Mi accodo a un commento che ho letto. "Era uno dei miei campioni milanisti preferiti perchè sbagliava tanti gol, lo associavo a Calloni".
Lo ricordo con simpatia, mi dispiace molto. Era ancora tanto giovane.
Gazzetta.it
MILANO, 4 novembre 2009 - Per chi visse l'incredibile stagione dello scudetto della stella è stato un punto di riferimento. Stefano Chiodi quell'anno, era la stagione 1978/79, segnò per il Milan 7 gol, 6 su rigore e uno su azione, contribuendo così alla conquista del decimo tricolore della storia rossonera. Stefano Chiodi è morto questa mattina a 52 anni per un male incurabile all'ospedale Maggiore di Bologna.
dal bologna al milan — Chiodi era nato a Bentivoglio (Bologna) il 26 dicembre 1956. Iniziò a calciare nel Castelmaggiore. Piedi buoni e istinto del gol. Abbastanza per attirare l'attemzione delle squadre A. Bologna e Torino se lo contesero. I granata ebbero la meglio, ma il padre, da buon bolognese, riuscì nell'impresa di dirottare il trasferimento alla volta del capoluogo emiliano. Nella stagione 1975/76 l'esplosione: 8 gol in 22 partite di campionato. Poi l'approdo al Milan dove però non riuscì a esprimere le sue doti come avrebbe voluto, dimostrandosi infallibile soprattutto dal dischetto. Con i rossoneri disputò in totale 50 partite realizzando 14 reti. Con la retrocessione del Milan in B nel 1980 per il famigerato scandalo delle scommesse, passò alla Lazio, anche'essa in B per lo stesso motivo, dove segnò 6 gol. Quindi il ritorno al Bologna nella stagione 1981/82 e il passaggio alla Lazio l'anno successivo. Infine un'ultima stagione con il Prato dove concluse la sua carriera nel 1984.
Da "Repubblica": Aveva solo 53 anni, Stefano Chiodi. Aveva 53 anni e si era ribellato ad alcuni grossi agguati, nella sua vita. Come a Firenze, quando nel corso di un derby dell'Appennino, saltando di testa, si era scontrato duramente con Ciccio Graziani, era precipitato per terra, battendo il capo, perdendo i sensi. Era andato in coma, Stefano, quel giorno. Ma era sorretto da un fisicaccio e la generosità non gli faceva difetto. Il giorno dopo non ricordava più nulla, aveva un problema all'orecchio, ma stava bene. Quello fu il giorno più brutto della sua carriera. Il più bello, senza dubbio, quello dell'esordio. Al Dall'Ara, ospite il Milan, il bomber nascente aveva segnato un grande gol, come i suoi migliori, sfruttando un'elevazione prodigiosa, arrampicandosi in cielo per incornare il pallone del gol del Bologna. Era la festa della matricola, quel giorno. Segnò lui e segnò un ragazzino impertinente in maglia rossonera, anche lui al debutto: Francesco Vincenzi. Destini incrociati, i loro. Poco tempo dopo i due club se li scambiarono e al Bologna andò pure una cifra da capogiro, per quei tempi: un miliardo. Mister miliardo Chiodi a Milano non sfondò, finendo vittima di quella cifrona, come se fosse stata colpa sua essere pagato così. Tornò al Bologna, a fine carriera. Dopo il calcio non era rimasto nell'ambiente. Passava per un "giuggiolone" ma solo agli occhi di chi non lo conosceva bene. Non un parlatore, ma un ragazzo di cuore - lui organizzò il Memorial Fiorini per ricordare Giuliano - e un ragazzo che aveva saputo ben investire i suoi soldi, nella provincia di Bologna, un albergo prima e un bar poi. Salutiamo con Stefano una pasta di ragazzo, un calciatore potente. In cielo, con "Fiore", sai che bella coppia...