pregi e difetti (che si dovrebbero debitamente conoscere o intuire prima del "grande passo") di cui tutti siamo composti.

La maggiore illusione delle donne è riuscire a cambiare il loro uomo ma prima o poi si accorgono che questa è un'utopia ...


Io ho letto fin qui, poi ho smesso... 8) :lol:

Anche un orologio fermo segna l'ora giusta due volte al giorno. (H. Hesse)

da maxbor il 13 lug 2012 16:08


miciagilda ha scritto
Io ho letto fin qui, poi ho smesso... 8) :lol:


Non ci credo. :lol:

E' una generalizzazione (potrei dettagliatamente dissertare solo di me stesso) ma non credo di aver detto cose irreali. :twisted:

Ci mancherebbe che non ci siano "nuove" coppie molto più felici rispetto alle loro precedenti relazioni (infatti mi inserisco in questa categoria. 8) ) ma, è una mia statistica personale, non credo che siano la maggioranza.
Ultima modifica di maxbor il 13 lug 2012 16:20, modificato 3 volte in totale.

da maxb. il 13 lug 2012 16:11


maxbor ha scrittoMotivo scatenante dei matrimoni che falliscono è l'intolleranza.

I miei genitori e le persone della loro epoca credo che non si facessero tutti questi problemi che la vita moderna ha senz'altro amplificato ma che soprattutto fossero stati educati ad una maggiore tolleranza.

Il restante 70% di coppie restano unite "finchè morte non le separi" qualcuna per pigrizia, altre per convenienza ma molte anche perchè sono oggettivamente composte da persone che hanno trovato una simbiosi ma che sono anche supportate dalla indispensabile dose di tolleranza.



Ecco, a mio parere, la risposta alla domanda iniziale.

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