Una selezione dei topic più discussi, più interessanti, più commentati.
108 messaggiPagina 3 di 6
1, 2, 3, 4, 5, 6

da maxbor il 12 nov 2009 19:32


Edoardo Raspelli oggi su La Stampa.


AL MAXELA' DI MILANO FORSE IL COPERTO PIU' CARO DEL MONDO


La Croce Rossa in campo bianco spicca su due bandiere che garriscono lungo la via, nella periferica zona milanese dei Navigli. Incorniciano l’insegna che è in dialetto genovese. Gli italiani non conoscono l’inglese (nemmeno io!), ma sarà meglio che imparino i dialetti (ed in fretta) non solo per ragioni politiche ma anche per andare al ristorante. Ed ecco il Cervelè, il Chiangher, il Buceri, il Becaro, pardon, il Maxelà, che poi sarebbe il macellaio in genovese, ultima ma non ultima creatura di una azienda che fa capo alla famiglia di petrolieri Garrone, patron anche della Sampdoria.

Il bel ristorante, oltre l’affascinante singolarissimo ingresso trasformato in una vera e propria macelleria, ha lillipuziani e insufficienti servizi. Bellissimo il giardino d’inverno affacciato sugli alberi da grandi vetrate che costituisce l’unica sala presa d'assalto da gruppi e famigliole. Sopra tavolini di legno, su bellissimi piani di marmo che fanno tanto osterie di una volta, con 2 euro avrete il più caro «coperto» d’Italia e, forse, del mondo: 2 euro per un tovagliolino di carta ed una striscetta di carta da macelleria per appoggiare le posate.

Sul tavolo olio «confezionato ad Arezzo» (e prodotto chissà dove: mi sarei aspettato uno dei tanti grandi oli liguri!) e aceto balsamico (uno dei 70 milioni di litri, sic! dell’industria). Il pane è servito in fette deposte in un sacchetto aperto di carta. Dalla carta chiedo un Nebbiolo: ce n’è un solo bicchiere, dall’ultima bottiglia che è stata aperta. L’acqua minerale non c’è, solo quella filtrata (nel menu a 2 euro, accidenti!). Dal menu chiedo i «granelli», ma sono solo sulla carta perché li hanno finiti ieri sera.

Ordino e con cortese attenzione mi arrivano i piatti. La «tartare» di manzo è tanto violentemente condita da bruciare palato stomaco e palloncino; gli gnocchi sanno solo di farina e sono conditi da un pesto slavato; i ravioloni della casa al tocco di grande hanno solo le dimensioni. Il rognone è salato ma non male, l’orecchia di elefante (la costoletta alla milanese battuta ed allargata) gronda condimento ma non è male. Tra i dessert della casa anche il latte dolce si lascia mangiare. Il tutto per 50-60 euro.

Enrico Preziosi, patron del Genoa, manda avanti il celebre e valido ristorante Teatro Alberti di Desenzano: Genova batte Sampdoria 2 a 0. Da dimenticare il sito, scritto in gastro-politichese: «Un approccio esclusivo dalla progettazione all’arredo, in funzione di una progettazione di rivalutazione di immagine che punti a consolidare le peculiarità distintive dell’offerta e il rapporto di comunicazione visiva fra la città e i ristoranti...». Solo Aimo e Nadia di Milano nel loro menu scrivono di peggio.

MAXELA'
MILANO,VIA VILLORESI 10
TEL. 02.89402394
WWW.MAXELA.IT
CHIUSO DOMENICA
CARTE DI CREDITO TUTTE
PROVATO IL 31-10-2009

Sul Mangione recensioni contrastanti:


30-06-2009 Recensione di av08828 - cappello GIALLO

11-06-2009 Recensione di jumphrey - cappello BLU

23-05-2009 Recensione di SeaHorse - cappello VERDE

15-11-2007 Recensione di fedemaio - cappello VERDE

03-11-2007 Recensione di michelasso - cappello GIALLO

da maxbor il 19 nov 2009 11:38


Affido questa recensione all'attenzione di una farfallina perugina. :wink:


ANTICA TRATTORIA SAN LORENZO - PERUGIA

"Metti l' Umbria in tavola con un pizzico di Francia" di Antonio Scuteri

Repubblica — 18 novembre 2009 pagina 41 sezione: VIAGGI

La Francia nella testa, l' Umbria nel cuore. Simone Ciccotti ha studiato con un maestro ingombrante come Paul Bocuse. E si vede nella struttura dei piatti, e nella ricchezza degli accostamenti. Ma vive e lavora nel centro di Perugia. E allora ecco burro e panna banditi dalle ricette, ecco la scelta sapiente di prodotti del territorio, ecco i sapori decisi della tradizione umbra. Non fatevi ingannare dal nome. L' Antica Trattoria San Lorenzo poco ha della burbera osteria, molto dello charme del ristorante. Le fascinose volte in mattoncini rossi, le tante bottiglie sugli scaffali, i fiori freschi, il servizio al femminile. Tutto comunica una gradevole sensazione di calore. Dispongono bene al pasto le coccole iniziali: la sapida crema di borlotti, con caprino e germogli, il calice di spumante, i cinque tipi di pane che arrivano in tavola ben caldi. Si inizia con un flan di cipolle rosse di Cannara e pecorino con gelato al gorgonzola. Duplice gioco di contrasti: caldofreddoe dolce-salato. Un duetto che ritorna in un altro antipasto, foie gras in terrina (con zucca gialla) e in padella (con frutta caramellata alle spezie). Un accumulo di ingredienti, non fine a se stesso, caratterizza i tagliolini all' uovo di quaglia con nero di seppie e liquirizia, julienne di seppioline e carbonara di calamari con asparagi di mare. Sapori ben amalgamati, anche se ci si aspetterebbe una maggiore nitidezza. Senza se e senza ma, invece, la tagliata di Fassona con sughetto di midollo e patate Macario, che induce a una poco raffinata ma goduriosa scarpetta.La mano francese ritorna a fine pasto: grande tecnica sia nella piccola pasticceria che nei dolci, come il semifreddo al caffè con mousse ghiacciata di mascarponee glacé di marroni, sorta di tiramisù al rovescio. Si tirano le somme: esperienza appagante, per la quale non supererete i 45-50 euro. E chi, a pranzo, va di fretta troverà la conveniente formula del menu a 20 euro. Avvertenza finale: la carta dei vini è di quelle che fanno brillare gli occhi agli appassionati. Vasta, non banale, con bottiglie non solo italiane e annate non solo recenti. Peccato, però, per i ricarichi, spesso davvero fuori scala. Vi verrà, per fortuna, in soccorso un' ampia scelta al bicchiere.

