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da tpt il 15 lug 2008 23:21


Mica tanto Bob. Un ristoratore sa dal principio il tipo di cucina che tende a privilegiare, sia cuoco oppure no.

da chefalfio il 15 lug 2008 23:41


Di solito quando si apre un posto lo si apre per esprimere la propria cucina !!!


E infatti sono quelli che soffrono di più :cry:

chefalfio42

scherza con il fuoco ma non con il cuoco

da stefano66m il 16 lug 2008 09:42


chefalfio ha scrittoDi solito quando si apre un posto lo si apre per esprimere la propria cucina !!!


E infatti sono quelli che soffrono di più :cry:


Si possono anche fare degli aggiustamenti in corsa, se il brodo di montone della Lettonia è il piatto preferito dello chef ma nessuno lo sceglie mi sembra imprenditorialmente sano levarlo dal menu :)

Non so se il mio dire è entrato nel suo capire...

da chefalfio il 16 lug 2008 10:00


stefano66m ha scritto
chefalfio ha scrittoDi solito quando si apre un posto lo si apre per esprimere la propria cucina !!!


E infatti sono quelli che soffrono di più :cry:


Si possono anche fare degli aggiustamenti in corsa, se il brodo di montone della Lettonia è il piatto preferito dello chef ma nessuno lo sceglie mi sembra imprenditorialmente sano levarlo dal menu :)

Tipo azzardare in carta un cannellone ripieno con rognone trifolato su zuppetta di tartufo nero :?: :wink:

chefalfio42

scherza con il fuoco ma non con il cuoco

da stefano66m il 16 lug 2008 10:19


chefalfio ha scritto
stefano66m ha scritto
chefalfio ha scrittoDi solito quando si apre un posto lo si apre per esprimere la propria cucina !!!


E infatti sono quelli che soffrono di più :cry:


Si possono anche fare degli aggiustamenti in corsa, se il brodo di montone della Lettonia è il piatto preferito dello chef ma nessuno lo sceglie mi sembra imprenditorialmente sano levarlo dal menu :)

Tipo azzardare in carta un cannellone ripieno con rognone trifolato su zuppetta di tartufo nero :?: :wink:


Se però non lo mangia nessuno, non sapendo quello che si perdono 8) , è meglio sostituirlo con dei cannelloni tradizionali o spaghetti alle vongole

Non so se il mio dire è entrato nel suo capire...

da Fante il 16 lug 2008 10:26


E' vero.
Perchè non affiancare a qualche virtuosismo da guitto, qualche piatto tradizionale, mOOOOOOOlto ben fatto, ma che faccia contenti gli amanti del oh come si mangiava da nonna Ermenigilda?

Insomma fare un menù fifti fifti

da Bob il 16 lug 2008 10:53


chefalfio ha scrittoDi solito quando si apre un posto lo si apre per esprimere la propria cucina !!!



Sarà. :roll:
A me sembra che aprire un ristorante sia iniziare un'attività lavorativa, non un bisogno esistenziale. Poi, uno è libero di comportarsi come crede, ma se nell'"esprimere la propria cucina" non si batte un chiodo, forse è meglio fare altre scelte.
Con questo non dico che uno non debba "tentare" di esprimere i propri gusti o le proprie preferenze, ma da qui al "o con me o contro di me", ce ne corre.
Io faccio un lavoro in cui la creatività è ai massimi livelli, e sono divorato dall'ambizione di "esprimere la mia personalità", ma quando mi hanno chiesto di inventare delle linee per i mercati arabi, l'ho fatto. E mi sono venute anche bene (nel senso che le hanno vendute bene). Si chiama "lavoro". E sono felice per il solo fatto che, nell'insieme, io abbia un buon 25% di attività interessante e "solo" il 75 di rottura di p.....
Poi, se mi pagassero, sarei ancora più contento...... :twisted: :evil:

"Sul vino, bevo qualunque cosa mi raccontiate, sul cibo, ci mastico abbastanza"

da butter_fly il 16 lug 2008 11:06


Bob ha scritto E sono felice per il solo fatto che, nell'insieme, io abbia un buon 25% di attività interessante e "solo" il 75 di rottura di p.....
Poi, se mi pagassero, sarei ancora più contento...... :twisted: :evil:


io sto ancora al 10% - 90% :cry:


da Bob il 16 lug 2008 11:08


butter_fly ha scritto
Bob ha scritto E sono felice per il solo fatto che, nell'insieme, io abbia un buon 25% di attività interessante e "solo" il 75 di rottura di p.....
Poi, se mi pagassero, sarei ancora più contento...... :twisted: :evil:


io sto ancora al 10% - 90% :cry:

Che è quasi la norma.
Infatti è quel 25% che mi fa proseguire 'sto c.... di lavoro.... :evil:

"Sul vino, bevo qualunque cosa mi raccontiate, sul cibo, ci mastico abbastanza"

da tpt il 16 lug 2008 11:32


Forse sbaglio ma il cuoco difficilmente riesce ad esprimersi ad alti livelli se non percorrendo le strade che ama. Siccome non te lo ha prescritto il dottore di aprire un ristorante, lo fai solo e se trovi la location adatta al tipo di cucina che non solo vuoi ma che sai creare.

da caneciccio il 16 lug 2008 11:42


Allora... non sono un cuoco ma quando dovevo aprire la mia attività ho preso una bella mappa di Roma, e ho studiato al situazione della concorrenza. In maniera puntigliosa: quanta, e di che tipo, era la mia concorrenza. E poi il bacino d'utenza disponibile.
Individuata la zona adatta alla mia attività, mi ci sono messa a cercare l'ufficio adatto.
In affari mica si può andare a casaccio.

Cave (ciccium)canem...
EIL School

da Bob il 16 lug 2008 12:19


Voglio solo chiarire il mio pensiero, e non fare il puntiglioso...
Ovvio che, appena si può, si cerchi il locale adatto nel posto adatto. Poi, però, può essere che non si riesca a trovare "esattamente" quello che si cerca, oppure che la realtà sociale si dimostri, alla fine un po' (o molto) diversa da quello che ci si aspettava. A questo punto, ci si adatta o si muore. Nel primo caso, o non si apre, o si accettano dei compromessi, nel secondo si lima la propria posizione. Inoltre, CC, è diverso il caso di chi offre un servizio, e di chi offre un prodotto. Chi offre un servizio può anche ipotizzare un avviamento dovuto alle proprie conoscenze, che possono mantenerlo come consulente indipendentemente dalla posizione geografica. Chi offre un prodotto, invece, almeno agli inizi, deve contare sulla realtà locale.
Io penso (ma qui mi si può correggere a volontà) che, quando uno decide di aprire un ristorante ( e quindi necessita di un locale con caratteristiche ben determinate), non sempre può contare sull'esatta rispondenza del locale alle sue aspettative. Spesso, io credo, può capitare che si esca dalla zona o ce si abbiano delle carenze (o dei surplus non richiesti). Cosa si fa, allora? Si aspettano tempi migliori, o si apre ugualmente. Io credo (sempre opinione mia) che, una volta che si è presa la decisione di aprire un locale, essa non possa essere rimandata di molto: ci sono investimenti, finanziamenti, licenze, permessi, scelte di vita...tutto un insieme di cose. Quindi, o si apre con quello che si trova, o non si apre del tutto. Ma forse sbaglio.

"Sul vino, bevo qualunque cosa mi raccontiate, sul cibo, ci mastico abbastanza"

da merit127 il 16 lug 2008 13:10


Non in ultimo c'è da considerare che una realtà come Roma(parlo di questa perchè la conosco), non offre grandi opportunità in quanto, ad eccezione della IV Circoscrizione, non vengono rilasciate "autorizzazioni alla somministrazione di alimenti e bevande" in nome di un "piano commerciale" che, anzichè favorire la concorrenza, tutela coloro che sono già presenti sul mercato. :(
Ora al di là del fatto che eccezione fatta per i notai, farmacisti e forse qualqun'altro, per quanto a mia conoscenza, non esiste "numero chiuso" per le altre professioni, ritengo che debba essre il mercato(Domanda-Offerta) a selezionare i migliori e non l'amministrazione. :evil:
Alla auce di quanto detto credo che la scelta di dove aprire un ristorante sia bruscamente ridotta!(se di scelta si può parlare).
So che esiste una direttiva europea, alla quale ci dovremo uniformare, che prevede la totale liberalizzazione delle "licenze", ma dati i tempi con cui in italia recepiamo certe direttive....

A causare le ansie provvede la vita, a interromperle provvede la vite.
E' la dose che fa il veleno!

da tpt il 16 lug 2008 13:40


Merit, una cosa sono le licenze per la vendita al minuto ... se vuoi aprire un negozio di abbigliamento o di casalinghi, per intenderci, nessuno ti dirà mai nulla .... presenti la comunicazione di avvio attività corredata di iscrizione CCIAA, ecc .... e parti

Ma a prescindere dalle farmacie, esistono altre attività che vengono considerate di "pubblica utilità" tra queste ci sono:

- panetterie;
- tabaccherie;
- edicole ...


