Riceviamo e pubblichiamo integralmente.
Recensione di
mangiona63 del 24.3.2011
Mi chiamo Fabrizio Mari e sono il titolare di questa "Osteria".
Mi sono iscritto perchè ho ricevuto una recensione sul mio locale ad opera di "Mangiona63" e credo di avere il diritto di replica, visto che tale recensione contiene numerosi errori e falsità. Consapevole che il regolamento vieta di rispondere alle recensioni e quindi anche di rispondere a chi le ha scritte, ma in alcuni casi è doveroso fare delle eccezioni anche per dare facoltà, come nel mio caso, a chi si sente offeso ed è nelle condizioni di controbattere alle falsità.
Capisco che questo sito, come altri simili, danno la possibiltà agli avventori di locali come il mio di scrivere le loro considerazioni e condividere l’esperienza avuta. Però alcune volte, può capitare che ci si faccia prendere la mano e spesso quello che dovrebbe essere inteso come un servizio utile al prossimo diventa invece un pessimo servizio. Ciò è favorito anche dall’anonimato che questi servizi conferiscono. Si calca un pò la mano tanto sono "Mangiona63" o "trottolino amoroso" e chi più ne ha più ne metta visto che la fantasia umana non ha limiti nel trovare il proprio nick, tanto l’anonimato mi protegge. Però le falsità non si possono accettare, sopratutto sparate nei confronti di chi lavora seriamente, fa sacrifici e ci mette la propria faccia ogni giorno.
Ricordo perfettamente questi due avventori, la memoria è il mio forte, un pò taciturni e anche un pò "difficili" nello scegliere tra le tante proposte della serata. C’è sempre un particolare che imprime nella memoria una persona e di questi signori ho un ricordo ancora vivo nonostante sia passato un mese. Ricordo dove erano seduti e cosa indossavano. Magari per i nomi faccio fatica ma per le persone ho molta facilità che mi aiuta molto nel mio lavoro.
Tralasciando la parte introduttiva della recensione in questione, dove ci sarebbe comunque da fare alcune precisazioni, mi soffermerò sulla parte che invece mi riguarda direttamente.
"Mangiona63" descrive il locale "come simpaticamente ruffiano con le tovaglie rosa antico e numerosi oggetti rustici alcuni autentici altri riprodotti". Premesso che il locale è ricavato da una vecchia cantina del 1700 lasciata autentica, quindi non capisco cosa abbia di simpaticamente ruffiano, che le tovaglie non sono rosa antico ma arancio molto scuro e gli oggetti che pendono dalle pareti non sono riprodotti ma autentici e fanno bella mostra a ricordare i tempi andati. Alcuni utensili sono addirittura pezzi rarissimi. Una delle tante foto incorniciate raffigura la reginetta della prima sagra dell’uva e lascio soltanto intendere il valore storico di una foto del genere. Mi viene da ridere leggendo che si tratta di oggetti riprodotti.
Veniamo alla proposta gastronomica e alla serie continua di errori e falsità.
E’ falso anche che non sia stata offerta la lista dei vini, infatti "Mangiona63" e il suo accompagnatore hanno optato decisi per lo sfuso della casa e ciò ha reso non necessario presentare la lista in questione, nonostante sia stata proposta come a tutti i clienti. Il nostro sfuso non apprezzato dai signori bollandolo come "al di sotto delle aspettative" mi porta però a fare alcune considerazioni, infatti se proprio non fosse stato apprezzato sarebbe bastato un sorso e magari poi chiedere la lista e scegliere una delle 200 etichette, tutte laziali, di cui è composta la nostra lista tra bollicine, bianchi, rosati e rossi, con una piccola rappresentanza di mezze bottiglie, nonchè magnum e doppi magnum anche di annate particolari. Non mancano, neanche proposte di rossi al calice. E se proprio anche questo non fosse bastato ci si poteva rivolgere alle birre artigianali, naturalmente laziali. Anche senza spendere una fortuna si può bere una buona bottiglia!! La nostra lista così pensata e curata ci ha consentito di ricevere la "bottiglia" (così si spiega il motivo!!) dalla SlowFood, ma anche apprezzamenti dal GamberoRosso e dall’AIS. Risale proprio al giorno seguente la visita di questi signori, un articolo sul quotidiano il Tempo che ha apostrofato la carta dei vini come non banale e intelligente. Per noi è un vanto!! Quindi, non si può bere un litro di vino e dire che è al di sotto delle aspettative. Io non accompagnerei mai una pietanza con un vino non all’altezza. Ma forse sono abituato diversamente, senza il forse...sono diverso.
