da silbusin il 12 nov 2009 16:19
Ristorante di Alessandria: cappello giallo 4 - 6 - 6 neorecensore
Come un cappello giallo in realtà sia una rece negativa dove la prevalenza sia solo il servizio e solo il gioco dei numeri non ha portato al cappello arancione.
Il servizio e l’organizzazione in sala sono le note stonate del locale. La fretta, è noto, mal si concilia con la qualità, e qui, nostro malgrado, ne abbiamo avuta dimostrazione.
Appena accomodati, una cameriera probabilmente sudamericana ci legge in un italiano stentato ed a velocità sostenuta il menu, che viene solo enunciato non esistendo alcuna carta alla quale fare riferimento. Chiediamo di ripetere e veniamo accontentati. Commettiamo l’ingenuità di chiedere come prima portata un primo e come secondo, un piatto scelto tra gli antipasti, non immaginando di minare con questa variazione le certezze della ragazza. Straccia il foglio della comanda, e ne ricomincia un altro. Non senza difficoltà, la aiutiamo a comprendere la difficile scelta ripetendo più volte. Otteniamo il nostro risotto al Castelmagno, buono, venendo contestualmente privati del formaggio grana, prima di poterlo usare, depositato sulla nostra tavola non più di un minuto prima. Pazienza, faremo senza. Immediatamente dopo, viene servita una porzione moderata di carne cruda, altrettanto buona, unitamente alla domanda “poi prendete il secondo?” Chiediamo di poter decidere alla fine del piatto, ed a questo punto, via anche pane e grissini! Decidiamo a questo punto di rinunciare, seppur decisamente affamati, e chiediamo il conto ad un’altra cameriera. La fretta a questo punto sembra essere cessata, trascorrono infatti 15 minuti senza che il conto arrivi. Riproviamo. “lo dico al mio collega” è stata la risposta. Altri 10 minuti, nulla. Alla richiesta, direttamente al “collega”, pensiamo di avercela fatta. Niente. Trascorso un altro po’ di tempo, richiediamo sempre al “collega”, non immaginando che questo potesse scardinare l’equilibrio del ragazzo: “un attimo di pazienza, l’avete chiesto un minuto fa!” seccato. A questo punto, imbastisce una scenetta rivolgendosi alla ragazza dalla memoria corta: “i signori hanno fretta!” a voce alta, confermando una professionalità approssimativa. Paghiamo un conto adeguato, senza sorprese, e lasciamo delusi il locale. Peccato.