Dedico alcune impressioni finali a un Giro d'Italia che mi è piaciuto poco. Una corsa finita a tarallucci e vino in un clima surreale, quasi da sagra paesana fra mogli, figli, fidanzate e padri di ciclisti che parevano aver partecipato a una gara amatoriale, mentre dei carneadi occupavano le prime posizioni dell'ultima decisiva tappa
La nascita era avvenuta qualche mese fa e l'avevo casualmente intercettata in Tv. Zomegnan rampognava di brutto i ciclisti presenti come un insegnante fa con gli alunni prima di un esame importante. "Attenti a non sbagliare perchè pagherete duramente!", esclamava severo. Avrei gradito qualche "vaffa", per questo e altro, ma mancò il coraggioso di turno.
Poi scoprì la sua creatura e mi bastò poco per percepire il più brutto persorso che avessi mai visto.
I trasferimenti in auto quasi superavano per chilometraggio quelli della corsa. Immaginavo i poveri ciclisti privati di una calda doccia ristoratrice per raggiungere un albergo lontano anche ore.
E poi tanti zig-zag, cronometro di media lunghezza con cadenza settimanale, alcune tra le più belle zone del nostro Paese del tutto ignorate, una sola vera tappa dolomitica, prima parte troppo facile, come e più delle edizioni precedenti.
La perla? la tappa di ieri. Il Gavia all'inizio quando non poteva fare alcuna selezione, poi il Mortirolo prima di cinquanta non difficilissimi altri chilometri. Volevano qualche protagonista o qualche martire? Sarebbe bastato programmarla al contrario e tutto sarebbe stato diverso.
Di Luca ha dato letteralmente l'anima prima di scoppiare. Riccò ha fatto quello che poteva quando ci sono state le condizioni, del resto era quasi sconfitto in partenza dovendo rendere qualche minuto di vantaggio ai passisti cronoman. Sella, re della montagna, ha vinto tre tappe in salita e, mi pare, sia arrivato secondo nella cronoscalata. Senza i tanti minuti persi a Cesena per una caduta sarebbe finito in rosa, però manca la controprova: se fosse stato in classifica gli avrebbero lasciato via libera? A Bettini e Simoni l'onore delle armi. Hanno dato molto al nostro ciclismo ma mi sono sembrati alla frutta.
Così ha finito per vincere lo spagnolo in vacanza, venuto al Giro all'ultimo momento, senza una preparazione adeguata, quel Contador a cui è bastato fare il ragioniere per metere tutti in fila.
L'unica possibilità di batterlo sarebbe stata con degli attacchi nelle prime tappe quando era ancora in rodaggio. Purtroppo lo hanno capito solo alla fine.
Quasi un crimine è poi stata la cronometro finale programmata fra anonime palazzine. Mi auguro che non sia stata vista in Eurovisione, l'Italia è tutt'altra cosa!