Sul Mangione due datate e contrastanti recensioni:

SAN LORENZO
Tipologia: Ristorante
Indirizzo: P.zza Danti, 19
06122 Perugia (PG)
Telefono: 0755721956
Fax: 0755721956
info@anticatrattoriasanlorenzo.com
http://www.anticatrattoriasanlorenzo.com/

Prezzo Min/Max: € 25.00 / € 45.00
Coperti (esterni): 45 (-)
Comodità
parcheggio: Discreta
Carte di credito: Le principali
Accesso disabili: no
Area fumatori: si
Brunch: no
Pernottamento: no

Chiuso: Domenica.

Provenienza cucina: Europa (Italia)
Tipologia cucina: Regionale (Umbria)

RECENSIONI
11-08-2005 Recensione di MEB - cappello GIALLO
31-03-2005 Recensione di mas - cappello BLU
Visualizza tutte le recensioni

da maxbor il 30 nov 2009 11:45


“Diario di una golosa” di Camilla Baresani. Ieri sul Sole24ore.

TRATTORIA DEI RICORDI

Molte realtà che rappresentano qualità, tradizione e bellezza sono destinate a essere travolte da globalizzazione e crisi. E allora non ci resta che il ruolo vigile e malinconico di testimoni di ciò che si sta per perdere. Una trattoria è solo una trattoria: non cambia la vita di nessuno e raramente fa storia; però è un perfetto contenitore di ricordi, anche di quelli che abbiamo per esperienza indirette: letture, film, fantasie mai vissute. La Trattoria da Bassano di Madignano, sobborgo di Crema, è uno di questi luoghi va visitare e rivisitare, uno dei luoghi che faranno massa nella valigia delle nostre réveries.
Fondata sulla passione, lo spirito di sacrificio, il cattivo carattere e anche l’ingenuità commerciale di due sole persone. Lei e lui in cucina, nell’orto, nel servire a tavola. Non c’è ricambio, aiuto, impresa: solo culto degli ingredienti e delle ricette locali, eseguite al meglio di quello che uno stomaco odierno può sopportare: niente fondi oleosi, niente ricotture, niente sapidità indigeribili. Il menu è recitato e spiegato ai clienti. Di solito questa cosa mi indispone: preferisco leggerlo, pensare alle combinazioni dei piatti, vedere i prezzi. In questo caso invece fa parte dell’atmosfera casalinga: se ne parla con chi si occupa della cucina, proprio come succede a casa. La trattoria si trova nella villetta di un quartiere seriale – ordinato, pulito, di nessun glamour -, dove già alle nove di sera pare di essere nel cuore della notte. Nessuna luce filtra dalle finestre dei condominietti, nemmeno le vibrazioni bluastre dei televisori acesi. E’ giovedì e siamo gli unici clienti. Il martedì e il mercoledì la trattoria è chiusa. Si cucina, di fatto, su ordinazione. Da quando le azienda dei dintorni sono in cassa integrazione, si lavora soprattutto nel fine settimana. L’arredo è sul genere che definiremmo “gozzaniano”, e d’estate si mangia nel giardinetto sul retro. I coperti sono una ventina. Ecco la lista dei piatti che sono riuscita ad assaggiare: nervetti di vitello caldi con fagioli bianchi; squisita insalata di gallina (tonica, elastica) con cedro, uvetta, melograno e aceto balsamico, foglia di cavolo (appena scottata, ancora croccante) farcita con cipolla, mostarda di cotogne e salciccia cremasca (delicata, quasi dolce, senza eccessi di grasso); zuppa di cipolle; memorabili cappellacci con ripieno di pavone; tortelli cremaschi di pasta matta (senza uova) e con ripieno di 13 ingredienti; per il mio palato un po’ troppo dolci. E poi: frittura di cervella e filoni (il midollo spinale); lingua lessa con salsa verde; oca n’da ola (cotta in tegame di terraglia) e, soprattutto, imperdibili piedini di porco, appena rosati dal pomodoro, con cipolla, peperoncino e purè. Pesche sciroppate e marroni glassati. Nemmeno un terzo dell’intero menu, che avrei voluto provare da cima a fondo. Persino il pane e i grissini sono eccellenti. La cantina è ben fornita e il conto, vino incluso, è sui 40 euro.




TRATTORIA DA BASSANO
Via lago Gerundio 15, Madignano (CR)
Telefono 0373-658920

Nessuna recensione sul Mangione

da maxbor il 03 dic 2009 10:21


UN'INSALATA DI SEMPLICITA' ALLE PORTE DI UDINE

Di Antonio Scuteri

Repubblica — 02 dicembre 2009 - sezione: VIAGGI

Può un' insalata sorprendere? Può essere golosa e sensuale, intrigante e contemporanea, espressione di tecnica e inventiva? La domanda è retorica, e la risposta è sì. Gli scettici dovrebbero assaggiare, per convincersene, il "Crudo del nostro orto", il leggiadro inno alla poesia della semplicità che Antonia Klugman, chef giovane e promettente, recita nell' Antico Foledor Conte Lovaria, alle porte di Udine. Fuori, nel parco di una villa seicentesca, una vecchia cascina, ristrutturata con sapienza, con la sua corte che evoca oche e fatica. Dentro legno, pietra, luci e bottiglie. In tavola una sequenza di piatti che confermano la cifra stilistica introdotta e promessa dall' insalata. Una cucina di millimetrica precisione, dai toni bassi, sommessa. Non cerca di colpire la fantasia con ingredienti esotici e accostamenti arditi. Punta, piuttosto, all' essenza del sapore, elimina il superfluo, gioca sul potere evocativo della memoria. E fa diventare l' abilità tecnica lo strumento, non il fine. Un clima che si respira anche in sala, grazie a un servizio timido, competente e ironico. Dopo un duplice benvenuto, paté di fegato alla veneziana e ovetto di quaglia su purea di topinambur, si sale sulla giostra. Nelle animelle su crema di pane e cipolla dolce stufata troverete tutta la nobiltà di un piatto povero. L' orzotto mantecato con sedano rapa, pancetta croccante e cioccolato ingolosisce e soddisfa, come i cappelletti ripieni di stracchino su fondo di vitello. Il salmone selvaggio cotto sottovuoto a 50 gradi con clementine e burro acido dà un significato concreto al termine "succulento". Sapori, contrasti, consistenze e profumi: cosa chiedere di più alla lingua, croccante fuori e morbida dentro, servita con patate dolci e cappuccio? Si chiude, bene, con il dolce: sformatino caldo di farina di polenta con panna acida e gelatina d' uva. Uscirete sorridendo, dopo aver speso 42 o 55 euro: il costo dei menu degustazione, vini esclusi. Un rapporto qualità prezzo vicino all' ineguagliabile. Avvertenza finale: per un' inconsueta scelta, niente carta dei vini. Ma il divertimento è garantito. Sarete accompagnati da abbinamenti al bicchiere non banali, e sempre azzeccati.


