da silbusin il 14 dic 2010 20:55
Zona Varese. 4 - 4 - 4 inkazzato come una belva. Peccato perchè neorecensore.
Poche cose ritengo insopportabili in un locale: maleducazione dei dipendenti, chiasso tremendo, inutilità dell'ambiente. Premesso che, se mai avessi provato questo locale in precedenza, mai ci sarei entrato, visto che detesto l'autolesionismo, va detto, opportunamente, che tutte e tre le sopracitate caratteristiche sono state rinvenute fra le squallide mura di questa pizzeria, o ristorante che si voglia definire. Iniziamo con ordine: prenotiamo, io e la mia fidanzata, per le 21; giunti in questa via, priva di parcheggi, se non a pagamento, o già occupati dalla miriade di residenti dei condomini attigui, rimaniamo "colpiti", se così si può dire, dall'ubicazione quanto mai "romantica" di questo locale, sito dietro ad un benzinaio, all'ultimo piano di un edificio che, dalla lordura che lo attorniava, molto probabilmente doveva essere un autosilo o un'officina. Poichè è male giudicare un libro dalla semplice copertina, io e la mia dolce metà ci accingiamo ad entrare: ci tocca salire, a -4 gradi, su una scala di lamiera, per scalare l'edificio e raggiungere il "rifugio" in questione (immaginate l'impresa: una ragazza di 20 anni con un tacco alto, messo appositamente per la serata, conscia dell'efficienza delle strade varesine, prive di ghiaccio da giorni, dover fare free climbing per accedere in un ristorante). Impavidi, giungiamo a destinazione dopo l'impervia salita, entrando, così, in questa pizzeria. Varcate le soglie, un boato grottesco di voci frammiste a strilli di marmocchi ferisce i nostri timpani, nemmeno fossimo a qualche festa di paese o, peggio, in un refettorio di scuola primaria: proprio quest'ultimo, infatti, è l'ambiente che suggerisce la banalità di un'unica sala, intonacata di bianco, ad eccezione di un affresco raffigurante Amalfi (che pare proprio un miraggio, in questo posto) e di qualche decorazioni di azzurro a metà parete. Il divertimento, tuttavia, viene adesso: ore 20.59 del mio orologio, ci presentiamo a questo tizio, probabilmente il padrone, con tanto di nome e prenotazione. Dopo aver contemplato a lungo quell'affresco di Amalfi davanti a lui, nemmeno fosse sotto ipnosi, si ricorda della presenza di due portafogli che, da dieci minuti abbondanti, attendono un cenno di lavoro cerebrale dai suoi occhi. Impietrito, al punto da temerne un ictus devastante preso sul colpo, il nostro interlocutore ad un tratto si ridesta: presi alla sprovvista, vieniamo fatti accomodare, increduli, ad un tavolo che, si capisce subito, non era stato segnato a nostro nome (fate il conto voi: in un locale gremito, due persone vengono scaricate su un tavolo da sei). Notiamo bene: seduti al tavolo alle ore 21.25, non ci vengono portate nè le liste, nè le posate e i bicchieri. Lasciati in balia degli eventi, solo la mano tremante della mia ragazza, alle ore 21.40 circa, mi ferma dal rovesciare il tavolo e ad andarmene fra una marea di imprecazioni di ogni sorta. Nel frattempo, giusto per mantenere il tono ironico, che cela la furia non ancora sopita a quattro giorni di distanza, vengo "istruito", se così possiamo dire, su argomenti interessantissimi che giungono dai tavoli limitrofi. Non ve l'ho detto? In questo capannone della sagra del patrono, infatti, io e la mia ragazza, abbandonati nel mezzo di tavoli tra loro praticamente attaccati, non riusciamo a sentire le nostre voci; di contro, tuttavia, alla faccia dell'intimità, sentiamo perfettamente tutto quello che gli altri, molto educatamente, gridano senza timore (che bello essere italiani..). Dopo una nutrita querelle su quale pokemon possa essere di maggiore utilità nel gameboy di due mocciosi che, per ragioni ignote, non sono seduti al loro tavolo, dove i genitori fanno di tutto, eccetto che tenere al guinzaglio questi sgorbi che scorazzano impunemente nel poco spazio che c'è fra un tavolo e l'altro, ascoltiamo la classica scolaresca in gita ululare gli auguri alla festeggiata di turno; fra un acuto e l'altro, una coppia litiga su un presunto tradimento, metre la classica tavolata di anziani, memori del tempo che stringe, elencano le varie malattie che affliggono loro medesimi e i conoscenti, mantenendo un'insolita lucidità nel descrivere i particolari più truculenti e disgustosi, come l'asportazione delle emorroidi o chissà cos'altro possa rendere la vostra cena più sana e nutriente. Ore 21.53: un altro spettro giunge al nostro tavolo, inebetito (caratteristica dei dipendenti del locale è lo sguardo perso nel vuoto, nemmeno dormissero su una distesa di antrace e ne aspirassero i flussi con regolarità), che ci chiede cosa prendiamo. Ora, amici, io cerco di farvi sorridere con queste poche righe, ma voi immaginate la scena di un poveraccio che, dopo una settimana colma di problemi, spera di rilassarsi, in compagnia della propria fidanzata, in una pizzeria nuova, e si trova a dover sopportare la violenza mentale ed intellettuale di questa esperienza ai limiti dell'irreale. Scusate l'inciso, torno subito alla narrazione: la mia ragazza, forse intuendo che le vene della mia tempia sono lì per lì per esplodere e che il rumore di frantumazione che sente sono i miei incisivi che si stringono in maniera innaturale, ricorda al cameriere, con tutta la dolcezza di questo mondo, che, benchè sia trascorsa quasi un'ora, non si è avuta traccia di lista o promemoria di vivande disponibili. Il tizio si allontana e, per magia, appare qualche istante dopo con i menu: una rapida occhiata per vedere che i prezzi della sezione ristorante, sebbene non sia altro che gli ingredienti delle varie pizze senza pizza, sfiorano il ridicolo. Optiamo per una veloce pizza, così da levare il disturbo il prima possibile: una semplice prosciutto e funghi e una scamorza e rucola. Dimenticavo: il cameriere, nella sua imperterrita posizione di stand-by, non si è mai spostato dal tavolo, in barba alle buone maniere e all'educazione, quasi mettendoci fretta, nemmeno fossimo noi quelli dalla parte del torto. Tempo tre minuti di orologio e arrivano le pizze: come abbiano fatto a farle in così poco tempo, mi pare tuttora inspiegabile, visto anche che, per le sole liste, abbiamo atteso un qualche cosa come un'ora circa. Le pizze sono buone, o forse l'attesa le ha rese tali (chi può dirlo?); concluso nel tempo più breve possibile, ci alziamo e ci dirigiamo, fra le grida, il baccano, la folla e i bambini che corrono qua e là (da notare: ho contato dieci marmocchi a briglia sciolta, nel più totale disinteresse dei genitori.. Quand'è così rimanete a casa, visto che i primi maleducati siete voi, esempio dei vostri figli). Il conto: acqua una bottiglia, due pizze e il coperto.. 30 euro. Un'offesa alla gente che il denaro lo suda.
Questa esperienza è stata pessima: mai vissuta una vicenda così grottesca. Mi sento in dovere di avvisarvi di stare alla larga da questi postacci. Se poi credete che sia stato tutto un caso, di contro alle altre recensioni, beh, provare per credere. Io vi ho avvisato.