da maxbor il 29 apr 2010 12:15
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VALDISMO
I Valdesi nascono nel Medioevo (XII secolo) come movimento di poveri di poco anteriore a Francesco d'Assisi. Tradizionalmente si fa risalire la fondazione del movimento a Valdo di Lione (o Pietro Valdo o Valdesio, dalla latinizzazione Valdesius). In realtà esistono tracce e documenti antecedenti. Oggi, esiste una via a Lione che porta il suo nome, nel 5ème arrondissement (rue Pierre-Valdo).
Valdo, si dice in seguito all'ascolto da un menestrello della vita di sant'Alessio, decise di approfondire lo studio della Bibbia: egli però non conosceva il latino, così si fece tradurre i Vangeli e altri scritti biblici in francese. Fu colpito in particolar modo dalle parole rivolte da Gesù al giovane ricco: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (Matteo XIX, 21). Decise allora, nel 1173, di abbandonare la moglie, far accogliere le figlie nel monastero di Fontevrault e offrire tutta la sua ricchezza ai poveri. In seguito si circondò di un gruppo di seguaci con i quali, fatto voto di castità e vestiti solo di stracci, andava in giro a predicare la Parola di Dio; ben presto il gruppo fu identificato con l'espressione "Poveri di Lione". La loro predicazione si svolse all'interno dell'ortodossia romana, rivolgendosi principalmente contro il dualismo cataro.
La loro buona fede è testimoniata dalla loro ricerca di approvazione ecclesiastica nel 1179, in occasione del terzo concilio Laterano: essi si recarono a Roma incontrandosi anche con il pontefice Alessandro III, il quale dimostrò apprezzamento per il loro proposito di vivere in maniera povera e conforme al dettato evangelico, ma non fu disposto a riconoscere la loro richiesta di essere predicatori della Parola.
In quel periodo l'annuncio del Vangelo infatti era riservato solo ai chierici e agli ecclesiastici, ai laici non era permesso predicare ed era persino sconsigliato l'accostamento personale alle Scritture.
Valdo tuttavia, insieme ai suoi seguaci, continuò a diffondere la Parola di Dio nonostante il divieto papale; egli allora, nel 1180, fu convocato in un sinodo a Lione dal cardinale Enrico di Marcy, vescovo di Albano, in cui Valdo e i suoi seguaci dichiararono la loro completa ortodossia, anzi denunciando gli errori dei catari. Il problema della predicazione rimaneva però aperto, per giunta aggravato dalla presenza di donne, ponendo difficoltà quasi insormontabili alla tradizione e alla cultura chiericale. Accettare una tale novità avrebbe significato dare il via ad un processo di trasformazione dagli esiti imprevedibili. Tutto questo era stato ben compreso da Walter Map, rappresentante di re Enrico II Plantageneto al concilio lateranense del 1179, che a proposito dei valdesi aveva scritto:
« Costoro mai hanno dimore stabili, se ne vanno due a due a piedi nudi, vestiti di lana, nulla possedendo, ma mettendo tutto in comune come gli apostoli, seguendo nudi il Cristo nudo. Iniziano ora in modo umilissimo, perché stentano a muovere il piede; ma qualora li ammettessimo, ne saremmo cacciati »
Nel 1184 a Verona, con la bolla Ad Abolendam, papa Lucio III scomunicò una serie di movimenti ereticali anche molto diversi tra loro, tra cui i poveri di Lione, i valdesi. La motivazione per tale scomunica rimase la "presunzione" dei valdesi a voler predicare in pubblico. Nonostante la condanna papale, comunque, il movimento valdese continuò la sua espansione verso il Mezzogiorno di Francia e il Settentrione d'Italia, giungendo anche in alcune regioni della Germania, in Svizzera, e persino in Austria, Spagna, Ungheria, Polonia e Boemia.