ANTICO FOLEDOR CONTE LOVARIA

Tipologia: Ristorante
Indirizzo: Via Udine, 1/2
33050 Pavia di Udine (UD)
Telefono: 0432685010
0432655282
Fax: 0432685622
info@villalovaria.it
http://www.villalovaria.it/

Prezzo Min/Max: € 15.00 / € 30.00
Comodità
parcheggio: Buona
Prenotazione: Consigliata
Carte di credito: Tutte
Pernottamento: si

Nessuna recensione sul Mangione.

da maxbor il 09 dic 2009 11:02


A CREMONA UN LARDO SOAVE E LO SPLENDORE DEI RISOTTI
Sono le specialità che sfodera l'Hosteria del Cavo

EDOARDO RASPELLI - La Stampa del 3-12-2009

E’ il regno della gola e del divertimento. È la patria delle ghiottonerie e della sensualità. Come negli Anni Sessanta Treviso, immortalata nei film di Tognazzi, così Cremona, oggi, ha vivacità, immaginazione, spericolatezza e, anche, gola. Un crogiolo di attività e funzioni, di stili di vita e di abitudini, un’umanità tra le più varie che poi si trasferisce, anche, nei suoi ristoranti, nelle sue trattorie.
L’Hosteria del Cavo, rustico ruspante localino celebre soprattutto per un ben specifico piatto, è l’emblema gastronomico di questa differenziazione, a cominciare dal suo pubblico. Ci trovate Giovanni Arvedi, industriale e neo-creatore di tv, che accompagna Francesco Tartara, l’ex condirettore del Tg4, strappato ad Emilio Fede. Dal vicino Feever Club, culla nazionale del Poker Texas Hold’Em che impazza su Italia 1 e sui giornali, vengono campioni come Giuseppe Martelli e Kseniya Zaynak, anche affascinante croupier (meglio: oggi si legge dealer).

Che cos’ha di speciale questo posticino appartato (ma tanto vicino al cuore della città del Torrazzo)? Perché si viene nel locale di cui è trascinatore con la sua parlantina confidenziale Vincenzo Costa? Una delle motivazioni è il prezzo: 25-30-35 euro è la spesa che si deve affrontare per mangiare un buon pranzo completo in questi simpatico buchetto tra fanti e santi, tra bancari e banchieri… La seconda è la cucina che punta tutto sui risotti: in un’Italia gastronomica allo sbando, dove i ristoranti (specie quelli di lusso) muoiono come mosche, dove la clientela, soffocata dalla crisi economica, latita sempre più, in questo paese dove le guide parlano e straparlano delle classifiche al Top senza vedere se poi la gente ci va o è in grado di andarci, questo localino si riempie da sempre di un pubblico di ghiottoni attenti al portafogli.

L'Hosteria (ma quanto è brutta quell’Acca davanti!) si apre in un antico palazzotto pieno di fascino, con le sue minuscole finestre, la sua piccola porta d'entrata, il banco del bar, i pochi tavoli non troppo vicini. Sceglierete l’antipasto dal bancone a vista oppure chiederete i salumi tra i quali si stacca nettamente la bontà di un lardo soave. Poi, dal menu elencato a voce, eccovi i risotti. Io ne ho assaggiati due, quello saporoso per i formaggi stagionati e quello accompagnato dallo stinco di maiale (olandese). I secondi il patron li chiama «di ripiego» perché si punta tutto sulla fragranza e freschezza dei risotti: a parte tacchino con patate o tagliata di manzo o di puledro, ho preferito la ghiotta punta di vitello al forno; tutto era molto corretto. Da un fornaio artigiano ci si procura una buona torta Sabbiosa che si nappa di casalingo zabaglione.

HOSTERIA DEL CAVO
CREMONA,VIA CAVO CERCA 8
TEL. 0372.434248
CHIUSURA SABATO
A MEZZOGIORNO E LUNEDÌ
CARTE DI CREDITO TUTTE
PROVATO IL 5-11-2009

Voto: 13,5/20



Sul Mangione rating di 70,71 - media prezzi di € 20,57 e sette recensioni tutte positive (l'ultima del 26-4-2009):

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=6621

da johnleg il 09 dic 2009 12:38


[quote="maxbor"]A CREMONA UN LARDO SOAVE E LO SPLENDORE DEI RISOTTI
Sono le specialità che sfodera l'Hosteria del Cavo

EDOARDO RASPELLI - La Stampa del 3-12-2009


Una delle motivazioni è il prezzo: 25-30-35 euro è la spesa che si deve affrontare per mangiare un buon pranzo completo in questi simpatico buchetto tra fanti e santi, tra bancari e banchieri… La seconda è la cucina che punta tutto sui risotti: in un’Italia gastronomica allo sbando, dove i ristoranti (specie quelli di lusso) muoiono come mosche, dove la clientela, soffocata dalla crisi economica, latita sempre più, in questo paese dove le guide parlano e straparlano delle classifiche al Top senza vedere se poi la gente ci va o è in grado di andarci, questo localino si riempie da sempre di un pubblico di ghiottoni attenti al portafogli.

:) Senza polemica e/o ironia : ma Raspelli (che il critico gastronomico lo fa di mestiere) non era,anni fa,di altre,diverse,idee ?
Lo chiedo solo per curiosità;e perchè se anche fosse così,cambiare idea può far parte dell'evoluzione gastro-rivisitante-
cultural-moderna.
Assolutamente lecita.
Qualcuno mi sa rispondere ?

quattro ruote spostano il corpo,
due muovono l'anima
(Riders Italian Magazine)

da maxbor il 10 dic 2009 09:14


johnleg ha scritto
:) Senza polemica e/o ironia : ma Raspelli (che il critico gastronomico lo fa di mestiere) non era,anni fa,di altre,diverse,idee ?
Lo chiedo solo per curiosità;e perchè se anche fosse così,cambiare idea può far parte dell'evoluzione gastro-rivisitante-
cultural-moderna.
Assolutamente lecita.
Qualcuno mi sa rispondere ?