E‘ falso, e qui mi viene da ridere, dire che il nostro pane è pugliese(!!). Ho dovuto rileggerlo tre volte e c’era scritto proprio pugliese. Senza nulla togliere al pane pugliese, di cui sono un estimatore, mi dispiace contraddire la "Mangiona63" ma il nostro pane, come tutti i prodotti che trattiamo nel nostro locale sono di provenienza locale. Il pane in questione è quello di Lariano, a pasta acida, con farina di "tipo2" e cotto come da tradizione a legna. Ciò gli conferisce un colore più scuro e molto diverso dal pane pugliese che presenta una mollica di colore più gialla. Riflettendoci, c’è poco da ridere, perchè il pane è il cibo per antonomasia e nel corso della storia ha assunto un valore sacro.
Bollare i salumi "di tipo industriale" offende me, perchè li compro, ma sopratutto i più bravi norcini dei Castelli Romani che li realizzano. E anche qua non c’è da ridere!!
Scambiare i trivoli (erba selvatica) con le zucchine è grave, è ancora più grave affermare che i fagioli erano conditi con "foglioline di finocchio fresco, ossia quello che sta all’estremità dell’ortaggio tanto per intenderci", ma tanto per intenderci cosa? "Mangiona63" confonde il finocchio con il finocchietto selvatico, che è tutt’altro. Ma si informi e poi ne riparliamo. Però ne deduco come fa a conoscere questi prodotti, infatti nei supermercati del nord non sanno neanche che esistono....e anche di questo c’è poco da ridere. La mia avversione per i supermercati è nota, ma il mio consiglio è sempre quello di farsi una bella passeggiata in campagna.....scommetto che molti che leggeranno questa risposta non vedono da decenni una mucca (viva!!) in un prato. E l’unica insalata che conoscono è quella nelle buste! (già pronta!!).
Bollare la gricia, la nostra gricia come eccessivamente unta, è offensivo come dire che il pecorino romano ha un "gusto poco spiccato e per niente deciso". Non voglio neanche controbattere a queste affermazioni perchè ciò che ne deduco è solo e soltanto una cosa, la totale impreparazione di "Mangiona63" alla conoscenza delle materie prime e i piatti di una regione, ma sopratutto mi permetto di dire, perchè ha offeso il mio lavoro e i sacrifici che ne conseguono, a "Mangiona63" manca l’umiltà di conoscere e di apprezzare cose mai mangiate. Un vero "enogastronomo" sente l’emozione in un piatto perchè nel momento in cui avvicina la forchetta alla bocca riconosce i profumi della terra e immagina e da valore anche a chi quel piatto l’ha reso possibile. Un piatto, qualsiasi esso sia e di qualsiasi regione, racchiude memoria, tradizione e conoscenze. Non basta sedersi sulla tavola di una osteria come la nostra o in un locale pluristellato senza porsi con il piacere della tavola. E comunque dalle recensioni su questo sito deduco, anche, che "Mangiona63" di esperienze enogastronomiche ne ha fatte pochine, per non dire meno.
Ma non ho finito ad elencare le "verità" di "Mangiona63" infatti la più grande, molte le salto per non fare un poema, che mi sono lasciato per ultima è quella riferita all’abbacchio, bollato come "dalla carne che risulta palliduccia", e per fortuna che è palliduccia altrimenti non si sarebbe trattato di abbacchio ma di "quasi pecora". Riporto dall’enciclopedia della Gastronomia (che consiglio di acquistare!!) sul significato di abbacchio: "termine utilizzato per indicare l’agnello macellato ancora da latte. Per riconoscere l’abbacchio vero e proprio da bestie di età maggiore, non è sufficiente controllare il peso, ma bisogna osservare il colore della carne, che deve essere il più possibile rosa pallido". Che altro aggiungere. Mi viene da piangere!!
Deduco che la nostra "Mangiona63" non è molto preparata e quindi la sua recensione risulta pretestuosa. Farebbe meglio a seguire il precetto di Seneca "Tamdiu discendum est, quamdiu vivis" oppure al seguire il precetto, molto più diretto e senza scomodare Seneca, di mia nonna che spesso apostrofa le persone che parlano a sproposito con un bel "mejo se stai zitta".
Auguro a "Mangiona63" ed al "suo inseparabile compagno di avventure enogastronomiche, oltre che di vita", che almeno nella vita il tenore sia diverso perchè se questo è il tenore delle vostre avventure enogastronomiche, avete da che preoccuparvi.
Chiudo con una frase in latino maccheronico che sembra sia stata scritta sulla porta della prima trattoria in Francia "Vos qui stomaco laboratis venite ad me et ego restaurabo" .