da Infry il 27 giu 2008 11:09
Sto cominciando a rimpiangere De Castro e Alemanno...
Definire la chiusura della pesca al tonno rosso «anticipata e frettolosa », come fa il neoministro Zaia, significa parlare senza cognizione di causa.
E visto che Zaia è in possesso di numeri incontrovertibili, io do i miei che sono solo cifre.
Il ministro si lamenta che «è inequivocabile il fatto che per arrivare alla quota fissata, alla flotta italiana manca circa il 50%».
E’ altrattento inequivocabile che negli anni passati il Belpaese ha superato la propria quota e di molto. Il picco si è raggiunto nel 2004 e 2005, quando si pescarono rispettivamente 44.948 tonnellate e 45.547, mentre la quota fissata era di 32.000 ton. Facendo due conti si vede che il superamento ammonta a poco meno del 40%. E magari mettiamoci dentro la pesca illegale, il problema principale, che fa salire li pescato annuo a 50.000 ton (stima al ribasso).
Secondo Zaia le spiegazioni del commissario europeo sono vaghe, intanto però la pescosità del Mediterraneo è diminuita dell’80%.
Chiedetelo ai pescatori croati che stanno tutti cambiando mestiere (lo dice un’inchiesta dell’Herald Tribune, non io). Oppure andate a Favignana, dove negli utlimi anni si lamentano della crescente difficoltà nel fare la tradizionale mattanza: abituati in passato a migliaia di catture, oggi non riescono ad andare oltre al centinaio di esemplari, e tutti di taglia molto ridotta rispetto a quello cui erano abituati.
Continuiamo a mangiare la bistecca di tonno, il sushi, continuiamo ad esportare tonnellate di tonno rosso in Giappone, portiamo « il contenzioso fino alla Corte di Giustizia europea in vista di un risarcimento congruo»...
Preferivo Zaia quando, da presidente della provincia di Treviso, andava a Sarmede ad inaugurare le mostre di illustrazioni per l’infanzia.