Leggo con regolarità le recensioni di Camilla Baresani (Sole24ore), Antonio Scuteri (Repubblica), Edoardo Raspelli (La Stampa) e Giacomo Dente (Il Messaggero). Poi, come vedete, quelle che reputo più interessanti le posto.
Il discorso è generale, non è riferibile solo a Raspelli. Da qualche tempo, direi più di un anno, gli articoli sui ristoranti di alto stellaggio si sono rarefatti.
Può essere il frutto di una scelta editoriale. Un ristorante medio interessa infatti una percentuale molto più elevata di lettori di quanto non lo sia uno dal conto a tre cifre.
Però può anche essere che, stanchi di rigirarsi tra i tavoli dei soliti noti, i professionisti del settore abbiano sposato la filosofia della ricerca del buono alla portata di tutte le tasche.
Che sia o meno la conseguenza di una redenzione poco conta, quel che importa è il risultato che, almeno per me, è senz'altro apprezzabile.
Mi sembra che anche il Mangione confermi questa tendenza.

da maxbor il 11 dic 2009 09:39


RISOTTO GIALLO, GAMBERI ROSSO ALLE PENDICI DI MONTECASSINO
Antonio Scuteri, Repubblica - 09 dicembre 2009 - sezione: VIAGGI

Una scommessa. E una promessa. Duplice il binario sul quale scorre l' avventura di Francesca Baldassarra e Diego Consales, lei in cucina, lui in sala. La scommessa, in corso: aprire un ristorante non tradizionale e non banale in un centro, Cassino, lontano dalle consuete rotte dei gourmet. La promessa, da mantenere: far diventare L' angolo divino una delle tavole di riferimento del Lazio, a metà strada tra Roma e Napoli, e alle pendici della superba abbazia di Montecassino. Dalla sua la giovanissima chef ha studi solidi ed esperienze importanti, come quella alla corte del tristellato Heinz Beck. Tecnica e mano sicura vengono però riscaldati da passione e amore per la propria terra. Il risultato è un menu infarcito di prodotti dei presidi Slow Food, nel quale la voglia di sperimentare si esercita sul tentativo di dare nuova vita a gusti antichi. Tutto ciò va in scena in un ambiente di raffinata modernità. Colori caldi, divanetti di pelle, tavoli di design, apparecchiatura minimal. I tocchi di classe del locale che punta in alto ci sono tutti, dai pani fatti in casa al benvenuto dello chef, un suadente flan di carote con cialda di parmigiano e cornetto salato. Poi, dopo aver scelto il vino da una carta in crescita con ricarichi più che corretti, si parte.E che partenza: la creme brulèe al peperoncino e grana padano di trenta mesi è un piatto di quelli che non si dimenticano. E il giocoso uovo montato al tartufo nero convince per forma e consistenza. Tanto da domandarsi che vette raggiungerebbe con un più pregiato tartufo bianco, magari per il cenone di Capodanno. Gli gnocchi di zucca campana e cozze dimostrano come una buona scelta di materie prime possa esaltare la semplicità. Il risotto giallo con gamberi rossi, il cui equilibrio è un po' spezzato da un eccesso di sapidità, è nobilitato dalla qualità, eccelsa, dei pistilli di zafferano e del Carnaroli invecchiato. Il carrè di maialino da latte al forno, con strudel di mele e salsa agrodolce, seduce per morbidezza e azzeccati contrasti. La conclusione è dolce. Non solo grazie a una divertente piccola pasticceria, ma anche per un conto che difficilmente supererà i 45 euro. Ben spesi.


RISTORANTE ANGOLO DIVINO
Via del Carmine, 26
CASSINO (Frosinone)
Tel. 0776-24596 Cell. 335-6799682
Chiuso domenica sera e lunedì.

Sul Mangione non sono presenti recensioni né scheda.

da maxbor il 14 dic 2009 13:08


CHI, CON CIRIOLE, CARBONARA E CODA, FA ANDARE D’ACCORDO ROMA E LAZIO
Di Gianni e Paola Mura – Venerdì di Repubblica 11.12.2009

Qui romanità e lazialità vanno a braccetto. Non c’è ingrediente o materia prima che arrivi da un’altra regione. Neanche un vino, nemmeno l’acqua. A pranzo, si può anche optare per la cirioleria (ciriola, a Roma, è il panino tradizionale): prosciutto di Guarcino e di Bassiano, mortadella viterbese, salciccia secca di Monte San Biagio, salame di bufala di Amaseno, pecorino di picinisco, Cacio Magno, caciottina di San Vittore.
Ma ci sono anche ciriole al quinto quarto (coda disossata, lingua, coratella, trippa) o per vegetariani.
Nessuno vieta un pasto più ricco, se non fosse per il buon senso. Meglio la cena, per aprire a primi piatti robusti, generosi, fatti come si deve e non a uso di turista boccaleone: sempre in carta, carbonara, gricia e cacio e pepe. Tra i secondi: trippa, coratella, saltimbocca, fegatelli di maiale. A rotazione: amatriciana, rigatoni al sugo di coda, baccalà, pollo spezzato, abbacchio, coniglio alla cacciatora, guancialetti di vitellone al Cesanese. Sulla carta, troverete mediamente 5 o 6 piatti sotto ogni voce. C’è sempre una zuppa, che utilizza lenticchie di Ventotene o di Onano, fagioli di Gradoli, ceci reatini. Il pane arriva da Genzano e da Lariano.
Il locale, lungo e stretto, con cucina a vista, è stato rilevato nel 2007 da due soci: Filippo Santarelli (ai fornelli) e Federico Iannacci (anche sommelier, in sala). Meritano un elogio, perché nel settore tanti si rempiono la bocca parlando di cucina del territorio e appena possono ci infilano un foie gras o una tagliata di tonno. Loro no, annunciano le intenzioni e i fatti sono conseguenti. Il posto da fuori non dice granché, ma all’interno e tutto sostanza.
Tra i dolci, millefoglie allo zabaglione e crostata di visciole. Vini: una sessantina di etichette selezionate con cura e non banali.


Ristorante IL QUINTO QUARTO
Via della Farnesina, 13 – ROMA
Tel. 06-3338768
www.ilquintoquarto.it
Chiuso domenica.
Costo di un pasto tipo (vino escluso): euro 35


Sul Mangione sono presenti due recensioni di Adem (2007) e Ultraviole (2009) entrambe CAPPELLI VERDI.

da adem il 14 dic 2009 14:25


maxbor ha scrittoRistorante IL QUINTO QUARTO

Sul Mangione sono presenti due recensioni di Adem (2007) e Ultraviole (2009) entrambe CAPPELLI VERDI.


E' il locale che consiglio a chi vuole mangiare romano ed è disposto a spendere più dei 15 euro delle trappole di Trastevere. Grande ricerca delle materie prime, che si vede soprattutto negli antipasti sempre diversi. Un discorso a parte per i tortelli di cervello, che sono tra i 5 migliori primi che io abbia mai mangiato.

da johnleg il 15 dic 2009 14:26


maxbor ha scritto
......................Però può anche essere che, stanchi di rigirarsi tra i tavoli dei soliti noti, i professionisti del settore abbiano sposato la filosofia della ricerca del buono alla portata di tutte le tasche.
Che sia o meno la conseguenza di una redenzione poco conta, quel che importa è il risultato che, almeno per me, è senz'altro apprezzabile.
Mi sembra che anche il Mangione confermi questa tendenza.


:) Grazie della risposta,letta solo oggi.

