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Due parole in più sugli ogm

da Fante il 10 mar 2010 10:16


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Buon appetito con gli Ogm
Il mondo sovraffollato non può farne ameno: ecco le sei ragioni

L’uomo è un animale abitudinario, che trova rassicurante ripercorrere ossessivamente strade già note. E spesso si tratta di un comportamento saggio. Questa è forse una delle spiegazioni della diffidenza che tanti provano verso le piante geneticamente migliorate.

Le piante derivate da Ogm sono consumate ormai da miliardi di persone e coltivate su una superficie 10 volte più estesa di tutte le coltivazioni dell'Italia senza che ci sia mai stata una sola persona ospedalizzata per il loro consumo. Ma, a 16 anni dall'arrivo del primo Ogm in commercio, alcuni temono che si tratti di una tecnologia giovane, di cui è difficile prevedere gli effetti a lungo termine, evocando paure che nei giorni scorsi sono riemerse dopo il «sì» europeo alla patata Amflora (che, comunque, non sarà destinata all’uomo). Se paragoniamo, però, i primi 16 anni di vita degli Ogm con i primi 16 anni di vita di altre innovazioni come l'aeronautica, la conquista dello spazio, l'uso di isotopi radioattivi, il treno o le vaccinazioni, si può affermare che, pur mantenendo un elevato livello di sorveglianza, il bilancio è incoraggiante.

Gli Ogm, quindi, possono migliorare alcune pratiche agricole necessarie per la nutrizione di una popolazione 6 volte più numerosa di quella di 200 anni fa.

1. Gli Ogm del tipo Bt evitano l'uso di pesticidi per combattere alcuni parassiti, utilizzando una tossina derivata dal batterio Bacillus turingensis (da cui la sigla Bt), che funziona solo nelle vie digerenti degli insetti dove trova un pH basico, mentre nei vertebrati è fortemente acido. Il mais Bt è meno aggredito da pericolosi funghi che lo inquinano con fumonisine, tossine che provocano tumori all'esofago e malformazioni come la spina bifida.

2. Gli Ogm resistenti ad erbicidi consentono una pratica agricola detta della «semina su sodo» o «no-till». Non si devono arare i campi per seminare, ma il terreno viene inciso, seminato ed irrorato con erbicida. Oltre a ridurre il dilavamento dei suoli ed il dissesto idrogeologico, questa pratica ha il merito di ridurre la liberazione di anidride carbonica sequestrata nei suoli. Si calcola che nel 2008 sulla frazione di terreni coltivati con piante da Ogm, resistenti ad erbicidi che hanno adottato la pratica del «no-till», siano state risparmiate tante tonnellate di anidride carbonica immesse in atmosfera quante quelle prodotte da 6,3 milioni di auto che percorrono ognuna 15 mila km.

3. La papaya Ogm resistente a virus è un esempio virtuoso di una coltivazione salvata tramite modificazione genetica. Le virosi attaccano molte coltivazioni, ma solo in pochi casi, per coltivazioni di particolare rilevanza, sarà possibile utilizzare la via dell'Ogm per tutelarle. Nella maggioranza dei casi le coltivazioni andranno perse, perché i costi per le analisi di sicurezza alimentare a cui sono costretti gli Ogm sono così elevati da essere incompatibili per tutto quello che non sia una derrata alimentare, in pratica agricoltura industriale e non artigianale.

4. Grano, mais e riso sono stati ingegnerizzati per resistere alla carenza idrica o all'alto contenuto di sale nei suoli causato dalle irrigazioni. Sono piante che «sudano» meno o le cui radici esplorano meglio il suolo o che hanno ormoni capaci di proteggerle meglio. Questi Ogm ci permetteranno di affrontare i futuri cambiamenti climatici repentini. Se gli scenari più pessimisti sull'aumento delle temperature mondiali fossero corretti, le piante coltivate non avrebbero il tempo di adattarsi ai nuovi climi in terreni diversi da quelli abituali, provocando un crollo della produzione agricola mondiale.

