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da Fante il 11 set 2007 12:32


silbusin ha scrittoAll'artista minori limiti al buon comportamento? Educazione a due livelli?
Mah...permettimi qualche dubbio.


Ti permetto questo e altro mon amour :shock:

Ma insomma.....è più maleducato Jarrett che si lamenta dei flash o l'idiota che gli spara il lampo in faccia mentre suona? E' Pierangelini scorbutico o sono i clienti inopportuni che vogliono conoscere lo chef quando magari questo sta spignattando? Forse gli dovrebbe bastare conoscere il lavoro dell'artista non l'artista...

da silbusin il 11 set 2007 14:46


Fante ha scritto
silbusin ha scrittoAll'artista minori limiti al buon comportamento? Educazione a due livelli?
Mah...permettimi qualche dubbio.


Ti permetto questo e altro mon amour :shock:

Ma insomma.....è più maleducato Jarrett che si lamenta dei flash o l'idiota che gli spara il lampo in faccia mentre suona? E' Pierangelini scorbutico o sono i clienti inopportuni che vogliono conoscere lo chef quando magari questo sta spignattando? Forse gli dovrebbe bastare conoscere il lavoro dell'artista non l'artista...

Per "l'altro" ci mettiamo d'accordo stasera nell'intimità... 8)
Per le altre cose c'è da dire che certi artisti sono sempre maleducati: non è la sola volta di quello che gli spara un flash sulle gengive, ma di quella che non gradisce che la gente arrivi in ritardo, di quell'altra che non andava bene la scenografia, ecc.
E allora questi atteggiamenti si chiamano capricci. Persino Hollywood non lo consente più alle sue star.
Certamente con duecento persone davanti i brodi primordiali possono essere numerosi e sono io il primo a dire che i cafoni andrebbero presi a calci nel kulo.
Me se siamo in un ristorante con una clientela "selezionata" (almeno economicamente) e che paga "la duecento euri" la burberità se la può mettere in quel posto. IMHO.

da Lazzaroni il 11 set 2007 15:59


Ehm... ho cominciato con una... Pierangiolinata ?!?
In effetti volevo rispondere, ma ho aperto un topic...
Come blogger sono una burba, portate pazienza.
Ad ogni modo per comodità e continuità riporto qui sotto il mio pensiero di prima:


Siccome la bella discussione in corso è nata partendo dalle mie righe, alle quali apprezzo che tutti quanti abbiate voluto dedicare il vostro tempo, mi sembra a questo punto giusto che mi esprima in prima persona.
Questo non per delegittimare il mio ottimo avvocato Primiballi, oltretutto straordinario compagnone di mangiate ed avventure letterarie, oltre che uomo bellissimo e vero Stallone Italiano, ma perchè io c'ero in entrambi i casi del contendere e mi fa piacere raccontare quel che ho visto coi miei occhi, sentito con le mie orecchie, gustato con le mie allenate papille .

La grande differenza tra Jarrett e Pierangiolini è che, seppur incacchiato come una tigre dai denti a sciabola, Jarret a Verona ci fece ruzzolare giù dai gradoni dell'Arena con una versione stellare di God bless the child, mentre Pierangiolini ci ha solo fatto intravedere le potenzialità del suo genio che, per quello che ci ha fatto mangiare, potrebbe anche non essere tale.

Io non ho fatto nulla per conoscerlo, ho aperto la porta ed era lì.
Ad un mio buongiorno lui si è alzato ed è rientrato in cucina senza rispondere al saluto.
Lui si è piazzato davanti al tavolo con il taccuino per la comanda in mano senza dire nulla.
Nulla, eh?
Muto come la sfinge.
E quando gli ho chiesto il suo gran menu mi ha mezzo ringhiato che non lo faceva, senza spiegazione.
Poi mi manda in tavola una pallina di baccalà col tartufo di legno...

va beh, non rifaccio la rece, ma x me il primo ristorante d'italia dovrebbe essere ben altra cosa

da il_verza il 13 set 2007 21:28


Lazzaroni ha scrittova beh, non rifaccio la rece



ODDIO SANTO, lo spero bene!!!!!! :shock: :shock: :shock: :shock:


Clicca qui :( ........ e poi pure qui :cry: :cry:


:D E fortuna che leggevo qua e là di un Kelablu giù di tono.....

da primiballi il 14 set 2007 17:30


ma avete presente Jimmy Il Fenomeno?
trattasi di attore eccelso, artista forse involontario ma sublime

perché lo dico? perché ne parlo?

perché, ahimé, ho cliccato (mai cliccare, mai !) qui sopra e sono andato nel sito ufficiale di quei fighetti del gambero, per trovarci la debolissima presa per il culo della splendida presa per il culo di Lazzaroni
e allora, per calmarmi non ho pensato al divino Lazza (scusa, Lazza: non è bastato...: ho dovuto concentrarmi sull'Oracolo Jimmy, e come sempre ha funzionato)

si sa che agli arricchiti da fastidio il popolo (e noi qui siamo anche gente da agriturismo e da osteriaccia, peste ci colga, evidentemente) ma ho una pietruzza da buttare là: vista sul parcheggio, rifiuto di eseguire piatti sulla carta, muri scrostati, bicchieri sbagliati e maleducazione imperante.
cucinasse anche Gesù Cristo, come fa un locale del genere (che in più ti ciuccia duecento euri minimo, bevendo) ad essere così blasonato...?

mah...mi verrebbe una risposta sola, ma sarebbe calunniosa e, dio e gli uomini lo sanno, noi siam quelli deboli, e allora ce ne stiamo zitti

...e sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re, al grande cuoco, al cardinale....

vpc

da shoveler il 10 ott 2007 19:05


Bonilli said:

96 Gambero Rosso
Quest’anno Fulvio Pierangelini è primo e solo, così chi lo apprezza sarà contento e gli altri rosicheranno un po’ di più.


96
Gambero Rosso
San Vincenzo (LI)
chef Fulvio Pierangelini
57 cucina - 19 cantina - 8 servizio
9 ambiente - 3 bonus


L.M.G. Said:

Pierangelini è uno degli ultimi artigiani che rimangono nella cucina; personale, intrasferibile... davanti ai fornelli, marcando la differenza. Lui e un paio di giovani cucinano per i 14/20 privilegiati che ogni giorno hanno l’immensa fortuna di accedere a questa magnanima manifestazione d’arte. Un AUTORE italianissimo.


Prolet said:

Può l'esperienza di qualche ora in un ristorante essere talmente
assoluta da regalare una persistente,incomprensibile e inquietante emozione?
Può una cucina straordinaria colpire l'intelletto quasi quanto il palato?
Può uno chef essere artigiano ed intellettuale,senza mai cadere in banalità o contraddizioni?

Shoveler:

menù degustazione 100 euro

menù degustazione 125 euro (con aggiunta di un secondo di carne)

menù "provocazione" 200 euro


congratulazioni al cuoco e a tutti i suoi colleghi che lavorano con onestà,sapienza e grande capacità intellettuale

grazie per le grandi emozioni che sapete trasmettere

da Fante il 10 ott 2007 19:14


Immagine

da caneciccio il 10 ott 2007 19:21


Scussssate ma non ho capito: ma gli hanno dato iltopdeltop del voto solo per farci rosicare?.... :lol:

Cave (ciccium)canem...
EIL School

da primiballi il 11 ott 2007 07:37


ma quello sopra è un post, un commento, una reclame...?
chi è, la mamma di poerangelini...?
...mamma mia...

da gumbo il 11 ott 2007 09:54


caneciccio ha scrittoScussssate ma non ho capito: ma gli hanno dato iltopdeltop del voto solo per farci rosicare?.... :lol:


Non è la scheda, è una battuta sul blog di bonilli.

Shoveler ha fatto un riassuntino, embè? 8) :lol:

da ilForchetta il 11 ott 2007 10:39


Che tristezza.... :(

da lauciani il 11 ott 2007 11:07


ALL'HARRY'S, TEATRINO DEL CIBO GREVE E NARCISO – AL RISTO DI D&G, LA COTOLETTA E’ SEMPRE GOMMOSA - NON RICEVO A CASA IN DONO/ASSAGGIO PACCHI ZEPPI DI LECCORNIE NÉ CASSETTE DI VINI, NON SONO AMICA DEGLI CHEF. INSOMMA, NON SONO UN CRITICO GASTRONOMICO…





1 - ALL'HARRY'S CON MARCO POLO
Camilla Baresani per il “Domenicale” de “Il Sole 24 Ore”

«Nel continuo raccontare ch'egli faceva più e più volte della grandezza del Gran Cane, dicendo l'entrate di quello esser da 10 in 15 milioni d'oro, e così molte altre ricchezze di quelli paesi riferiva tutte a milioni, gli posero per cognome messer Marco detto Milioni».