Anch'io sono di questa idea.
E concordo anche sul fatto che il risultato può essere apprezzato.
E penso anche che il Mangione abbia anticipato questa tendenza,piuttosto che confermarla

quattro ruote spostano il corpo,
due muovono l'anima
(Riders Italian Magazine)

da maxbor il 21 dic 2009 09:41


13 ottobre: S. Edoardo. Per Raspelli un onomastico da dimenticare.

FETTUCCINE ALLA BOTTARGA E BRANZINO D'ALTURA NEL VOCIO
Da Bulgari a Milano cucina corretta ma comfort inesistente

EDOARDO RASPELLI - La Stampa 10.12.2009

La location (il posto, si sarebbe detto una volta) è di una sorpresa e di una bellezza senza fine. Avrete lasciato alle spalle il via vai delle spese del lusso di via Monte Napoleone; avrete lasciato dietro di voi il traffico ed il caos di via Manzoni, e sarete entrati in questo agglomerato di palazzi di lusso e di raffinatezza cresciuti, nei secoli, accanto all’antico storico convento religioso. Oltrepassata la garitta della guardiola, vi sembrerà di essere in paradiso. Le case sono silenti; le luci serali alle finestre regalano un’atmosfera da presepe (nel cuore di Milano); siete davanti ad uno degli alberghi più fascinosi d'Italia e del mondo.

All’arrivo della vostra macchina, un addetto (nella svelta divisa tra l’elegante e lo sportivo, comunque di classe), vi avrà aperto la portiera e si sarà occupato della vostra auto e (se vi fermate anche a dormire) del vostro bagaglio.
Dentro, nella piccola hall, il servizio avrà altrettanta velocità e sarà di rara perfezione e classe. Poi, però, dovrete passare nel settore del salotto comune dove vi accorgerete che non c’è più un posto libero perché gli spazi sono quelli che sono in questo hôtel di lusso di una cinquantina di camere dove arrivano da mezzo mondo non solo per dormire, ma per farsi massaggiare nella bellissima spa sotterranea, per godersi, nel silenzio nella tranquillità e nella pace, una cena come si deve... Almeno queste sono le speranze...

«Di grande bellezza anche il ristorante, che sembra una elegante sala da ballo, il bar maestoso, la saletta riservata ai fumatori dove sarà bello sprofondare con in mano un sigaro e nell’altra un grande whisky (se non dovete mettervi alla guida, mi raccomando)»: Memore di quanto scritto a febbraio, la sera di martedì 13 ottobre festeggio (si fa per dire) Sant’Edoardo cercando classe intimità eleganza al ristorante, dove quattro piatti alla carta e mezza bottiglia di vino vi sollevano di 100-110 euro. Nemmeno alla mensa del Corriere della sera di via Solferino 28,che ho frequentato per dieci anni, c’è mai stato un casino così. I tavolini vicini vicini sommergono la grande sala presidiata dall’enorme affascinante bancone del bar dove si assiepa una umanità ricca elegante sgraziata e vociante. Dei camerieri vengono in tre, uno dopo l'altro, a chiederti la comanda; quando ti servono l’acqua non gasata, quella gasata di chi ti accompagna la mettono sotto l’ascella (meglio che il tovagliolo come si faceva una volta da altre parti).
Il menu è difficilmente consultabile, indiviso tra i vari momenti del pasto. Nell’immane stridente vocio, fritto di alici, tartare di manzo, fettuccine alla bottarga, branzino d’altura, fragole e fragoline di bosco (tutto corretto) ti vanno di traverso. Fuori, il vetturiere si fa dare 10 euro senza ricevuta fiscale per la tua sosta di tre ore nell’elegante cortile.

BULGARI
MILANO, VIA FRATELLI GABBA 7/B
TEL. 02.805805233 FAX 02.805805222
SEMPRE APERTO
WWW.BULGARIHOTELS.COM
CARTE DI CREDITO TUTTE
ULTIMA PROVA: 13-10-2009

Voto: 8/20

Sul Mangione sono presenti cinque recensioni, ultima di l_caco del 7.7.2009.
Cappelli: due blu, due verdi, uno giallo.

da maxbor il 19 gen 2010 09:40


IN LANGA CRUDO DI FASSONE, TAJARIN E CAPPONE ALLO SPIEDO
A Serralunga nel nuovo resort una cucina da leccarsi i baffi

Articolo dI EDOARDO RASPELLI sulla Stampa del 15.1.2010

Salite da Alba di pochi chilometri, inanellate 15 chilometri in altrettanti minuti e sarete in un Nirvana per ogni stagione. La vecchia grande panoramica cascina ha lasciato il posto, sulla cima del colle, prima di Serralunga d’Alba, lungo la strada che porta a Roddino, a questa grossa costruzione che è un sogno di straordinaria modernissima affascinante bellezza architettonica. Le dimensioni, non piccole, sono state acquattate nel verde di centinaia di alberi qui trapiantati già avanti con gli anni, a dare fascino e ad attutirne l’impatto. Il Piemonte, la Langa in particolare, ha finalmente una nuova grande struttura, un ambiente ultramoderno, vera e propria cittadella auto-sufficiente ma, contemporaneamente, quante altre mai legate al territorio, a cominciare dai creatori della struttura, la famiglia Dogliani dei Beni di Batasiolo. Dallo Chardonnay, al Barolo ed ora a questo Boscareto Resort & SPA che allinea: un centro benessere con un’affascinante piscina, un bar dai tavoli ben distanti e dal servizio accattivante e perfetto come in tutti i reparti, una vineria, un albergo da sogno spaziale multicolore di una quarantina tra stanze e suite e un ristorante aperto da pochi mesi ma già importante.

Gian Piero Vivalda, a Cervere, la patria del porro, manda avanti con il padre Renzo la celebre Corona Reale da Renzo che dopo sei anni dalla mia prima invocazione su queste colonne ha ottenuto dalla Michelin gastronomica le Due Stelle di buona cucina. Miope e lenta, la «sguida rossa» si è fatta bagnare il naso e precedere sia dalla Guida dell’Espresso sia dalla Guida Critica e Golosa di Paolo Massobrio e non dedica una riga ai Vivalda che qui danno un’importante consulenza gastronomica: Gian Piero, in particolare, ci ha portato uno staff di prim’ordine strappato ad alcuni tra i sommi ristoranti italiani ed ora avrete un servizio perfetto per classe ed educazione e una cucina da leccarsi i baffi.

I piatti sono un inno al Piemonte con sprazzi di fantasia interregionale: il pre antipasto potrà essere costituito da crostacei in salsa per poi essere seguito da carne cruda di fassone piemontese insaporito solo di olio (del Garda), dal molle uovo del pisano Paolo Parisi con salsa di scalogno di Riolo, subric di topinambur e caviale. Al primo, minuscoli agnolotti del plin al burro e salvia e tagliolini al tartufo bianco. Al secondo, di straordinaria cottura il cappone di Morozzo allo spiedo. Straordinari anche i dolci e la piccola pasticceria, con la base dei marroni dell'Agrimontana e del torrone fatto in casa!