5. Le elevate produzioni agricole odierne sono rese possibili dall'uso di fertilizzanti di sintesi, soprattutto azotati. Oggi tra il 2 ed 5% di tutti gli idrocarburi usati al mondo viene speso per la sintesi di fertilizzanti azotati, con conseguente emissione di gas serra derivanti dall'azoto ancora più rifrangenti dell'anidride carbonica. L'agricoltura biologica, non potendo usare fertilizzanti di sintesi, si è affidata a letami o all'uso di farine animali.
I letami sono spesso inquinati da batteri che portano resistenze multiple ad antibiotici con elevata capacità di trasferire tali resistenze. Le farine animali, pur autorizzate dai disciplinari europei per la produzione biologica, non hanno ancora subito uno scrutinio che rassicuri il consumatore, ancora turbato dal loro uso improvvido durante la vicenda mucca pazza. L'uso di Ogm che aumentino la sintesi e l'assorbimento di azoto (e forse di fosfati) dai suoli è una prospettiva che andrebbe sfruttata anche dall'agricoltura biologica.
6. Piante Ogm con aumentato apporto di vitamine, acidi Omega-3 o antiossidanti verranno presto commercializzate, rispondendo così ad esigenze sempre più sentite dai consumatori.



Roberto Defez
Biotecnologo
PRIMO RICERCATORE ALL’ISTITUTO DI GENETICA E BIOFISICA «ADRIANO BUZZATI TRAVERSO» DEL CNR DI NAPOLI

da Yoda il 10 mar 2010 11:07


Sono convinto che alla lunga sara’ necessario accettare coltivazioni OGM.
Sarebbe stupido far finta di non accorgersi quanto sia basilare che chi abita regioni meno fortunate della nostra, abbia la possibilita’ di coltivare materie prime in condizioni pedoclimatiche quasi avverse. Ovviamente, e’ altrettanto vero che la salvaguardia della tipicita’ e’ qualcosa a cui tutti noi dovremmo puntare, ma inevitabilmente, le priorita’ sono da ricercare nella assoluta necessita’ che tutti abbiano da mangiare.
L’aspetto negativo , come al solito, deriva dal fatto che chi materialmente detiene le sementi OGM molto probabilmente curera’ mooolto piu’ l’aspetto economico ( e quindi il relativo ritorno) di quello umanitario e questo, naturalmente, potrebbe lasciare ancora una volta chi ha piu’ bisogno, nella condizione di ostaggio delle grandi aziende .
A chi non piacerebbe , quando mangia un uovo, usarne uno ( visto che fa tanto moda) di Parisi?
Certo pero’, che se dovessimo considerare lo spazio che le galline di Parisi occupano per fare le loro preziose uova, considerando di consumarne uno al giorno per ogni abitante della Terra, dovremmo trasferirci tutti su qualche altro pianeta per lasciare spazio ai pennuti.
Spero che il buonsenso prevalga sempre sugli interessi…
Ma so gia’ che non andra’ cosi’

"Provare?...Fare!! O non fare. Non c'è provare!" Yoda...il Maestro

"guida poco...che devi bere..."
My flickr: http://www.flickr.com/photos/46442172@N02/

Re: Due parole in più sugli ogm

da nebbiolo75 il 10 mar 2010 13:55


Fante ha scrittolink

Buon appetito con gli Ogm
Il mondo sovraffollato non può farne ameno: ecco le sei ragioni

.....Ma, a 16 anni dall'arrivo del primo Ogm in commercio, alcuni temono che si tratti di una tecnologia giovane, di cui è difficile prevedere gli effetti a lungo termine, evocando paure che nei giorni scorsi sono riemerse dopo il «sì» europeo alla patata Amflora (che, comunque, non sarà destinata all’uomo). Se paragoniamo, però, i primi 16 anni di vita degli Ogm con i primi 16 anni di vita di altre innovazioni come l'aeronautica, la conquista dello spazio, l'uso di isotopi radioattivi, il treno o le vaccinazioni, si può affermare che, pur mantenendo un elevato livello di sorveglianza, il bilancio è incoraggiante.
.....


:-) La conquista dello spazio: non mi pare che a distanza di 40 anni si stia andando così spesso sulla luna, a quest'ora ci dovevano essere alberghi e villaggi turistici

:-)Il treno: oddio, un esempio migliore no?

Tornando seri, l'OGM va valutato bene, concordo con Yoda e le sue osservazioni, a parte le uova dove in un altro topic ho detto che se utilizzassimo tutte le aziende costruite in Italia nelle pseudo zone industriali con tanto di cartello AFFITTASI che è ammuffito, sai quante galline ci metteresti dentro a razzolare? :-)

E' difficile dar da mangiare alla gente che non ha fame

da Paulyste il 10 mar 2010 15:41


Grazie Fante: bella idea quella di postare questo testo sugli OGM, su cui concordo pienamente.
Quanto alla varietà biologica... ok, è un bene che va salvaguardato. Ma bisogna anche sapere che in tutta Italia non esiste UNA varietà di mais coltivata che non sia un ibrido.

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