toratoratora ha scrittopurtroppo ho notato che quando usciamo a mangiare in qualche posto e lei fa presente che è celiaca quindi magari chiediamo che ingredienti ci sono in un determinato piatto, spesso ci guardano male, e a volte quasi come dire "ecco dei ropicoglioni..."
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Yoda ha scritto
Premetto che magari interpreto male eh....
ma dal tuo intervento sembra quasi di percepire che una volta avvisato il ristoratore del problema.... per te il problema stesso sia risolto.
Non e' cosi' !
Mi sembra sbagliato caricare di responsabilita' chi non e' abituato a trattare con chi ha una patologia cosi' grave e limitante. Non tutti sono in grado di sapere quali siano gli ingredienti presenti nei vari composti che si usano in cucina e non credo che chi sta ai fornelli possa affermare con certezza che un qualsiasi particolare usato sia "glutine free".
In ogni caso, non penso nemmeno che competa a lui proporre un'insalata piuttosto che qualche cosa altro..Chi puo' affermare con sicurezza che l'insalata non sia venuta in contatto con della farina????
Chi soffre di questa patologia, nel momento in cui entra in un ristorante, deve essere ben conscio dei rischi in cui puo' incorrere e non puo' bastare la sola rassicurazione del ristoratore sul fatto che gli alimenti siano senza glutine , cosi' come non gli si puo' accollare una cosi' grande responsabilita' nel momento in cui capitasse il guaio...
ciliegina ha scrittoUna precisazione, la celiachia non è un'allergia ma una intolleranza. Se la tua ragazza mangia un prodotto con glutine sta male, ma ti assicuro che se assisti a una reazione allergica lo spavento è grandissimo: mia figlia, allergica al kiwi, a due anni (ancora non sapevamo dell'allergia), entrando in contatto con il sugo di una macedonia contenente kiwi, a cominciato a urlare che le bruciava tutta la gola e le orecchie, e una goccia caduta su una mano le ha fatto venire un ponfo gigantesco e non ha un'allergia di grado elevatissimo. Gli amici celiaci che ho non hanno mai avuto reazioni simili, per loro fortuna, e il ragazzo morto per un gelato, è possibile che fosse allergico a qualche componente del gelato che non fosse necessariamente il glutine. La sensibilità in genere verso i celiachi sta per fortuna crescendo, il figlio celiaco di una mia amica celiaca è andato l'anno scorso in gita in Grecia e si è portato giusto il pane suo, per il resto non ha avuto il benchè minimo problema a gestirsi e a gestire la situazione. Semmai in Italia il grande problema è un altro: il costo dei prodotti che il sistema sanitario italiano passa fino a un tetto di €100 a mese a chi ha la malattia certificata. Poco oltre i confini gli stessi prodotti costano meno, e la varietà aumenta, un pò come la questione del latte artificiale per neonati. Questo secondo me è il vero problema da affrontare per garantire in primis una sanità migliore a dei costi minori, in secundis per offrire a chi ha questa patologia la più grande varietà di prodotti entro cui scegliere.
Espressamente per Toratoratora: al S. Matteo lavora uno dei maggiori esperti di celiachia a livello internazionale, lo sapevi? E' un tipo veramente in gamba, mi ha rimesso a posto la pancia in modo spettacolare, peccato per il carattere...
inappetente ha scritto...chi è celiaco ha tutto il diritto di essere trattato con discrezione e amorevole attenzione, perchè ritengo sia già imbarazzante per lui doversi palesare come "portatore" di problema fisico ma anche come latore di problema per l'esercente dove va a mangiare. Così come c'è maggiore sensibilità rispetto al passato per i disabili non deambulanti, alleggerendone il carico psicologico e ... fisico abbattendo alcune barriere architettoniche, così bisognerebbe avere una maggiore considerazione , in una nazione di grande cultura alimentare come l'Italia, verso chi ha delle intolleranze sempre più dilaganti come la celiachia. Se alla sensibilità personale è difficile far breccia, la si consideri una opportunità commerciale: quante famiglie con figli celiaci o compagnie con amici tali andrebbero più volentieri in un esercizio dove , ripeto con molta discrezione per non creare alcuna forma di imbarazzo discriminante, ci si potesse attrezzare con un minimo di menu dignitoso per creare piacere a costoro?Vi assicuro che non ci vuole molto e appoggiarsi per la formazione alla propria ASL locale o proprio all'AIC è sacrificio moooolto parziale.