100-120 euro per sognare a tavola (per sognare a letto: 190 euro, da soli; 235-275 se in due).

BOSCARETO RESORT LA REI
SERRALUNGA D'ALBA(CN), STRADA RODDINO 21
TEL. 0173.613036
FAX. 0173.613041
SEMPRE APERTO
WWW.ILBOSCARETORESORT.IT
CARTE DI CREDITO TUTTE

PROVATO IL 4-1-2010

Voto: 16/20

Nessuna recensione è presente sul Mangione.

da maxbor il 21 gen 2010 11:05


Sulle colline del Montefeltro Alta Cucina a un prezzo da Trattoria

L'ALCHIMIA DELL'IMPOSSIBILE NELLE RICETTE DI PENNABILI
di Antonio Scuteri

Repubblica — 20 gennaio 2010 sezione: VIAGGI

Un universo parallelo. Nel quale Marilyn Monroe e Arthur Miller vissero felicie contenti, dove il godurioso va a braccetto con l' intellettuale e tradizione fa rima con innovazione. Non sono poi tanti i ristoranti nei quali questa alchimia riesce. Uno lo trovate, inerpicandovi tra le colline del Montefeltro, a Pennabilli, borgo antico reso ancora più magico dalla poesia di Tonino Guerra. Il Piastrino vi accoglierà con la rustica eleganza della bella sala di pietra, con il camino acceso, con le finestre che sembrano quadri, con un servizio tutto al femminile, e una carta dei vini competente e dai ricarichi gentili. In cucina Riccardo Agostini. Dal suo maestro Vissani ha di sicuro appreso l' arte dei matrimoni impossibili, degli abbinamenti arditi. Ma qui gli slanci creativi vengono domati. Posti al servizio del territorio e delle sue, superbe, materie prime. E così, dopo una setosa trippa con melograno e petto d' anatra su crema di zucca, arrivano in tavola piatti-manifesto, come il battuto di manzo con cous cous di castagne, crema di pecorino e tartufo bianco o le quaglie e animelle arrostite con purè di cime di rapa e stracchino. Un accumulo di ingredienti mai fine a se stesso anche nei primi. Dai golosissimi gnocchi di patate farciti di ricotta e noci con bianchetto, ai maccheroni ripieni di faraona con tartufi neri ed uva, salsa al porto e fegato. Ricette dal gusto netto, ma sempre giocate sul filo dell' equilibrio. Non si cambia registro con i secondi: la guancetta di vitellone con composta di topinambur e ristretto di parmigiano si scioglie letteralmente in bocca, l' agnello in due cotture con fonduta di peperoni, pecorino e menta diverte la vista, oltre che il palato. Si vola altissimo al momento del dessert. Nel cannolo croccante di mascarpone, con zuppa di sedano e pepe di Sichuan nulla è lasciato al caso: piacere e consistenze, freschezza e cremosità. Avvertenza finale: quassù non si arriva per caso. Ma lo sforzo del viaggio sarà ricompensato: vi alzerete appagati, e forse anche un po' increduli per un conto quasi da trattoria, con menu degustazione di 5 o 6 portate a 38 e 45 euro.

Ristorante IL PIATRINO - Dal 2010 Una Stella Michelin

http://www.piastrino.it/

Pennabili (PU) Via parco Begni, 5 - Val Marecchia

Sul MANGIONE sono presenti due recensioni: un cappello BLU e un cappello VERDE.

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=13930
Ultima modifica di maxbor il 21 gen 2010 13:25, modificato 3 volte in totale.

da maxbor il 22 gen 2010 11:23


Raspelli contro Michelin, nuovo round nella recensione di questo ristorante della provincia di Cuneo

AGNOLOTTI AI TRE ARROSTI E CAPRETTO AL FORNO A PRIOCCA
E a gennaio al Centro si mangia anche il Fritto Misto

EDOARDO RASPELLI su La Stampa DEL 21.01.2010

I critici turibolanti non se ne sono mai accorti o non hanno mai avuto il coraggio di scriverlo; al pubblico che continua a renderla la guida alla stragrande più venduta d’Italia nessuno gliel’ha mai detto. Ed allora al P.R. della sguida Nichelìn che un giorno mi ha scritto di continuare pure a criticare il loro lavoro così vendono sempre di più, proprio per aumentare le vendite gli aggiungo qualche cosa. Ma come si fa a fare le mappe stradali e gastronomiche di una guida in questo modo? Ma come si fa a mettere le cartine in ordine non geografico ma alfabetico? (insipienza, comunque, lanciata nell’edizione madre, quella francese!). C’è dell’altro: ad Alassio non hanno visto che c'è la meravigliosa Villa della Pergola, uno degli alberghi più affascinanti del mondo; a Serralunga d'Alba che ci sia il Boscareto Resort. E, come ho scritto nel 1999 e poi nel 2003, insipienza per insipienza, nemmeno quest’anno la sguida rossa (di gastro vergogna) assegna almeno una Stelletta di Buona Cucina a questa bomboniera di Antico Piemonte dove la cucina è ancorata con dolcezza soavità, professionalità, amore e commozione al Territorio, alle Tradizioni, alla Terra ed ai suoi prodotti.
Ed allora, per quanti vogliono capire questo nostro Piemonte, per quanti vogliono toccare con mano la bontà dei suoi piatti, anche quelli più semplici e poveri, un consiglio: fate i pochi chilometri nel verde salendo tra le colline fino a questo delizioso paesotto del Roero. Un piccolo ingresso, una doppia porta, sul fondo la sala principale ma, prima, all’entrata,la deliziosa saletta con quattro tavoli ed un camino dove la famiglia Cordero ci prende per la gola da generazioni. Con i vini di una carta che è un magistrale atto d'amore per il Piemonte e l’Italia, eccovi i pani casalinghi ed i grissini irresistibili, i sodi soavi porcini delle colline d’attorno messi sott’olio in casa, la carne cruda resa indimenticabile da un nulla di noce moscata di aglio e del meraviglioso olio Arcadè di Cupra Marittima (Ascoli Piceno), l’insalata di cappone di Morozzo inframmezzata genialmente di cardi, i meravigliosi agnolotti ai tre arrosti (maiale,vitello e coniglio), la commovente emozionante minestra di ceci con costine, i socculenti assaggi di anatra al forno, guanciale di manzo al Barolo e capretto di Roccaverano. Deludente, come al solito, il gessoso Castelmagno, ma straordinari la robiola di Roccaverano ed il Blu della Val Susa. Si finisce con sorbetto di vino Brachetto, meringa con i marroni Agrimontana e ciliegie sotto spirito. Pranzo medio completo e tanta felicità con 55-65 euro. E ricordatevi di prenotare se volete provare il fritto misto alla piemontese (lo fanno solo tra fine gennaio e metà febbraio). La Michelin snobba il Piemonte? E chi se ne frega!