Marco Polo, insomma, a detta dell'umanista e geografo Giambattista Ramusio, era giudicato un po' sbruffone dai contemporanei veneziani. Se fosse un personaggio di oggi, me lo figurerei mentre racconta le sue storie milionarie seduto a un tavolo del piano terra dell'Harrys Bar. Attorniato da modelle con le gambe troppo lunghe per star rintanate sotto la tovaglia, e da rampolli di industriali della marca veneta, coi colletti della camicia così alti da sfiorargli i lobi, mentre ai tavoli accanto siedono facoltosi americani con l'aria da collezionista, avanzi di jet set, tranquilli gentiluomini veneziani dalla lunga consuetudine con l'alcol e con le stranezze del circo biennal-turistico, che parlano fitto, in dialetto.

È, l'Harry's Bar, l'incarnazione del locale piccolo, un po' opprimente, sul Canal Grande ma senza vista. Eppure è anche l'incarnazione del posto dove tutti vogliono andare dato che proprio quella scarsità di spazi e quell'assenza di tentazioni paesaggistiche permettono di concentrarsi sull'affollato teatrino che vi si svolge. Perché in fin dei conti quel che fa il successo duraturo di un locale non sono le meraviglie degli arredi, né gli stilisti che ci mettono il nome né gli chef passeggeri, bensì una certa intimità, uno starsene addossati gli uni agli altri, un parlar male della cucina, delle bizze narcisistiche del proprietario, della sua cupidigia, e però salutarlo con gran sorrisi e strette di mano.

Perché praticamente è sempre presente, e, quantunque scivoloso e palancaio ti riconosce, ti detesta pure lui, ma non sa vivere senza i suoi clienti. All'Harry's i cibi sono preparati con immutabile tocco di considerevole grevità, eppure si finisce per tornarci sempre; se non altro per godersi il piacere perfido di vedere i camerieri che respingono straniati gruppi di forestieri in bermuda e canottiera, senza verbose spiegazioni, con un solo inappellabile gesto della mano che indica sconvenienti polpaccioni nudi e calcagni arrossati dentro ciabatte carrarmato.

E lo show della tovaglia? All'Harry's sono bellissime, di lino sottile, d'un elegante giallo tenue. A metà pasto, invece di ramazzare le briciole con dorsi di coltello o palette, come avviene altrove, i camerieri arrotolano con tecnica millimetrica una nuova tovaglia e ne fanno un lungo grissino che poi srotolano sulla tovaglia usata, trasferendovi via via le stoviglie.

Altra specialità sono i prezzi. Ingiustificatamente alti, come da fama che li precede e da tradizione veneziana, eppure più bassi della media dei ristoranti dei dintorni grazie a una "voce amica" (è uno sconto del 20% riportato nella ricevuta fiscale) che viene concessa a tre quarti dei presenti e a chiunque ne faccia richiesta con modi da habitué; scegliendo il dignitoso vino della casa si può riuscire a cavarsela con 65 euro a testa.

Quanto al cibo, è la cosa meno interessante. Tenetevi alla larga dai tagliolini bianchi gratinati al prosciutto, dal pollo al curry con riso pilaf, da risotti, pasticcio di tagliardi... oppure mangiateli ma preparate sul comodino il bicchiere d'acqua e bicarbonato. I piatti più equilibrati li trovate negli antipasti; la tartare di tonno, per esempio, una delle specialità più diffuse e mal eseguite dalla ristorazione contemporanea, è particolarmente buona, da preferire al celebre carpaccio.

