Ricordo il mio corso nel 1990.
L'esame finale dopo gli altri due sostenuti mi venne fatto da un sommelier giovane, che all'epoca lavorava da Alberto Ciarla, ristoratore noto a Roma in quegli anni (d'altronde ex presidente dell'AIS).
Tutto questo per dire una cosa sola: in una delle lezioni che tenne questo sommelier (del quale non ricordo il nome, purtroppo) ci diede l'esempio di un cliente che insisteva, malgrado la dolce dissuasione del sommelier e si ostinava a voler servire un rosso corposo con un filetto di pesce delicato, abbinamento quanto mai improprio.
Bè, la risposta che lui diede a quel cliente mi è servita di lezione per tutta la vita.
Dopo aver appurato che il cliente era veramente convinto di quel che faceva, gli ha servito la bottiglia, come se nulla fosse.
IMHO la psicologia del sommelier è anche questa: c'è gente che non chiede di meglio che farsi guidare, gente che crede di saperla molto lunga, gente incompetente: bè, sono tutti clienti, e come tale vanno serviti.
Una lezione di stile