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L'evoluzione dell'uomo? Nasce in cucina

da MarioLino il 28 mag 2009 00:11


Articolo sul corriere online da inviare a STRISCIA :wink:


La ricerca: la scoperta del fuoco e le nuove tecniche di cottura hanno favorito lo sviluppo del cervello

NEW YORK – Persino antropologi leggendari come Charles Darwin e Claude Levi-Strauss non hanno mai prestato troppa attenzione alla «gastronomia» degli uomini primitivi, arrivando alla conclusione che fosse un dettaglio marginale della loro storia. A smentirli, adesso, è lo studioso di Harvard, Richard Wrangham, secondo cui il segreto dell'evoluzione dei nostri progenitori starebbe proprio nell'aver imparato a cucinare. L’inedita, rivoluzionaria teoria sull’evoluzione umana – ribattezzata «the cooking hypothesis», l’ipotesi culinaria - è contenuta nel libro Catching fire: How cooking made us human dove il docente di antropologia biologica del più prestigioso ateneo americano sostiene che la scoperta del fuoco e la successiva intuizione che il cibo avvicinato alle fiamme diventava migliore ha avuto effetti cruciali sull'evoluzione umana.

I VANTAGGI DEL FUOCO - «Le scimmie cominciarono a trasformarsi in umani e la specie dell’Homo Erectus è emersa 2 milioni di anni fa per un motivo fondamentale - teorizza Wrangham -, abbiamo imparato a domare il fuoco e a cucinare i cibi». Carni e vegetali cotti sono molto più facili da digerire di quelli crudi; l’energia così risparmiata nella digestione venne trasferita dall'organismo dei primi ominidi al loro cervello, provocandone un aumento di superficie e capacità intellettuale. «Quest’energia in più ha dato ai primi cuochi significativi vantaggi biologici - scrive lo studioso -. Che li aiutarono a riprodursi meglio di prima, moltiplicando i propri geni».

IL RUOLO DELLE DONNE - L'abitudine di consumare i pasti attorno al fuoco avrebbe inoltre insegnato ai nostri antenati come socializzare con i propri simili, temperando la loro natura aggressiva. Ma la nascita della cucina avrebbe avuto anche un effetto collaterale: la condanna del sesso femminile a un ruolo subalterno rispetto ai maschi. Meno forti fisicamente, le donne furono probabilmente destinate alla cottura dei cibi, attività stanziale che richiedeva tempo. Non potendo più muoversi, le femmine persero autonomia e furono costrette a contare solo sui loro compagni per procurarsi gli alimenti. Fu probabilmente allora, conclude Wrangham, che nacque l'istituzione del matrimonio. “Non per ragioni sentimentali, ma per rispondere a un'esigenza di protezione”. Alla fine, secondo Wrangham – che ha studiato in Tanzania con la leggendaria etologa Jane Goodall - l’’uomo cuoco’ è stato ben fondamentale dell’’uomo cacciatore’. “Mangiare carne ha avuto un impatto minore che cucinarla”, afferma, ricordando in un capitolo come famosi naufraghi ed esploratori quali Thor Heyerdahl e Alexander Selkirk, (ispiratore di Robinson Crusoe) sopravvissero proprio perché usarono il fuoco per cuocere i loro cibi.

Alessandra Farkas

da Fante il 28 mag 2009 08:30


Grande Mariolino!

In effetti questo coinvolgerebbe anche un discorso più ampio sulla centralità della cucina nelle dinamiche sociali e religiose. Come spiegare altrimenti quello che potremmo definire un accanimento conservatore o proibizionista verso ogni forma di cucina "diversa".

Perchè non è solo il cibo "diverso" ad essere visto con diffidenza il carpaccio di fegato di pantegana sarà anche eccellente ma prima lo faccio assaggiare a Strini ma anche l'elaborazione dello stesso tende a convincere poco.

In parte è comprensibile che esista un frammento di qualche file che ci porta ad essere diffidenti verso un cibo nuovo

Nota: mi immagino il Silbusinus Erectus delle caverne, comodamente seduto a tavola, mentre il Primus Storditissimus cucina il suo filetto di pipposauro in crosta di larve...

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