Mi associo ai complimenti per il bello scritto di Princess e per il duro lavoro del giovane chef.
Aver letto che il locale propone solo vini bio mi ha un po' fatto sobbalzare dalla poltrona:scelta ardita e coraggiosa che personalmente non condivido.
All'Oca,in una carta di circa 200 etichette,ci sono ad oggi 3 etichette bio:
un biodinamico e 2 "da coltivazioni biologiche".
Prodotto di gran moda il primo,affascinanti gli altri 2,stop.
Vedo il prodotto bio come i famosi mocassini con il Penny nella mascherina o le ciabatte con la suola di corda intrecciata:forse molto trendy anni fa,le metterei per risentirmi giovane,ma non sono le uniche scarpe che indosserei.
Leggo nell'articolo:
ma capisco anche chi ha le cantine piene con bottiglie pagate fior di quattrini. I biodinamici vantano un'evoluzione in bottiglia molto più degli altri e sono sempre perfetti.
Con questo pensiero sono pienamente d'accordo:un vino bio è così complesso e imprevedibile che anche un vino disastroso può essere venduto come "caratterizzante del mosto rimontato in quel modo"......
Diciamo che è un vino comodo per tutti, sia che il cliente se ne intende o no,il vino è bio, così è e te lo bevi.
Provate ad ordinare uno "Scarrone" di Vietti,assaggiarlo e trovarlo leggermente scarico della mora che lo caratterizza o con archi di glicerina non persistenti come dovrebbero essere;siccome pagate almeno 30,00 euro quella bottiglia siete autorizzati a mandarla indietro:non rispetta le peculiarità di quel prodotto.
Se nel retro dell'etichetta ci fosse scritto Bio AAA magari quel difetto diventerebbe un motivo di pregio.
Preferisco la serietà di produttori come Fontodi,Antinori,Accornero e decine e decine di altri ancora: quando un annata non soddisfa le caratteristiche di quel tal prodotto,non lo producono.Stop.
Piuttosto che "mascherarsi"con:è bio viene come viene.
Buon lavoro agli amici di Genova
Rinaldo