RISTORANTE CENTRO
PRIOCCA D'ALBA(CUNEO),VIA UMBERTO I, 5
TEL. 0173.616112 338.5095936 335.6236528
FAX. 0173.616112
WWW.RISTORANTEILCENTRO.COM
CHIUSURA MARTEDÌ
CARTE DI CREDITO TUTTE


Sul mangione sono presenti sei recensioni tra le quali quattro cappelli BLU.

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=4684

da maxbor il 28 gen 2010 11:04


A Cormons il più buon prosciutto mai mangiato e non solo

CALORE, PROFUMI, ATTENZIONE E L'ABBRACCIO DI UNA TRATTORIA
di Antonio Scuteri

Repubblica — 27 gennaio 2010 - sezione: VIAGGI

L' idea platonica della trattoria. Una bella casa di campagna, con la vista che spazia sulle colline. Una sala di antica raffinatezza. Un grande camino, sempre acceso. Il calore di un' intera famiglia che vi accoglie, e si mette al servizio del vostro star bene. Una cucina che blinda i sapori del territorio senza farsene imprigionare. Venire fin quassù, sul monte che sovrasta Cormons, per una cena alla Subida, significa anche fare un viaggio. Nel tempo, certo, ma anche nello spazio. Al di là e al di qua del confine sloveno, tra le suggestioni e i profumi di un' Italia che è già Europa. Alla carta, o con i menu degustazione, la scelta è ampia. Ma (più che un consiglio è un ordine) iniziate con un assaggio del prosciutto D' Osvaldo. Prodotto, affumicato e stagionato un paio di chilometri più a valle, verrà tagliato al coltello davanti a voi. Il più buon prosciutto italiano mai assaggiato? Non si fa in tempo a chiederselo, e purtroppo è già finito. Tra gli antipasti, la "terrina di cervo in amore" di poetico non ha solo il nome. Il fagottino di pasta fillo con pere, noci e formaggio viene reso balsamico dalla salsa ai fiori di sambuco. Tradizione e intensità nei primi, come i classici maltagliati abbrustoliti e saltati con porcini e finocchio selvatico. O i sontuosi tortelli ripieni di patate, con scaglie di Montasio stagionato. Un sorbetto di sambuco per rinfrescare il palato, e si ricomincia con un classico: filetto di cervo con mirtilli rossi, rape dolci e pere autunnali. Piena sintesi di territorio e di stagione. Come la crema di cachi e pere, servita prima del dolce. Gli stomaci più allenati non rinuncerannoa scegliere dal carrello rari formaggi locali. Gli altri passeranno subito a farsi inebriare dai bocconcini di ricotta al dragoncello dorati tiepidi, con bacche di mirtillo. Piatto goloso, che evoca le frittelle dell' infanzia. Avvertenza finale: siete circondati dai vigneti del Collio goriziano. Tutt' intorno vengono prodotte le più prestigiose etichette friulane. Le potrete scegliere da una carta ricchissima e personale. Il conto? Si resta tra i 50 e i 60 euro, ed è difficile pentirsene.


OSTERIA LA SUBIDA
Loc. Monte, 22
CORMONS (Gorizia)

www.lasubida.it


Sul MANGIONE c'è una recensione di Adem: Capello BLU:

http://www.ilmangione.it/recensione.php ... ione=20621

da maxbor il 05 feb 2010 09:45


GRIGLIATE SENZA GRIGLIA SOTTO LA GHIRLANDINA

GIACOMO A. DENTE all'Osteria La Francescana di Modena
sul Messaggero di Martedì 2 Febbraio 2010

Come un pianista capace di spaziare con coerenza dal Clavicembalo ben temperato di Bach agli Etudes di Gyorgy Ligeti. E’ la prima immagine-emozione che suggerisce il talento di Massimo Bottura, uno chef colto e sofisticato capace di riepilogare nelle sue ricette tutti quegli stupori che fanno buono il buono. Ecco così che una camicia di aglio dolce copre biancheggiando (in differenti, volute rifrazioni, dall’opaco al lucido) il piatto bianco: poi, mentre la spuma si ritira come il drappo di seta di un prestigiatore, accelerata dalle esplorazioni del cucchiaio, ecco comparire le lumache associate a un giusto contrappunto di briciole di pane per sprigionare tutto il loro sapore. Ma l’esplorazione della materia cucinabile non si ferma solo sul pedale del sapore, perché la consistenza è parte dell’esperienza del buono: partendo da questa angolazione l’architettura che va dallo spumoso al croccante consente allo chef di esplorare tutte le potenzialità della scala cromatica di stagionatura del Parmigiano.
Il gioco, la citazione evocativa è invece nel grigliare “in astratto”. Detto così parrebbe virtuosisimo verbale, e invece la classica grigliatona della Riviera Romagnola diventa dentice freddo e crudo (perfetto per spessore) “esposto” al fumo (ecco la griglia senza griglia) più briciole di mozzarella acqua di pomodoro e olio al basilico per bilanciare in grasso-acido e profumi un piatto di immediata evocazione. Niente di strano, d’altra parte, quando in sala Giuseppe Palmieri gioca da una cantina immensa e talentosa per criteri di selezione, arrivando perfino a servire in due temperature diverse lo stesso vino per tirarne fuori l’abbinamento impeccabile. Insomma, Massimo Bottura non è un artista concettuale della cucina. La sua materia è concreta, assecondata, ma non dominata da sapienza tecnica. I tradizionalisti non perdano i tortellini in crema densa di Parmigiano, le tagliatelle al ragù, il tortino di porri scalogni e tartufi al sale di Cervia: un viaggio con tutto il piacere della ri-scoperta. Per poi scapricciarsi di nuovo con invenzioni difficili e di frontiera, come la patata-dessert, un piatto sorprendente, da menu di Avatar, tanto ci scaraventa verso le nostre radici. Non a caso lo chef è ammiratore di un pianista come Thelonius Monk, un genio del virtuosismo ritmico, delle accelerazioni sregolate e delle pause prima di riprendere inedite esplorazioni tonali. Come accade sul piano del gusto percorrendo un suo menu.


OSTERIA LA FRANCESCANA
Modena - Via Stella 22
tel. 059210118
Chiuso dom. e sabato a pranzo
Prezzo medio: 110 euro
VOTO: 10
SI’: quando la perfezione attraversa innovazione e tradizione
NO: il pane troppo speziato


Sul Mangione ci sono dieci recensioni: un cappello Verde e nove Blu.