Ecco che chi ha un simile esercizio, ad esempio, non può come per gli altri commercianti, decidere quando fare le ferie ... vengono regolamentate proprio per assicurare ai cittadini la presenza minima di negozi appunto, di prima necessità, anche durante i mesi estivi.

Sono soggetti a restrizioni anche in caso di nuove aperture .... ci sono le distanze da rispettare tra i punti vendita di un determinato settore merceologico, il bacino d'utenza (quanti probabili clienti possa avere la zona), ecc ....

A mio avviso è giusto sia così! Ti faccio un esempio: chi apre una farmacia in centro a Roma pagherà un affitto molto alto per i muri oppure dovrà sborsare una somma elevata per l'acquisto degli stessi.

Come l'ammortizza? Attraverso la "quantità di clienti" che quel negozio, in zona di passaggio, può portare al suo interno.

Se domani mattina, un altro farmacista decidesse di aprire un altro esercizio per ipotesi di fianco, ecco che l'intero quartiere si troverebbe con due farmacie tra le quali effettuare la scelta di dove andare ad acquistare medicinali e parafarmaceutici, due farmacie ma lo stesso numero di "possibili clienti".

Il rischio? Che nè un farmacista, nè l'altro riescano ad ammortizzare la spesa dell'affitto dei locali con inevitabile chiusura di uno o di entrambi gli esercizi.

Ed ecco che il quartiere rimarrebbe senza un negozio "di pubblica utilità".

Può essere fatto lo stesso discorso per i ristoranti ... infatti c'è una bella differenza tra un bar, ristorante, pizzeria ed ... ad esempio un negozio di scarpe.

I primi, se rifiutano l'utilizzo del bagno ad una persona che si precipita all'interno perchè "gli scappa la cacca" incorrono in sanzioni ... i secondi invece non sono tenuti ....

da merit127 il 16 lug 2008 15:05


ciao tpt,
credo ci sia un po' di confusione
1) che non sia del tutto corretto porre le farmacie al pari dei ristoranti o meglio ancora delle tabaccherie e definire entrambi come "generi di prima necessità",
anche in considerazione del fatto che:
-tra farmacie e tabbaccai non esiste concorrenza(le medicine o le sigarette sono sempre quelle!)
-liberalizzando le licenze i ristoranti aumenterebbero(le pietanze non sono tutte uguali!) e questo andrebbe a favore dei clienti e quindi miglirerebbe il servizio a quest ultimi.
2) A tuttoggi esistono già dei turni di ferie per i ristoratori come fanno le farmacie, i tabaccai e le panetterie, e qusto non cambierebbe liberalizzando le licenze.
3)Per quanto attiene l'elevato costo dell'affitto, o per l'acquisto dei locali, il problema non riguarda solo queste categorie"protette"(se i tabaccai sono di pubblicautilità non vedo perche non lo sia a maggior ragione un venditore di scarpe, visto che si può fare a meno di fumare ma non di portare le scarpe!) ma tutte le categorie e i quartieri non rimangono spogliati di questi esercizi ma tuttalpiù restano forniti proprio dei migliori che sono stati selezionati dal mercato.
4)Per quanto attiene l'uso delle strutture igienico-sanitarie poste all'interno dei locali, francamente ritengo che per il gestore sia un po' umiliante sapere di essere tutelato perchè assolve a determinati "bisogni sociali" e non essere valutati per il proprio operato
5)Il rilascio di una licenza, da parte dell'amministrazione comunale per l'apertura di un negozio di Alimentari non è soggetto ad un "Piano Commerciale". Francamente ritengo di maggior "pubblica utilità" quest'ultimo non che un ristorante e non ho visto nessun quartiere rimanere senza questo tipo di negozi.
In fine in altri paesi le licenze libere sono una realtà anche per i generi di monopolio e nessuno di questi soffre dei mali che hai elencato.
Probabilmente la verità è da ricercare nel fatto che in Italia esistono "caste" a cui non bisogna pestare i piedi in nessun modo anche a costo di rinnegare i principi di democrazia e vera libertà.

A causare le ansie provvede la vita, a interromperle provvede la vite.
E' la dose che fa il veleno!

da tpt il 16 lug 2008 15:15


Non credo che quella dei ristoratori sia una casta, Merit.