PS: nell'attività di ricerca applicata che svolgo, già da un paio d'anni nello studio delle preparazioni particolare attenzione viene svolta proprio nella scelta di ingredienti con assenza di glutine, fino a studiare una minilinea apposita e inserendo una ottantina di prodotti nel prontuario AIC . Sto pure studiando un impasto per pizza appositamente senza glutine . Devo dire che mi riservo una particolare soddisfazione in questa attività...
toratoratora ha scrittociliegina ha scrittoUna precisazione, la celiachia non è un'allergia ma una intolleranza. Se la tua ragazza mangia un prodotto con glutine sta male, ma ti assicuro che se assisti a una reazione allergica lo spavento è grandissimo: mia figlia, allergica al kiwi, a due anni (ancora non sapevamo dell'allergia), entrando in contatto con il sugo di una macedonia contenente kiwi, a cominciato a urlare che le bruciava tutta la gola e le orecchie, e una goccia caduta su una mano le ha fatto venire un ponfo gigantesco e non ha un'allergia di grado elevatissimo. Gli amici celiaci che ho non hanno mai avuto reazioni simili, per loro fortuna, e il ragazzo morto per un gelato, è possibile che fosse allergico a qualche componente del gelato che non fosse necessariamente il glutine. La sensibilità in genere verso i celiachi sta per fortuna crescendo, il figlio celiaco di una mia amica celiaca è andato l'anno scorso in gita in Grecia e si è portato giusto il pane suo, per il resto non ha avuto il benchè minimo problema a gestirsi e a gestire la situazione. Semmai in Italia il grande problema è un altro: il costo dei prodotti che il sistema sanitario italiano passa fino a un tetto di €100 a mese a chi ha la malattia certificata. Poco oltre i confini gli stessi prodotti costano meno, e la varietà aumenta, un pò come la questione del latte artificiale per neonati. Questo secondo me è il vero problema da affrontare per garantire in primis una sanità migliore a dei costi minori, in secundis per offrire a chi ha questa patologia la più grande varietà di prodotti entro cui scegliere.
Espressamente per Toratoratora: al S. Matteo lavora uno dei maggiori esperti di celiachia a livello internazionale, lo sapevi? E' un tipo veramente in gamba, mi ha rimesso a posto la pancia in modo spettacolare, peccato per il carattere...
esistono vari gradi di "intolleranza", quello della mia ragazza purtroppo è uno dei più gravi, poi ci sono altri che anche se assumono un pò di glutine gli viene solo un pò di mal di pancia o nausea.
anche riguardo ai sintomi ci sono appunto diverse manifastazioni, a me è capitato una volta di vederla svegliarsi con la faccia e il corpo completamente gonfi e con difficoltà respiratorie, dopo una cena in cui probabilmente aveva mangiato o bevuto qualcosa che non andava bene, mentre settimana scorsa che è stata ricoverata l'hanno intubata perchè non riusciva più a respirare...
al policlinico ci è stata spesso, sia quando ha scoperto per la prma volta di essere celiaca che saltuariamente per i controlli periodici, quindi penso che andra sicuramente da quel dottore.
riguardo ai cibi per celiaci ultimamente ce n'è una discreta varietà, mentre fino a pochi anni fa la scelta era veramente scarsa e si trovavano solo in farmacia, purtroppo costano anche molto cari, ma fortunatamente il bonus mensile aiuta un pò, poi la qualità è quello che è, il pane e i dolci hanno un saporaccio, mentre la pasta se fatta nel modo giusto cambia poco dalla pasta normale, oppure si può sempre usare la pasta di riso, e naturalmente i risotti, a patto di usare dadi e condimenti senza glutine
Yoda ha scrittoPremetto che magari interpreto male eh....
ma dal tuo intervento sembra quasi di percepire che una volta avvisato il ristoratore del problema.... per te il problema stesso sia risolto.
Non e' cosi' !
Mi sembra sbagliato caricare di responsabilita' chi non e' abituato a trattare con chi ha una patologia cosi' grave e limitante. Non tutti sono in grado di sapere quali siano gli ingredienti presenti nei vari composti che si usano in cucina e non credo che chi sta ai fornelli possa affermare con certezza che un qualsiasi particolare usato sia "glutine free".
In ogni caso, non penso nemmeno che competa a lui proporre un'insalata piuttosto che qualche cosa altro..Chi puo' affermare con sicurezza che l'insalata non sia venuta in contatto con della farina????
Chi soffre di questa patologia, nel momento in cui entra in un ristorante, deve essere ben conscio dei rischi in cui puo' incorrere e non puo' bastare la sola rassicurazione del ristoratore sul fatto che gli alimenti siano senza glutine , cosi' come non gli si puo' accollare una cosi' grande responsabilita' nel momento in cui capitasse il guaio...
ciliegina ha scrittoE sempre a proposito di intolleranze: non è mica piacevole neanche quella da lattosio...
lemanuelae ha scrittoIl mio ragazzo è celiaco e in una pizzeria di Piacenza iscritta all'AIC ci è capitato di assistere ad un controllo da parte di responsabili dell'associazione. Hanno esaminato la cucina, i prodotti e le procedure studiate per evitare scambi anche durante il servizio. Sembra che le cose funzionino perchè samo andati diverse volte e ci è sempre andata bene (tocchiamo ferro)
primus ha scritto
chi ha intolleranze e/o allergie di qualsiasi tipo non deve vivere sperando che il ristoratore sia pronto a riceverlo ma deve organizzarsi per tempo lui! mi spiego....un celiaco non può decidere alle 8 dove andare a cena, a meno che non conosca locali con piatti adatti alla sua patologia, ma deve pensarci qualche giorno prima, avvisare il ristoratore del suo problema, e poi decidere dove andare.
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