Le comunità valdesi erano organizzate su due livelli: vi erano i "perfetti" che seguivano i tre voti monastici di povertà, castità, e obbedienza ed erano predicatori itineranti (i cosiddetti "barba"), e i semplici fedeli, che erano detti "amici" o "noti". La comunità aveva tre gradi gerarchici: diaconi, presbiteri e vescovi e preparava i futuri predicatori in apposite scuole, gli "ospizi". Osservavano la liturgia delle Ore e i digiuni, celebravano la Cena del Signore (nella Linguadoca con pane, vino e pesce) e la sera del Giovedì Santo praticavano la lavanda dei piedi. Studiavano a memoria interi Vangeli e altre parti della Bibbia che Valdo aveva fatto tradurre nelle varie lingue popolari.
Dopo la scomunica, però, il movimento valdese perse la sua compattezza originaria e iniziò a sfaldarsi in gruppi locali differenziati tra di loro. La prima grande spaccatura avvenne nel 1205 circa, quando una parte consistente di valdesi di Lombardia dette vita ad un gruppo autonomo detto appunto Poveri Lombardi (pauperes Lombardi). Entrando in Lombardia i predicatori e le predicatrici valdesi poveri (fratres et sorores) miravano, come altrove, a costituire gruppi di amici o credentes che vivessero nel mondo, lavorassero e li sostenessero con le loro elemosine. Vennero però qui a trovarsi in una situazione politica e sociale radicalmente diversa da quella d'oltralpe. Trovarono infatti una miriade di Comuni in lotta perenne per la loro piena indipendenza dall'Impero e dal papato e, all'interno, lacerati dalle lotte tra partito guelfo e partito ghibellino.
I valdesi comunque non ebbero problemi a inserirsi nelle strutture comunali, riuscendo anche a farsi eleggere alle cariche più importanti, ma la maggior parte di loro restò ai margini della vita politica a causa del loro severo divieto del giuramento, dell'insistenza sulla povertà assoluta e per una certa sfiducia verso le autorità umane. Il partito ghibellino sembrava spesso appoggiare questi movimenti ereticali, non però per un reale interesse per le questioni religiose, ma per sfruttare ai suoi fini l'anticlericalismo della loro predicazione. E così ad alcuni podestà che difendevano e appoggiavano gli eretici seguirono spesso altri che li condannavano e li bruciavano sul rogo.
Ma in Lombardia i valdesi vennero ben presto a contatto e furono influenzati da altri movimenti popolari di carattere sociale e religioso, da tempo presenti in loco o di nuova istituzione, come i Patarini, gli Arnaldisti e gli Umiliati. I valdesi lombardi ne furono influenzati al punto da adottare dei provvedimenti che provocarono la reazione di Valdo fino alla scissione che ebbe luogo nel 1205, essenzialmente a causa di tre motivi:
I predicatori in Lombardia entrarono a far parte di comunità di lavoratori e ne crearono delle proprie. Secondo Valdo i predicatori non dovevano lavorare ma vivere in povertà delle offerte degli amici per non essere corrotti dall'amore per le ricchezze.
I lombardi si scelsero un capo a vita nella persona di Giovanni da Ronco detto il Buono, un piacentino. Valdo obiettava che l'unico preposto del loro movimento doveva rimanere Gesù Cristo.
I lombardi elessero dei ministri ai quali affidarono compiti sacerdotali come la consacrazione dell'eucaristia. Valdo temeva che questo fosse il primo passo per costituirsi come contro-chiesa. Egli infatti aveva voluto creare una fraternità religiosa di predicatori che dovevano supplire alle carenze del clero nella predicazione e nella cura d'anime ma non sostituirsi ad esso. Valdo voleva rimanere nella Chiesa romana e lavorarvi, anche se scomunicato.
Da questa prima divisione nacque una crisi del movimento che ebbe importanti evoluzioni nel giro di pochi anni. Tra il 1205 e il 1207 morì Valdo senza essere riuscito a ricomporre lo scisma interno al suo movimento e la frattura con Roma. Da allora molti gruppi iniziarono ad allontanarsi dall'ortodossia cattolica, rifiutando le gerarchie ecclesiastiche, giudicate peccatrici e malvagie, e in qualche caso respingendo l'idea della presenza reale di Cristo nell'Eucarestia.
