Ecco, la musica è finita, gli amici se ne vanno, che stupida serata.....

Mentre la Spagna festeggiava il meritato successo ho ripensato alla nostra nazionale.

Non ho cambiato alcune niziali. Intendo della prima partita.
Cioè che la nostra squadra, per mille motivi, era solo una lontana parente di quella che aveva vinto il mondiale. Quest'ultimo, ricordo, grazie anche a una serie di circostanze fortunate che avevano preceduto i rigori francesi.
Mi riferisco al "suicidio" sexy-alcolico del Brasile dei Ronaldo, Adriano e Ronaldinho, che aveva le potenzialità per stravincere e al rigore al 93° minuto della partita contro l'Australia.
Così andarono le cose, così dovevano andare.

A un certo punto il nostro nocchiero, che immagino fosse giunto alle mie stesse premesse, si è trovato a dover affrontare la squadra più forte.
Mentre milioni di italiani starnazzavano, guidati dalla stampa e da alcuni commentatori televisivi, lui pensava a come opporsi alla corazzata iberica. Pensa e ripensa, studia la tattica che ritiene più opportuna.
Calcio d'inizio! La Spagna non trova fonti di gioco: si arrovella in uno sterile possesso palla. Cerca la porta con qualche tiro da fuori. Un paio sibilano minacciosi, ci può stare. Aragones fa un doppio cambio in cabina di regia ma le cose non cambiano.
L'Italia sembra nascosta ma trova le occasioni più ghiotte. Casillas fa un miracolo su tiro a colpo sicuro di Camoranesi, poi ancora su Di Natale. Toni, ahi Toni, toglie a Grosso il più invitante dei palloni.
Spiego a chi mi siede accanto questo capolavoro tattico. Qualcuno ci vorrebbe più offensivi. Una volta, una sola, ci scopriamo e gli iberici innestano un contropiede che poteva essere letale.
Visto? I miei amici si convincono che io e Donadoni abbiamo ragione.
Toni? Ripeto che secondo me si è guadagnato la pagnotta, è stato da sei. Che questo sia comunque poco per la punta di una squadra che voglia vincere il titolo europeo è altra cosa.
I rigori ci negano di proseguire a danno della squadra più forte.
Usciamo ad ogni modo come meglio non potevamo. A testa alta!
Tutto il resto sono chiacchere. Comprese quelle di Abete. In Italia c'è di peggio di un presidente delle Federcalcio che, secondo me, non capisce un tubo di calcio giocato e al quale è consentito di spedere e spandere milioni non suoi senza doverne dare un conto.

Nel calcio i cavalli di ritorno hanno scarsa fortuna. Lippi, con tutta la sua superbia, lo avrei lasciato alle sue vacanze versiliane. Il suo telefono probabilmente, com'è stato in questi due anni, avrebbe continuato...a piangere.

Ricorderò di Donadoni la competenza tecnica, lo stile e la signorilità. Credo che il tempo sarà galantuomo.