La liberalizzazione delle licenze non è una garanzia automatica della nascita di nuovi punti vendita ... lo dimostrano i benzinai francesi .... ne trovi molti meno che in Italia.

Come genere di prima necessità a mio avviso non entrano affatto le sigarette ma ti ricordo che le tabaccherie vendono ad esempio i valori bollati (quando le poste sono chiuse che fai?), i giornalai vendono l'informazione e così via ...

Non ti può capitare l'urgenza di acquistare un paio di scarpe ... di spedire una lettera, di cibarti, e di far pipì invece si.

All'estero esistono i bagni pubblici, magari a pagamento (come accade spesso dove abito io, ad esempio alla stazione dei treni) ma sono puliti ed ordinati.

In Italia c'erano i vespasiani ed erano delle vere e proprie lattrine a cielo aperto.

Ovvio che i ristoratori, i proprietari di bar, ecc ... non siano affatto contenti di essere orinatoio pubblico, ma è anche vero che permettono un pasto e quello, è genere di prima necessità.

Per i grandi centri commerciali, come penso sai, è necessario che il piano regolatore li preveda, altrimenti nisba.

Il motivo è identico a quello per cui si regolamenta l'apertura dei luoghi dove si consuma la pappa.

Un esempio tipico è quello della cittadina dove ho vissuto per 16 anni: c'erano fruttivendolo, panettiere, salumiere, ecc ....

Arrivò un grande centro commerciale ed i negozi di generi alimentari finirono col chiudere.

Ed ecco che la gente si lamenta di dover andare al centro commerciale in auto anche solo per acquistare un mazzetto di erba salvia.

Ed ecco che quando arriva agosto e lasciano a casa la nonnina sola e soletta per andarsene al mare ... è tutto un lamentio perchè la vecchietta, pe quanto arzilla, non ce la fa proprio ad andare a piedi sino al centro commerciale ed allora farebbe un gran comodo il negozietto sotto casa.

Peccato che quel negozietto non poteva stare in piedi vendendo un etto di prosciutto alla vecchietta ad agosto ed un mazzolino di erba salvia.

da primus il 16 lug 2008 15:25


merit127 ha scritto A tuttoggi esistono già dei turni di ferie per i ristoratori come fanno le farmacie


Non è vero.
Ognuno fa come gli pare, giustamente.


se i tabaccai sono di pubblicautilità non vedo perche non lo sia a maggior ragione un venditore di scarpe, visto che si può fare a meno di fumare ma non di portare le scarpe!

Scusa ma, così per scherzare, questa e nà cazzata. I tabaccai non vendono solo sigarette,ma anche bolli e altri prodotti/servizi di pubblica utilità. Le scarpe non è che devi correre a comperarle per forza il 7 di agosto senno vai scalza.




I primi, se rifiutano l'utilizzo del bagno ad una persona che si precipita all'interno perchè "gli scappa la cacca" incorrono in sanzioni

Non è vero. La toilette di un bar/ristorante non è un cesso pubblico come molti credono, ma è un servizio riservato alla clientela, quindi e un pieno diritto del barista/ristoratore pretendere che chi vuole andare alla toilette, consumi.

Poi si sa....e sempre una questione di buon senso. Io ho sempre fatto andare al bagno le persone....educate.....i maleducati col cazzo....o consumi o te la fai addosso.

"Ogni stecca ripetuta due volte è l'inizio di un arrangiamento" (Frank Zappa).

da merit127 il 16 lug 2008 15:30


tpt, Sotto il profilo poetico nulla da eccepire, quasi commovente! :D

A causare le ansie provvede la vita, a interromperle provvede la vite.
E' la dose che fa il veleno!

da tpt il 16 lug 2008 15:40


Certo Primus, se il cliente non è un cliente ma solo un fruitore di bagno, tu puoi negarne l'utilizzo.

La normativa (Ministero della salute - articolo 28 del DPR 327/80) prevede l'obbligatorietà per i somministratori di bevande ed alimenti dell'obbligatorietà dei bagni per i soli clienti.

Merit, risparmiami le tue recensioni sulla mia vena poetica, sono fatti non pugnette.

da primus il 16 lug 2008 15:46


tpt ha scrittoCerto Primus, se il cliente non è un cliente ma solo un fruitore di bagno, tu puoi negarne l'utilizzo.

.



Molte persone pensano esattamente il contrario :wink:

"Ogni stecca ripetuta due volte è l'inizio di un arrangiamento" (Frank Zappa).

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