capohog ha scrittoMacalda (Machalda) di Scaletta (Scaletta, 1240ca.– morta dopo il 3 dicembre 1307) fu una dama di compagnia e un'avventuriera siciliana, di umilissime origini, nota per la condotta politica spregiudicata, per l'inclinazione al tradimento coniugale, politico e umano, e per i facili e promiscui costumi sessuali, la cui dissolutezza, sfiorata anche dal «sospetto di incesto», tendeva a degenerare in un «esibizionismo venato di ninfomania».
Educata alle armi e al coraggio, dotata di un portamento marziale, animata da un'indole cinica e ambiziosa, la vigorosa personalità femminile di Machalda dispiegò la sua influenza dapprima nella cerchia di Carlo d'Angiò e poi presso la corte di Pietro III d'Aragona, la cui persona, secondo un cronista, Macalda tentò inutilmente di concupire. Le sue qualità ne fecero una protagonista di un'epoca di transizione e di violenti rivolgimenti nella storia del Regno di Sicilia, segnata dalla rivolta dei Vespri e dal tumultuoso avvicendamento tra il dominio Angioino e quello Aragonese.
Intrigando a corte, ma anche rivaleggiando spavaldamente con la regina Costanza di Hohenstaufen, Macalda ebbe infatti un ruolo importante nel favorire inizialmente, e a far precipitare in séguito, le fortune politiche del suo secondo marito, il vecchio Alaimo da Lentini, che era stato uno dei maggiori fautori di quella rivolta.
La parabola sociale e politica di Macalda, e della sua umilissima stirpe, può essere considerata come un caso esemplare e paradigmatico del tipo di mobilità sociale attraverso cui, in un contesto tardo medievale normanno-svevo, una famiglia ambiziosa poteva giungere in poche generazioni all'emancipazione dalla povertà e da condizioni subalterne in un percorso spettacolare che dalla miseria giungeva ad attingere le alte sfere reali.
La vicenda di Macalda ha lasciato dietro sé una riconoscibile traccia storica, ricevendo trattamenti diversi dalle cronache sincrone: una di queste, la Historia Sicula del coevo cronista messinese Bartolomeo di Neocastro filo-aragonese, è a lei estremamente avversa, ma i comprensibili motivi politici che ispirano Neocastro non sembrano sufficienti a giustificare la sua acrimonia, così eccessiva, per alcuni, da autorizzare il sospetto di trovarsi di fronte a «una delle vittime del fascino della donna».
Di Macalda, oltre all'educazione militare, è nota anche una qualità poco usuale per una donna del tempo, la conoscenza del gioco degli scacchi, per la quale le si può riconoscere una sorta di primato storico nell'universo femminile e in quello scacchistico siciliano.
La sua singolare figura, abitando le pagine della cronaca e della storia, è trasfigurata anche nel folklore e nell'immaginario collettivo, rendendo Macalda la protagonista di miti, tradizioni e leggende popolari, come quella messinese del pozzo di Gammazita. Un'eco distante della passione di Macalda per il sovrano aragonese, narrata dal caustico Neocastro, sembra riverberare anche nella narrazione boccaccesca, in un ben più rarefatto contesto cortese e cavalleresco, quando nel Decameron si narra del perduto amore di Lisa Puccini per Re Piero di Raona.
maxbor ha scrittoDi sentenze e di tribunali, sportivi e non, me ne faccio carta straccia.
Io calciopoli l'ho vista con i miei occhi.
Ad esempio in Lecce-Parma secondo me pacchiatamente aggiustata e in mille arbitraggi scandalosamente pro-Juventus.
In un Lecce-Juventus (arbitro Racalbuto) abbandonai indignato lo stadio ad inizio del secondo tempo dopo l'ennesimo contatto "neutro" trasformato in fallo in favore dei bianconeri.
Per non parlare dei vari due pesi e due misure su amonizioni e rigori. E che dire delle tante partite di cui conservo ancora oggi il nefasto ricordo? Per citarne qualcuna un Parma-Juventus (arbitro Pellegrino) e un Juventus-Lazio (arbitro Paparesta).
Mi dispiace per gli incolpevoli tifosi bianconeri ma nel mio animo la Juventus E' RADIATA.
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