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=4507

da Paulyste il 05 feb 2010 10:52


maxbor ha scrittoGIACOMO A. DENTE all'Osteria La Francescana di Modena sul Messaggero di Martedì 2 Febbraio 2010


Ora scopriamo chi stava al tavolo dietro al nostro lo scorso sabato :wink: ... abbiamo sospettato che si trattasse di un critico. Ovviamente la recensione nostra e quella di l_caco, a breve sui migliori schermi del mangione, saranno di gran lunga più belle di quella di Dente :D

da maxbor il 08 feb 2010 10:23


IL CASANOVA CONFERMA CHE NEL BERGAMASCO SI MANGIA BENE IL PESCE
"Scampi crudi, gamberi rossi e tagliolini al pesto a Curno"

EDOARDO RASPELLI su La Stampa giovedì 4 febbraio 2010

Non solo i vertici, ma anche un grande numero di ristoranti ottimi e buoni. Non solo i sommi locali del mangiar bene, ma anche una rete, una ragnatela, diffusa, comune e che copre vari territori, dove la buona qualità del cibo si unisce al positivo risultato gastronomico.

Questa è la Lombardia, che divide con il Piemonte, il primato tra le più succulenti regione italiane. Attenzione, parliamo di ristorazione, non di gastronomia perché altre zone d’Italia battono, per tradizioni plurisecolari, il Nord del Tricolore, ma è qui, tra Torino e Milano che si sono formate negli anni le condizioni per il primato. In Lombardia, da sempre, si mangia bene il pesce. L’Orobica Pesca, alla periferia sud di Bergamo, da decenni diffonde fuori dalle zone di mare il miglior pescato del nostro Paese e, di conseguenza, ecco il pesce a trionfare da sempre, curiosamente, da queste parti: Vittorio già a Bergamo ora a Brusaporto, la Piazzetta di Brescia, Ringo di Travagliato, il Capriccio di Manerba (colpito dalla tragedia), l’Esplanade ed il Cavallino di Desenzano, Nadia a Castrezzato, San Martino di Treviglio, Ravecca di Romano di Lombardia... Materia prima di grande fragranza e bontà, da anni, e poi professionalità e mano felice per connubi tra tradizione e sprazzi di misurata fantasia.

E poi (e non è una cosa da poco) qua e là, ogni tanto, qualche nome nuovo (e già ottimo) che si affaccia sul palcoscenico del primato. L’ultimo nato alla fama marina è poco lontano dal centro di Bergamo, nel paese di Curno, sulla trafficata orrida lunghissima arteria che porta nella città del Colleoni e dei Nerazzurri. In mezzo ai falansteri del vetro cemento spunta vistosa tra tante luminosità, prepotente, la colorata insegna del Casanova, dove Casanova non ha richiami di altro tipo se non quello di essere il cognome dei due fratelli, Livio in sala, Daniele in cucina, che, con un famoso amico, altrettanto appassionato, Eddy Mazzoleni (terzo al Giro d'Italia del 2007!!!!) hanno lanciato questo lucente locale. Il locale a elle è rutilante di grigio bianco e rosa. Alle pareti spatolate le immagini del Calendario Pirelli (sono molto più splendenti i muri che le foto scarsamente frizzanti della celeberrima pubblicazione), dove avrete un servizio svolto da giovani in chiave amichevole, confidenziale, educatamente complice.

Tutto pesce: crudo di scampi, gamberi rossi meravigliosi, astice, tonno, spigola; acciughe e peperoni, tiepido di astice, risotto Carnaroli con scampi e gamberi, tagliolini al pesto con sempre succulenti gamberi rossi, baccalà gustosamente scottato, maialino da latte. Ottimi come tutto il resto i dolci casalinghi (compreso lo squisito croccante). Musica un po’ alta, coperto di 2,5 euro e menu medio completo con 60-70 euro.

CASANOVA
CURNO (BERGAMO), VIA BERGAMO 16
TELEFONO 035.615051
CHIUSURA LUNEDÌ
CARTE DI CREDITO TUTTE

PROVATO IL 4-12-2009

Voto 14/20


Sul Mangione sono presenti due recensioni di Parakarro: un cappello verde e uno blu.

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=42391

da maxbor il 11 feb 2010 11:21


UN RAFFINATO GIRO D'ITALIA IN PIENA MILANO TRENDY

Antonio Scuteri su Repubblica — 10 febbraio 2010 sezione VIAGGI

Le pareti sono ricoperte da grandi foglie di gommapiuma in tutte le tonalità del verde. Dal soffitto scende una pioggia di decine di tovagliolie canovacci. Le mura sono scrostate ad arte. I tavolini di metallo (un po' troppo piccoli), uno diverso dall' altro. Difficile non partire da ambiente e arredi per raccontare Pane e Acqua, ospitato in un' ex tabaccheria della vecchia Milano. Da due anni è il regno di Francesco Passalacqua. Un cuoco di origini piemontesi e formazione creativa, alla guida di un locale di tendenza. Un connubio di elementi in apparenza di ardua conciliazione,e che invece dà vitaa una cucina solida, senza azzardate fughe in avanti, ma al tempo stesso non ripiegata sul passato. Per rendersene conto basta aprire il menu, anch' esso originale, inserito com' è sotto le copertine di vecchi libri. Se un antipasto come le puntarelle con acciughe, mozzarella di bufala e pane a lunga lievitazione si fa notare soprattutto per la qualità delle materie prime, colpisce invece per ricchezza di gustoe accostamenti il tuorlo fondente su bianchetti e carciofi ai capperi. Tra i primi la pasta di farro con cime di rapa, salsiccia di Bra e agrumi al peperoncino è un divertente giro d' Italia dei sapori. Tutto padano, invece, uno dei piatti meglio riusciti: la minestra di grana con ortaggi d' inverno e aceto degli Estensi. Una gioia per il palato, ma anche per gli occhi grazie a una presentazione quasi pittorica. Impronta piemontese nel pollo ruspante con crema di sedano rapa alla birra e cardi gobbi croccanti. Al momento del dolce una delle rare concessioni esotiche, con la salsa al tè verde Matcha che ricopre la fresca crema di melograno. Adeguata al contesto, e alla filosofia di cucina, la carta dei vini (e delle birre artigianali), dai ricarichi corretti, con un occhio di riguardo alle produzioni biologiche. Avvertenza finale: siete in zona Magenta, tra struscio e shopping. Il locale è di design, il cuoco di fama, la cucina elaborata. Ci sarebbero tutte le premesse per un conto doloroso. E invece no: si resta in limiti ragionevoli con un degustazione da 50 euro, poco di più alla carta.

Ristorante PANE E ACQUA di Milano

Sul Mangione ci sono tre recensioni: due cappelli verdi ed uno blu.

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=15035

108 messaggiPagina 3 di 6
1, 2, 3, 4, 5, 6
Vai a

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 224 ospiti

Moderatori: Silbusin, scogghi

cron