da silbusin il 29 mag 2008 23:36
Volavi per tuffarti nell’acqua agitata della vita a cogliere le pagliuzze lucenti della quotidianità, poi una cabrata improvvisa, un’ala che si spezza e il tuffo in quel mare diventato oscuro diviene una discesa infinita. Così te ne sei andato in una giornata in cui anche il tempo ostile velava con la pioggia l’aria di maggio ripiena di fiocchi.
Il silenzio. Era in tutti noi presenti, ognuno sembrava guardare in se stesso e il bisbiglìo era dettato dal passarsi quelle comunicazioni di servizio che punteggiano queste occasioni non dal dover dire qualcosa.
Il dolore. Asciutto, fermo, composto come un severo vino nobile, che rendeva il volto dei tuoi familiari figure del Masaccio. Un dolore che ti trapassava come una lancia permeandoti della loro dignità lasciandoti smarrito e sollevato dal non dover dire nulla. E’ bastato un abbraccio, un bacio, non c’era spazio per parole balbettanti.
E il tuo bimbo dai tratti delicatamente pallidi si muoveva in tutto questo silenzio elaborando chissà quali paure o speranze. Protetto fortunatamente dalla dolcezza dei suoi pochi anni. Troppo il dolore per capirlo ancora appieno. La vita darà spazio a tanti imprevisti, ma oggi non era il tempo.
Il rifiuto. Feroce la malattia che ti ha inseguito senza darti tregua e la tua Fulvia non poteva accettarla, non poteva piegarsi e, figura dolentissima scossa continuamente da un pianto irrefrenabile, ti ha sempre voltato le spalle anche quando il cigolio dell’argano calava il tuo bozzolo in quel mare limaccioso. E tu avresti capito quel suo rifiuto pieno di una rabbia tenerissima per non guardare, per non accettare il male che si aggiungeva al male. Ed io con tutte le mie debolezze non ho saputo altro che stringerle le mani e tenerle strette il più a lungo possibile tremolando con la voce saluti di amici lontani che mi avevano delegato il loro dolore. Come mi sono sentito insignificante davanti alla tua belle guanciotte, Rinaldo!
Mi mancherai Ronny perché non è giusto morire giovani e avrei voluto parlare ancora con te del sapore di corniolo di quel vino dell’Oltrepò. Non potremo più prenderci in giro. Pensa Ronny, qualcuno, sapendolo, ha irriso la tua malattia: adesso ci credo, gli orchi esistono sia nelle favole sia nel web.
Dicevano gli antichi che nessuno sarebbe morto mai se fosse vissuto nei pensieri e nelle parole dei suoi cari, dei suoi amici: ogni giorno il ricordo ti farà rivivere in modo amarissimo e dolce al tempo stesso, contrasto di emozioni, un’immaginifica composizione da far invidia a qualsiasi cucina creativa. Sono certo che saresti il primo a dire alla tua sposa “coraggio”, bisogna andare avanti, con tutto il tuo amore, anche nelle piccole cose che ti aveva portato a cambiare l’avatar del tuo nick su questo forum: un immaginario passaggio del testimone, un delicato gesto che pochi o molti avranno colto. Che importa?
Ora riposa in pace.