A causa di queste deviazioni il principale interprete del valdismo originario, Durando d'Osca, insieme ad un gruppo di discepoli, tentò di mettere fine al dissidio con le gerarchie ecclesiastiche facendo riconoscere dalla Chiesa romana i punti essenziali della primitiva ispirazione di Valdo. La speranza però si rivelò illusoria: il papa, nel 1208, approvò il loro proposito di vita religiosa ma non colse i motivi centrali della loro ispirazione e il nuovo ordine, con il nome di Poveri Cattolici (pauperes catholici), fu orientato in funzione antiereticale.
Una sorte leggermente migliore toccò a Bernardo Primo e ai suoi seguaci, riconosciuti nel 1210 dalla Chiesa con il nome di Poveri Riconciliati, che riuscirono a inserire nel loro proposito il supremo magistero di Cristo e il mandato apostolico di predicare per la salvezza del popolo di Dio.
Entrambi i gruppi, comunque, non riuscirono nel loro intento di rifondare dall'interno la Chiesa né a sottrarre dall'eresia gli altri movimenti valdesi. Inoltre le gerarchie ecclesiastiche li guardavano con sospetto e furono spesso accusati di aver accettato l'ortodossia romana solo formalmente; nel giro di pochi anni, perciò, i Poveri Cattolici e i Poveri Riconciliati si esaurirono o furono costretti a fondersi con altri ordini religiosi.
I restanti membri del movimento valdese si erano organizzati in due gruppi, quello ultramontano e quello italico. Nel 1218 la Società dei Fratelli Ultramontani (societas fratrum Ultramontanorum) e la Società dei Fratelli Italici (societas fratrum Italicorum) si incontrarono a Bergamo con l'intento di trovare una nuova unità, ma non riuscirono a ricomporre le loro fratture.
L'incapacità di trovare un accordo derivò probabilmente dalle diverse concezioni dei due schieramenti sulla natura del movimento. Per gli Ultramontani si trattava ancora di una libera fraternità di predicatori e predicatrici, poveri e itineranti, che si dedicavano alla missione e alla cura d'anime all'interno della Chiesa romana, di cui riconoscevano la validità dei sacramenti nonostante la scomunica e la persecuzione; gli italici, invece, erano ormai sulla via di un distacco totale dalla Chiesa romana di cui contestavano la legittimità a causa della sua immoralità, procedendo infatti ben presto ad organizzarsi come chiesa alternativa.
La separazione tra le due tendenze del Valdismo continuerà ancora per gran parte del Duecento, soprattutto in Italia, ma finirà per perdere progressivamente di significato e, alla fine del secolo XIII, si noterà una convergenza delle due posizioni.
Gli Ultramontani dovranno rendersi ben presto conto che non era più possibile trovare sacerdoti cattolici disposti ad ammetterli alla celebrazione dei sacramenti e dovettero organizzarsi anch'essi in proprio.
I valdesi furono duramente perseguitati anche nei secoli successivi ma, a differenza dei catari, l'Inquisizione non riuscirà mai a spegnere il focolaio valdese nonostante la durissima repressione. Vivendo nella clandestinità, e spesso riuscendo a nascondersi in zone eccentriche, il movimento valdese riuscirà ad arrivare al XVI secolo e ad aderire alla Riforma protestante franco-elvetica nel 1532-1560.
Nel Trattato sulla tolleranza Voltaire descrive una persecuzione di cui i valdesi furono vittime nell'aprile del 1545:
« Poco tempo prima della morte di Francesco I alcuni membri del Parlamento di Provenza, sobillati da alcuni ecclesiastici contro gli abitanti di Mérindol e di Cabrières, chiesero al re dei soldati per appoggiare l'esecuzione di diciannove persone di questi paesi, da loro condannate: invece ne fecero sgozzare 6000, senza risparmiare né donne, né vecchi, né bambini; ridussero in cenere trenta villaggi. Queste popolazioni, fino allora sconosciute, avevano il torto, senza dubbio, di essere valdesi: era questa la loro unica malvagità. Da trecento anni vivevano in deserti e montagne che avevano reso fertili con un lavoro incredibile. La loro vita pastorale e tranquilla ricordava l'innocenza attribuita alle prime età del mondo. Le città vicine non erano conosciute da loro che per i prodotti che vi andavano a vendere; ignoravano i processi e la guerra. Non si difesero: furono sgozzati come degli animali in fuga, che si spingono in un recinto e si uccidono.[1] »
Nel 1561 venne firmata la Pace di Cavour, primo esempio di libertà religiosa nell'Europa moderna.
