da maxbor il 03 nov 2010 09:29
PRESIDENTE PER SBAGLIO E PADRE TRADITO GARRONE NON PERDONA
di Gabriele ROMAGNOLI da repubblica.it
Ha scartato l' asso e fatto scopa col fante. Nella prima domenica senza Cassano, bel colpo per Riccardo Garrone, il presidente che pur di farsi rispettare butta via 18 milioni di euro, potendoselo permettere. Ora, la notizia non è tanto che luie Cassano hanno rotto, ma che hanno resistito più di tre anni insieme. Basta leggerne le vite parallele per dar ragione al quinto postulato di Euclide: non dovrebbero incontrarsi mai. Garrone, da Genova alta, viene battezzato con il petrolio. Di soprannome fa Duccio, la moglie fa Anny, ama la caccia e la lirica, ancor giovane gli tocca guidare l' azienda di famiglia. Cassano, da Bari vecchia, odora di vicoli e crema antiacne. Per gli amici Totò, sposa Carolina e adora la mamma. Il padre non lo riconosce, almeno finché, a 18 anni, diventa famoso. Dicono gli psicologi della sera che uno così va cercando la figura paterna. Esattamente: per insultarla. Come ha fatto con Garrone. Anche il petroliere da ragazzo giocava a calcio, poi ha smesso, si è laureato in chimica industrialee ha ereditato dal padre la Erg, raffineria di famiglia. Per quarant' anni si è immerso negli affari, è sopravvissuto all' epoca dell' austerity e a un processo penale per corruzione seguito all' apertura lampo di un impianto a Siracusa (assolto in secondo grado o salvato dalla prescrizione per altri addebiti). E' entrato in ogni consesso dell' aristocrazia genovese: banche, teatri, associazioni benefiche. Nel calcio, di cui dichiarava di non capire molto, stava di lato, limitandosi a mettere il marchio sulle maglie della Samp del suo amico Paolo Mantovani. Venne considerato un amuleto: con lui come sponsor arrivarono gli anni dei trionfi, di Vialli&Mancini. Poi, il declino. I figli di Mantovani gli offrirono più volte la società, ma disse sempre no. Suggerì di risolvere il problema attraverso una fusione con il Genoa: come candidarsi alle primarie del Pd proponendo l' alleanza con Berlusconi. Com' è allora che nel 2002 divenne presidente? Fu l' ex calciatore Dossena a contattarlo. Disse che lo mandava uno sceicco, gli chiese di fare da semplice garante per l' operazione. Garrone accettò, domandò di vedere l' emiro, ma quello era sempre in viaggio. Si sbilanciò dichiarando: «Il nuovo padrone della Samp sarà un vaso tempestato di diamanti». Era un bidone. Dietro Dossena si celava Antonino Pane, uomo di guai, non di Dubai: già responsabile dei crac di Juve Stabia e Isernia. Fu Garrone stesso a smascherarlo. A quel punto era rimasto solo sulla scena, con il pubblico a guardarlo avvilito. Non aveva responsabilità, ma se la sentiva comunque addosso. Contro il parere della famiglia intera comprò la Samp. Fu come entrare in una merceria su Marte. Lui che predicava la dittatura dei bilanci si trovò subito a disagio con l' anarchia delle plusvalenze. Gli parvero inaccettabili le sproporzioni nei diritti tv, minacciò di mandare la Primavera contro la Juventus per declassare lo spettacolo. Scambiò per nuovo che avanza il ritorno di Matarrese. Quando capì l' abbaglio non mise più piede in Lega. Uomo di princìpi, ogni tanto su qualcuno scivola. Pretende l' educazione, ma ha dovuto pagare 10mila euro di oblazione per aver definito il Genoa «Premiata Macelleria Preziosi». Esige i conti in pareggio, ma ha chiuso l' ultimo bilancio in rosso di 16 milioni. Vuole rispetto da tutti, figli per primi, e ha adottato Cassano. Era la sua scommessa. Credeva di averla vinta. Lo illuse una serata, il 24 marzo scorso, copia al contrario di quanto appena successo. La Samp scese a Bari, per la prima volta Cassano giocava contro il proprio passato. Garrone stava per lanciare anche in Puglia il progetto Mus-e, dedicato all' integrazione dei bambini. Indisse una conferenza stampa nel ritiro della squadra. Chiese a Cassano di partecipare. L' allenatore Delneri e il direttore sportivo Marotta erano allibiti: mancavano tre ore alla partita. Ma Delneri e Marotta avevano cercato di liberarsi di Cassano. L' avevano messo fuori squadra, poi venduto alla Fiorentina a un giorno dalla fine del mercato di gennaio. Informato in extremis, Garrone aveva bloccato la cessione. Cassano era stato fuori un altro mese per presunta pubalgia e poi era tornato per la cavalcata finale che avrebbe portato alla Champions. A Bari obbedì al presidente, poi giocò e segnò, pur senza esultare. La Samp perse 2 a 1. A fine stagione Delneri e Marotta passarono alla Juve. Cassano restò. Garrone andò al suo matrimonio. Gli offrì di fare da testimone, ma lo sposo preferì Mimmo & Nicola, un pizzaiolo e un «cammello». Non poteva durare. Non il matrimonio, ma questa strana adozione, che ai figli del petroliere non è mai andata giù. Ora che gli stracci volano il più dispiaciuto è lui, ma per orgoglio non l' ammetterà mai. Né mai perdonerà.