2 - NON RICEVO A CASA IN DONO/ASSAGGIO PACCHI ZEPPI DI LECCORNIE NÉ CASSETTE DI VINI, NON SONO AMICA DEGLI CHEF. INSOMMA, NON SONO UN CRITICO GASTRONOMICO…
Intervista di Viviana Musumeci a Camilla Baresani per Mediaforum

Come si diventa critico gastronomico? Dove si impara a mangiare, ma soprattutto a giudicare l'eccellenza del cibo?
Anzitutto non sono una critica gastronomica. Meglio precisarlo, perché i
critici veri e propri si arrabbiano. Io, semmai, sono una scrittrice gourmet... faccio la scrittrice e questa passione per il cibo non la considero uno sbocco
professionale: infatti non ricevo a casa in dono/assaggio pacchi zeppi di
leccornie né cassette di vini, non sono amica degli chef che dunque non vengono a cucinare a casa mia per me e i miei amici, sto lontana da eventi, appuntamenti e feste che possono poi aprire le porte a consulenze, non modero dibattiti sul prosciutto o sul prosecco. Evito insomma le molte cose più o meno gradevoli e redditizie che capitano ai professionisti della critica gastronomica.

Ho pensato che avrei letto qualche tuo articolo (sul Nikki Beach del Lido, Venezia,, ndr) e invece niente. Come mai?
Non mi è sembrato il caso di dedicare un articolo a un ristorante che apre solo per dieci giorni all'anno. Comunque, non è detto che non lo faccia prima o poi, perché di cose da dire ce ne sarebbero. Alla fine del pranzo ho chiesto il conto; mi è stato detto che non avevano ancora la macchinetta della carta di credito, perciò dovevo pagare in contanti o con un assegno. Si erano dimenticati di avvisarmi. Non avendo né gli uni né l'altro ho risposto che sarei ritornata il giorno dopo, quando fosse stato possibile pagare con la carta. Mi è stato chiesto di lasciare o la carta di identità o addirittura
l'orologio in pegno. Per 69 euro! E insistevano.

Lo scorso anno sei incorsa nelle ire del duo Dolce & Gabbana perché hai osato criticare il loro ristorante Gold di Milano. Il tuo direttore (Ferruccio De Bortoli, ndr) ti ha in qualche modo ripreso, visto che Il Sole 24 Ore rischiava di perdere i soldi pianificati della pubblicità?
A dire il vero, De Bortoli ha preso le mie difese ed è stato gentilissimo con
me quando a Striscia la notizia gli hanno consegnato il Tapiro d'oro.

Però, se non ricordo male, qualche giorno il tuo articolo, per una coincidenza molto strana comparve, sempre sul Domenicale, un articolo firmato da Davide Paolini che recensiva positivamente il ristorante.
Diciamo che è riuscito a rimediare. Però personalmente non ho ricevuto nessun tipo di pressione.

In seguito sei tornata al Gold?
Certo. Sono stata oggetto di una tale arroganza e volgarità che mi sono
incaponita e sono ritornata. Non ho cambiato idea sulla cucina. La cotoletta
era ancora gommosa. Il locale è bello e l'avevo anche scritto - del resto Dolce e Gabbana sono due stilisti. Ma i camerieri, per quanto di aspetto gradevole, hanno una competenza da commessi di boutique. Non si può fare tutto nella vita.

Penso che, in realtà, la provocazione dei due stilisti avesse come obiettivo quello di farsi pubblicità, anche perché il Domenicale del Sole 24 ore ha un genere di lettori che sono piuttosto lontani dal tipo di clientela che ambisce a frequentare il Gold. Tra l'altro, ogni volta che ci ho messo piede, era mezzo vuoto. I due maleducati sostengono che è sempre pieno, si vede che quando ci vado io preventivamente si svuota.


Dagospia 07 Ottobre 2007

da Bob il 11 ott 2007 11:29


Potremmo riprendere il discorso sulle carte di credito, che ne dite? :twisted: :twisted:

"Sul vino, bevo qualunque cosa mi raccontiate, sul cibo, ci mastico abbastanza"

da Lazzaroni il 11 ott 2007 11:47


E così in italia dopo aver avuto duraniane e spandies, cicciolini e sorcini, siamo caduti al fine: oggi abbiamo le scamarcine e le pierangioline.

da silbusin il 11 ott 2007 15:30


si però el temp di zuelfi e ghibelin l'è pasà dàn tocc...muchéla tucc che l'è na stufida sto pierangelini dell'ela. basta eh? :P :P
:D

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