Laicità dello stato, temi etici e progressismo sociale [modifica]
I valdesi si sono sempre impegnati per favorire la piena laicità dello stato.
Per quanto riguarda i "temi etici", i valdesi hanno sempre favorito il dibattito su temi quali omosessualità, aborto, testamento biologico ed eutanasia.
La tavola valdese, ossia il gruppo valdese sui problemi etici, si è espresso in maniera possibilista sia sull'aborto che sull'eutanasia ed il testamento biologico.
Valdismo e omosessualità [modifica]
I valdesi sono molto aperti sul tema dell'omosessualità.
La stragrande maggioranza si è dimostrata favorevole alle benedizione delle coppie omosessuali, e taluni anche ai matrimoni gay.
Il dibattito sul tema dell'omosessualità avviene anche tramite la REFO (Rete Evangelica Fede e Omosessualità).
Nonostante ciò, considera il popolo credente guidato dallo Spirito Santo, ed è quindi molto riservata quanto a direttive specifiche che le autorità della Chiesa possano dare nel campo dell'etica sessuale come in quello politico-sociale.
Diffusione attuale [modifica]
Italia [modifica]
La chiesa valdese di Milano.
Chiesa valdese di Napoli
Chiesa valdese di Roma, in Piazza Cavour Per approfondire, vedi la voce Chiesa Evangelica Valdese.
Dopo molti secoli di dure persecuzioni, i valdesi hanno acquistato la libertà legale nel 1848, sotto Carlo Alberto. Da allora la Chiesa Valdese si è sviluppata e diffusa attraverso la penisola italiana. Durante l'occupazione nazista dell'Italia settentrionale nella seconda guerra mondiale, i valdesi italiani erano attivi nel portare la salvezza agli ebrei che sarebbero stati minacciati dallo sterminio imminente, nascondendo molti di loro nella stessa Val Pellice, territorio in cui gli antenati valdesi trovarono rifugio.[2]
Oggi i valdesi sono diffusi soprattutto in Piemonte, dove contano 41 Chiese (120 in tutta Italia) di cui 18 nelle cosiddette Valli valdesi, ed hanno il loro centro a Torre Pellice, in provincia di Torino. La città di Torino ha quattro Chiese valdesi. Ogni anno nell'ultima settimana di agosto, i deputati delle chiese locali ed i pastori si riuniscono a Torre Pellice, per dare luogo al Sinodo Valdese, massimo momento assembleare e decisionale nella vita delle chiese.
Da ricordare l'isola linguistico-religiosa di Guardia Piemontese in Calabria (CS), dove la popolazione, pur non professando ormai la fede riformata valdese a seguito della strage del 1561 ad opera dell'inquisizione romana, parla ancora un dialetto provenzale. Sulla piazza centrale, chiamata Piazza della strage, la Porta del sangue ne testimonia la triste vicenda storica. Presente ed attiva è invece la comunità valdese di Dipignano, sempre in provincia di Cosenza, concentrata in un antico nucleo abitativo chiamato Doviziosi, dove da pochi anni ha anche acquistato dalla Curia la Chiesa intitolata a sant'Ippolito, restaurandola e adibendola a proprio luogo di culto.
Negli ultimi decenni si è sviluppato, nonostante le diffidenze dovute alle vicende storiche, un certo dialogo ecumenico con la Chiesa cattolica, il cui risultato più concreto è stata l'intesa sui matrimoni misti negli anni novanta, mentre permangono ancora alcune distanze dal mondo cattolico riguardo alle questioni etiche e morali, ad esempio a riguardo del riconoscimento da parte del Sinodo Valdese della legittimità dell'eutanasia.
