A me l'articolo è piaciuto e lo condivido quasi in toto.
Le contaminazioni sono utilissime in cucina e l'italico popolo, per due motivi per i quali ovviamente non si può fargli colpa, e cioè il fatto di essere tra (non la, tra) le migliori cucine al mondo e per il fatto di aver avuto pochissime e lontane colonie, ha subito poche contaminazioni.
Il rovescio della medaglia di questa mancata contaminazione si incontra nel turismo italiano di massa (con le ovvie, dovute eccezioni) che a Sharm el Sheikh piuttosto che a Helsinki cerca lo spaghetto (e ci rimane pure male quand'è cattivo
e che a parte una cauta apertura verso Cina (però fate caso al trittico ordinato SEMPRE dai nostri connazionali: ravioli vapore/riso cantonese/pollo alle mandorle, e pochissimi altri piatti!) e Giappone (perchè fa fico ed i manager lo fanno
, l'italiano non dimostra alcuna curiosità o voglia di sperimentare cibi "esotici" o semplicemente non italici
I Francesi, anch'essi titolari di una tra le migliori cucine al mondo sono molto più curiosi (probabilmente qui torna il fatto che le colonie hanno avuto il loro peso) ed al limite li ho sentiti molto più lamentarsi per la qualità di alcune materie prime (un esempio: la carne bovina a Roma, sottolineo Roma, fa una pessima figura con la qualità media di una bistecca francese) più che sulla cucina vera e propria.
Quindi sottoscrivo anch'io: viva la BUONA cucina, italiana, indonesiana o lappone, purchè basata su ingredienti di qualità