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BISTROT BOVISA di Camilla Baresani

da maxbor il 29 apr 2007 09:09


SOLE 24 ORE di oggi domenica 29.4.07 pag. 47

DIARIO DI UNA GOLOSA

BISTROT BOVISA (presso Triennale Bovisa, Milano) di Camilla Baresani

Domenicale rubrica che, circa una volta al mese, recensisce in modo simpatico, colorito e mi sembra anche neutrale, locali di vario livello.

L'articolo odierno merita, però, alcune osservazioni su particolari che propongo alla vostra attenzione.

Vi si scrive:

"L'adiacente Bistrot gode di un'atmosfera un po' danese, tutta pulizia, design, vetrate con vista sui cieli nordici ..." (?)

Non ricordo, nei Bistrot di Copenaghen, atmosfere tanto esclusive, nè i cieli nordici mi sono apparsi diversi da tanti altri.

"...affascinante e competente il cameriere dal portamento watusso..." (?)

"La scelta dei vini, anche al bicchiere, è all'insegna della qualità delle etichette..."

D'accordo, ma cosa ha bevuto?

"...i primi in lista sono rimarchevoli per la scelta delle materie prime. Le acciughe del mar di Cantabria, per esempio, e il pantanegra della Longino & Cardenal..."

Si, vabbè, ma cosa ha mangiato?

"Ottimi il tonno bianco al rosmarino con patate bollite e la polentina con trippa di coda di rospo..."

Avrà allora mangiato due secondi?

I prezzi sono contenuti dai 6 ai 13 euro per piatto.

Ok. Ma cosa è costato 6 e cosa 13?

Infine:

"Esclusa la domenica,.............., gli altri giorni sono indicati anche alle coppie clandestine....."

Insomma, chi si ama in modo "regolare" non ha più diritto all'intimità :cry:

La lettura dell'articolo, tutto sommato, è stata abbastanza tonificante.
Forse noi de "Il Mangione" non siamo poi tanto scarsi come recensori 8)

Buona domenica!

da deloZio il 29 apr 2007 15:31


maxbor ha scrittoBISTROT BOVISA (presso Triennale Bovisa, Milano) di Camilla Baresani

D'accordo, ma cosa ha bevuto?

Si, vabbè, ma cosa ha mangiato?

Ok. Ma cosa è costato 6 e cosa 13?

La lettura dell'articolo, tutto sommato, è stata abbastanza tonificante.
Forse noi de "Il Mangione" non siamo poi tanto scarsi come recensori 8)


Immagine

Diamo modo alla Signora Baresani (scrittrice e giornalista) d'esplicare il "peccato originale" che le
viene ciclicamente rinfacciato, e che inficerebbe qualsivoglia utilità del suo scrivere di Ristoranti.


Come è nata la sua scelta di dedicare una parte importante della sua attività giornalistica
(sul Sole 24 Ore e sul Magazine del Corriere della Sera) ad occuparsi di cucina e di ristoranti?

Qualche tempo dopo l’uscita del mio secondo romanzo Riccardo Chiaberge (...responsabile della pagine culturali del Sole 24 Ore)
mi ha chiesto di collaborare alle pagine culturali della domenica del Sole 24 ore. Mi hanno chiesto di cosa volessi scrivere e allora,
io ho proposto il mio diario di una golosa, ovvero di raccontare i ristoranti non con l’ottica del gourmet, del recensore di piatti,
ma del narratore. Quindi parlare più che di cibo di situazioni e di personaggi ... Nel ristorante trovi la gente che lo frequenta,
le macchine parcheggiate fuori, le personalità dello chef, del cameriere, dei clienti, è uno spaccato di società ideale
da raccontare per uno scrittore
. Una varietà di situazioni infinita.


E come sceglie i ristoranti di cui scrive ?

Posso dire che provo cinque locali per poi sceglierne uno, perché magari un locale mi piace per la cucina, ma poi non ha niente
da dirmi per il mio diario
, non ha quello che mi piace veramente e mi spinge a scrivere... Ci sono posti insulsi e posti veri e deve
scattarmi qualcosa dentro, non solo gastronomicamente parlando ma come contesto che mi offre il destro, il piacere di raccontare.


Quali sono gli aspetti che più l’affascinano e quelli che, invece, non capisce o detesta o ritiene vadano ridicolizzati nel mondo
della cucina e del vino italiano ? Che reazioni suscita in lei sentir parlare di vini barricati o di “cucina destrutturata” o leggere
la descrizione di un vino o di un piatto che fanno i giornalisti enogastronomici ?


Il problema cruciale per me al ristorante è l’atmosfera, non tanto il cibo, anche se sono una buona forchetta. Ci sono luoghi come
l’Ambasciata di Quistello oppure Cesare di Albaretto Torre che per me hanno un’atmosfera speciale e sono quei luoghi indimenticabili
di cui tutti siamo alla ricerca ... Quanto alla cosiddetta cucina destrutturata, di locali tipo Scabin, ci si va una volta per curiosità, per
avere un’idea di cosa si tratti e poi non ti viene voglia di tornare. E’ come uno show, ma uno show al quale non si torna volentieri.
In questi posti immancabilmente c’è una persona che ti racconta e ti descrive quello che mangerai e da che parte dovrai cominciare,
e questa descrizione t’impedisce di memorizzare quello che mangi, perché quando ti arriva il piatto te lo sei già dimenticato,
perché l’attesa si è consumata nella descrizione complicata. Allora si dovrebbe ricominciare da capo nella descrizione.


http://www.vinoalvino.org/2006/06/tipi_ ... ei_in.html



In fin dei conti, di critici/giornalisti/appassionati pronti a recensire
"seriamente", acriticamente il GOLD, se ne sono poi trovati a iosa.
Immagine

da maxbor il 30 apr 2007 11:47


[quote="deloZio"]

http://rcslibri.corriere.it/bompiani/_m ... utrice.jpg[/img]

CAMILLA BARESANI

Interessante aver saputo del sito con l'archivio di tutte le sue recensioni.
Potrò leggere con calma le tante che mi sono sfuggite.
Infatti, sebbene preferirei che nelle recensioni invertisse l'ordine delle priorità, quando afferma "Il problema cruciale per me al ristorate è l'atmosfera, non tanto il cibo..." è comunque una delizia leggerla scoprendo, spesso, note di grande colore.

Cito ad esempio, se ricordo bene, il ristorante "Vittorio" di Bergamo quando il titolare gli offrì un assaggio dell'orata con patate e carciofi destinata a dei vicini di tavolo :D

"Grazie Zio" :twisted:

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