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il terrore dei ristoranti: il marchio "TURISTICO"

da mare9 il 11 ott 2010 17:07


ciao a tutti, mi sono chiesto spesso da ignorante in materia il vero significato dell'appellativo "TURISTICO" riferito il più delle volte in modo dispregiativo a ristoranti, trattorie e simili.
a parte gli evidenti casi di questa grave malattia (vedi alcuni ristoranti per esempio in p.za del duomo a milano con tanto di bandierine e menù in 13 lingue...) cosa deve o NON deve avere un locale per essere marchiato a fuoco come "turistico" ? io personalmente non riesco a definire in modo chiaro e netto questa linea di confine, per esempio il Latini a Firenze.... alcuni lo considerano quasi un pezzo di storia della città e tappa obbligata per chiunque passi da quelle parti, altri al contrario lo declassano nella temuta categoria dei locali turistici.... e quindi come la mettiamo ?
grazie mille per l'attenzione e mi scuso se l'argomento non verrà considerato interessante, un saluto a tutti, turisti e non !

da nebbiolo75 il 11 ott 2010 17:17


Precisiamo una cosa: molti il marchio 'turistico' se lo fanno da sé, mica glielo ordina il dottore :-) già lo scrivono fuori nel loro menù.

Il caso Latini, secondo me è il classico posto ad uso e consumo dei turisti in quanto folkloristico, si avvicina molto allo stereotipo fiorentino stile film Amici Miei(ora arriva Montefollonico e mi frusta a sangue!!! :-D). Però chi ama mangiare secondo me frequenta altri posti, si informa sui menù ecc...

Io credo che dipenda molto dal ristoratore capire chi vuole sfamare, se i turisti di passaggio o quelli gourmet. Se poi gli riesce prendere entrambi i piccioni...beh...bravo lui.

E' difficile dar da mangiare alla gente che non ha fame

da butter_fly il 11 ott 2010 17:22


per me un ristorante è "turistico" quando si rivolge ad una clientela impreparata sulla cucina nazionale e/o incapace di (o svogliata nello) scegliere di mangiare dei piatti cucinati con passione e fantasia, materie prime fresche, rispetto delle stagionalità, personalizzazioni e carattere. il ristorante di conseguenza propone:
- liste chilometriche di piatti a disposizione, dalle pizze ai 20 antipasti ai 20 primi ai 20 secondi ecc
- pietanze di evidente banalità
- menu identico a se stesso 365 giorni l'anno
in tutto ciò la location è il più delle volte vicina a siti di interesse turistico e di forte passaggio delle masse, che poi spesso non hanno neanche la possibilità di scegliere dove mangiare perché magari sono in gruppo, non possono allontanarsi, hanno tempi risicati ecc..., per cui gioco forza cadono dentro questi locali che se fossero concepiti anche solo con 1/3 dei piatti in carta a prezzi decenti farebbero anche un buon servizio


da primus il 11 ott 2010 18:55


mah..io credo che il termine "ristorante turistico" non esista, altrimenti qualunque esercizio in località prettamente turistiche potrebbe considerarsi tale.

esistono ristoranti in zone strategiche che propongono un "menu turistico", che DOVREBBE essere un menu semplice del territorio a prezzi convenienti. Senza nulla pretender di più da parte del cliente.

"Ogni stecca ripetuta due volte è l'inizio di un arrangiamento" (Frank Zappa).

da Fante il 11 ott 2010 19:24


Condivido l'opinione che con turistico si intenda generalmente un trappolone "mirato" per turisti, con scarsa qualità ma molto pittoresco

Ne esistono appunto in tutti i luoghi turistici e tendenzialmente sono da evitare come la peste

A Milano mi vengono in mente i bar in Galleria dove servono la pizza surgelata a un prezzo "sconveniente" e sono frequentati SOLO da turisti

che poi io mi domando, ma te, che sei turista, non ti accorgi che non c'è un italiano a pagarlo oro che mangia lì...ma non ti viene il sospetto....

da donAttilio il 11 ott 2010 20:05


Citando anche località rivierasche della romagna, a me famigliari, ben si identificano diversi esercizi che (come si dice dalle nostre parti "FANNO DELLA LEGNA", cioè, poca qualità e a volte tanta quantità.

Anche questi si potrebbero etichettare "TURISTICI" . . . ma non solo per gli stranieri, ma bensì anche per miriadi di "nostrani" con il vezzo del . . . ho mangiato tanto e pagato poco 8) .

Gnam gnam gnam . . .

da silbusin il 11 ott 2010 20:29


La domanda è corretta. La risposta si trova nelle migliaia di recensioni respinte (cappelli non buoni in neorecensori) di ristoranti "turistici". Non per nulla la moria avviene sempre alla fine dell'estate quando i neorecensori inkazzati bollano con recensioni negative i locali frequentati durante le vacanze.
Purtroppo il ristorante turistico è ormai etichettato come quello in cui il rapporto qualità/prezzo è scadente.

da stefanbo il 11 ott 2010 21:59


Quoto tutti i vostri interventi, vivendo in una città (Roma) nella quale l'aggettivo è anche qui estremamente negativo, ed a ragion veduta.

Mi chiedo solo per qual motivo in altri paesi ed altre latitudini (ovviamente non sempre, ci mancherebbe!) l'aggettivo è spesso molto meno negativo.

Mi riferisco, con nomi e cognomi ad un paio di ristoranti di Madrid (Sobrino de Botin, La Quinta del Sordo) che più turistici non si può, in pieno centro storico, ipercitati ed iperfrequentati da turisti di tutto il mondo, che malgrado tutto mantengono prezzi accettabili (non economici, ma neanche truffaldini) e soprattutto uno standard di cucina più che decente... :cry:

da maxbor il 12 ott 2010 09:52


Esprimo il mio punto di vista da Lecce, città che per quanto riguarda la media di ristoranti "turistici" ha raggiunto densità se non veneziane sicuramente romane.

Allora, come distinguerli dagli altri?

Io li caratterizzo così:

Si trovano in località, piccole e grandi, dove c'è un elevato flusso turistico, sia giornaliero che festivo.
La loro clientela è composta da gente che ci va una volta e spesso non ritorna più, vuole trovare nei menu piatti locali e non vuole spendere cifre esorbitanti.

Il turista mette già in conto di non poter trovare pietanze particolarmente elaborate ma aspira essenzialmente a trovare un buon rapporto qualità/prezzo.

Il ristoratore da una parte è "blindato" perchè sa che il cliente, contento o scontento che se ne vada, non lo rivedrà probabilmente più e dall'altra, pur esponendosi al bonus/malus del passa parola o di segnalazioni negative sui Mangioni & C., ha la certezza, vuoi per location e vuoi per il flusso, di poter comunque fare sempre un certo numero di coperti.

Il risultato è, quasi sempre, il trovarsi precotture, pesce congelato, carni di bassa qualità, dessert industriali, imbevibili vini della casa ed altre bassezze gastronomiche.
Che poi la gente, obtorto collo, vi si adatti e tiri a campare (a Venezia in testa) è una cosa alla quale non c'è forse rimedio.

Devo però aggiungere che pure nelle situazioni più estreme ci sono dei posti che possono soddisfare il "turista" un po' più esigente. Credo che, tra gli altri, il Mangione dia in proposito un grosso aiuto.

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