Sempre forte è stato l'impegno politico dei Valdesi, i quali hanno partecipato attivamente al Risorgimento e alla Resistenza. Da sempre esponenti della chiesa, tra i quali spesso anche pastori (come Tullio Vinay, Lino De Benetti e Domenico Maselli negli ultimi anni), sono stati eletti al Parlamento Italiano. Attualmente sono membri della Chiesa Evangelica Valdese un ex-ministro (Paolo Ferrero), un senatore (Lucio Malan), un sindaco di città capoluogo di provincia (Rosario Olivo) e qualche consigliere regionale. L'imprenditore Riccardo Illy, ex sindaco di Trieste ed ex presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, proviene da una famiglia valdese.
In ambito artistico, fu valdese il pittore ed intellettuale Filippo Scroppo. È di famiglia valdese il regista teatrale Marco Sciaccaluga.
Sudamerica [modifica]
I primi insediamenti di valdesi italiani, sono arrivati in Sudamerica nel 1856 ed oggi la Chiesa Valdese del Río de La Plata (Iglesia Valdense de Rio de La Plata) ha 40 congregazioni e 15.000 membri divisi fra l'Uruguay e l'Argentina. Tali comunità sono parte della Chiesa Evangelica Valdese con sede a Torre Pellice.
Stati Uniti d'America [modifica]
Nell'epoca coloniale anche gruppi di valdesi italiani e francesi migrarono negli Stati Uniti; ad esempio William Paca, uno dei firmatari della Dichiarazione d'Indipendenza era un discendente degli immigrati valdesi. Ancora verso la fine dell'Ottocento, tra gli emigranti italiani, vi erano alcuni valdesi. Di conseguenza nel corso dei secoli furono fondate comunità valdesi negli U.S.A., di cui la più grande è una cittadina nelle Contea di Burke in Carolina del Nord, denominata Valdese; qui la popolazione, secondo il censimento del 2000, ammontava a 4.485 abitanti, e la congregazione usa il nome di Chiesa Presbiteriana Valdese. Chiesa e comunità vennero fondate nel 1893, anno in cui giunse un piccolo gruppo di valdesi dalle Alpi Cozie che ha fondato la cittadina di Valdese, ed oggi la Chiesa Valdese è la più antica Chiesa Evangelica ancora in attività. Il 9 luglio 1895, la Chiesa Presbiteriana Valdese di Valdese si è associata alla Chiesa Presbiteriana degli Stati Uniti, ed è ora membro del Presbiterio del West-North Carolina.
Negli anni venti tutte le chiese e le missioni valdesi statunitensi si sono fuse nella Chiesa Presbiteriana e ciò è dovuto all'assimilazione culturale delle seconde e terze generazioni. Esiste però un gruppo denominato Vecchia Chiesa Valdese degli Anabattisti, che reclama di provenire dall'organizzazione italiana, ma dopo essere giunto in America si è dichiarato indipendente dalle organizzazioni della Chiesa valdese ufficiale; un tempo fu una confessione di dimensioni considerevoli, ma oggi si è ridotta ad un piccolo gruppo religioso presente solo nel Michigan e nell'Ohio (Arnold, Dr.M.M., storia delle chiese nel Michigan e la valle dell'Ohio, pp 10, saggio, pubblicazioni Arno, 2002). Tra le Chiese valdesi più conosciute in America c'è anche un gruppo consistente a New York.
Germania e Svizzera [modifica]
Nel 1698 circa 3.000 valdesi sono giunti nella Renania meridionale. La maggior parte di loro sono poi ritornati alle loro valli del Piemonte, ma coloro che sono rimasti in Germania, sono stati assorbiti dalle altre chiese di tradizione riformata-calvinista e 10 congregazioni esistono oggi come componente della Evangelische Kirche von Deutschland.
Anche in Svizzera sono presenti 7 Chiese valdesi: due a Zurigo, le altre a Basilea, Ginevra, Losanna, Sciaffusa, San Gallo.