Il discorso sulla soddisfazione è un cane che si morde la coda.
Tu sei soddisfatto anche perchè ti è stato dato un corrispettivo pari o superiore a quello che hai pagato.
Ergo, il fatto di essere soddisfatti parimenti a diversità di costo implica, in sè, una differenza di valore assoluto della soddisfazione, altrimenti è ovvio che, se devo avere 50 di godimento, preferisco pagarlo 40 euro al posto di 80.
Per tornare IT, però, il vero punto clou del discorso è che alcuni tipi di ristoranti stanno lentamente tornando alla ribalta, uscendo dall'ombra dove l'alta ristorazione li aveva confinati. Non fanno una cucina particolarmente estrosa e/o innovativa, ma pescano nell'infinito mondo della cucina tradizionale, usano ottime materie prime, cucinano alla grande, e, ad un servizio sempre cortese, abbinano una certa aria familiare che rende l'esperienza calda e accogliente. Insomma, tendono a spostare i costi più sulla sostanza che sulla apparenza.
Se fino a pochi anni fa era obbligo portare il cliente buongustaio in certi tipi di ristorante (e sia ben chiaro che è anche una questione di convenienza sociale) oggi esistono (o tornano ad essere conosciuti) alcuni ristoranti non così eccelsi, ma sicuramente validi ad ogni livello. E pian piano tornano ad essere apprezzati per quel che valgono.
Ma pensiamo tra l'altro a noi stessi: a quella rubrica di Andrea, "Posti da Mangioni".
Dieci anni fa ci sarebbe stata? Io dico di no.
Ma oggi ha una sua ragionevole motivazione ad essere, ed è la prosecuzione qualificata di una disamina su quelle che io chiamo le mie bobbettole. Le mie sono a più basso livello, ma erano l'alternativa a farmi spennare da ristoranti che ti facevano pagare 200 euro il seminulla, mentre ora posso cominciare a trovare i 50 a 50.
IN pratica, io penso che il futuro possa essere dei vari primus (non appena imparerà a cucinare
) e rinco. Non so se mi spiego.