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da maxbor il 10 giu 2010 09:47


MENU CON PENNELLATE CREATIVE DI PESCE POVERO E TANTA SOSTANZA

Antonio Scuteri su Repubblica — 09 giugno 2010 sezione: VIAGGI

Misteri della ristorazione. Ci sono locali tutto fumo e niente sostanza, dove i clienti sono solo numeri e la cucina è di sconcertante banalità, ma nei quali la gente fa la fila per entrare. E ci sono ristoranti tutta sostanza, con un servizio di rara civiltà e piatti stimolanti, che però vengono colpevolmente trascurati. Tra i primi ognuno avrà in mente i suoi esempi. Tra i secondi entra di diritto La Galleria di Sopra. Siamo nel cuore dei Castelli Romani, ad Albano Laziale. Un piccolo comune che la gastronomia ce l' ha nel sangue, vista l' insolita concentrazione di insegne golose: dalle delizie gourmet del pluripremiato "Pipero" alle suggestioni del quinto quarto di "Trama Tannica". In una traversa del centro storico un locale intimo ed elegante, pochi tavoli tra mura di pietra viva, cristalli e un sorprendente lampadario. Due fratelli. Uno ai fornelli, a rielaborare i prodotti del territorio e il pesce povero della costa. L' altro in sala e in cantina, a fare da garbato padrone di casa. E in tavola una sequenza di piatti nei quali la pennellata creativa è concreta quanto le materie prime. Un mini supplì su pomodoroe basilico fa da divertente benvenuto. A seguire un fritto di mare, asciutto e croccante, con maionese di rafano e mousse di rape rosse. Angolo della memoria golosa con l' uovo in camicia con mozzarella in carrozza, guanciale e asparagi. Tra i primi i ravioli di tracina (una rarità nelle cucine di mezz' Italia) e pesto con gamberi rossi. Gustosi gli gnocchi di patate rosse e ramolacce con lucerna, a confermare l' amore per verdure e pesci solitamente reietti. E anche il più consueto dentice assume un tocco di novità grazie alla cottura su piastra lavica, con sale grosso. Fino al trionfo aromatico di un dolce come la crema bruciata alla genziana con gelato di liquirizia. Il tutto per un conto che si posizionerà tra i 40 e i 50 euro. Avvertenza finale: se siete esperti di vino, spulciate con attenzione la carta e troverete pane per i vostri denti. Se siete inesperti ma curiosi, affidatevi al sommelier. Che dalla cantina saprà tirare fuori una scelta non banale.

RISTORANTE "LA GALLERIA DI SOPRA" DI ALBANO LAZIALE (RM)

Sul MANGIONE c'è una recensione di Adem (cappello verde)

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=42565

da adem il 10 giu 2010 11:47


maxbor ha scritto
1) Misteri della ristorazione. Ci sono locali tutto fumo e niente sostanza E ci sono ristoranti tutta sostanza, con un servizio di rara civiltà e piatti stimolanti, che però vengono colpevolmente trascurati. Tra i primi ognuno avrà in mente i suoi esempi. Tra i secondi entra di diritto La Galleria di Sopra.

2) ...dalle delizie gourmet del pluripremiato "Pipero" alle suggestioni del quinto quarto di "Trama Tannica".

... Se siete inesperti ma curiosi, affidatevi al sommelier. Che dalla cantina saprà tirare fuori una scelta non banale.


La mia recensione è verde solo per l'algoritmo, ma è da considerarsi gialla!

1) La mia esperienza è strata diametralmente opposta, ho avuto la netta impressione di trovarmi in un locale con una certa sostanza, ma tanto tanto fumo!

2) La Galleria di Sopra non è neanche lontanamente paragonabile con gli altri due citati, quelli sì eccellenti!

3) Non mi fossi affidato al sommelier avrei certamento bevuto meglio...

da primus il 10 giu 2010 12:34


adem ha scrittoun locale con una certa sostanza, ma tanto tanto fumo!



:shock: :roll:

eri ad Amsterdam? :lol:

scegli o il fumo o la sostanza

"Ogni stecca ripetuta due volte è l'inizio di un arrangiamento" (Frank Zappa).

da adem il 10 giu 2010 13:09


primus ha scritto
adem ha scrittoun locale con una certa sostanza, ma tanto tanto fumo!



:shock: :roll:

eri ad Amsterdam? :lol:

scegli o il fumo o la sostanza


Scelgo il fumo 8)

Ci avevo messo dentro anche "una certa sostanza" perchè ho comunque mangiato peggio in altri posti, e ho sempre qualche remora nel criticare il lavoro altrui...

da maxbor il 18 giu 2010 09:59


A PALERMO SPAGHETTI AI RICCI E INVOLTINI DI SPADA
Nel nuovo Bye Bye Blues una cucina di tradizione attenta al territorio

EDOARDO RASPELLI su La Stampa del 17.6.2010

Giancarlo Caselli era ancora il Procuratore della Repubblica di Palermo, in prima linea nella mai smessa guerra alla mafia. Quando si poteva concedere un momento di pausa andava a Mondello, al Bye Bye Blues di Tonino Barraco e della moglie Patrizia Di Benedetto. Io ci ho visto arrivare anche un altro magistrato coraggioso e goloso, Ignazio De Francisci, che avrebbe poi raccontato in un libro che cosa mangiano i golosi siciliani, mafiosi compresi. Davanti alla casetta della spiaggia elegante dei palermitani, ho visto tutta la solitudine di chi è in guerra con la più feroce delle delinquenze: il magistrato (che si divertiva anche a fare recensioni gastronomiche per la ex «mia» Guida dell’Espresso) scendeva da una delle sue tre macchine, preceduto dagli uomini della scorta armata, poi, si concedeva qualche boccone prelibato assieme ai due «testimonial» dell’enogastronomia siciliana che sono Nino Aiello e Giancarlo Lo Sicco.

Il Bye Bye Blues, totalmente trasformato in un padiglioncino squillante e moderno, continua a prenderci per la gola a pochi passi dal mare di Mondello, ma ha da poco anche una sede nel capoluogo di Regione, nella trafficata via Vittorio Emanuele, lungo la strada che va al porto, oltre le botteghe di un paio di «meusari». Per la bella stagione si mangia ai pochi tavolini di cristallo e ghisa (dal design singolare) del leggiadro cortiletto (ricorda l'Enoteca Pinchiorri di Firenze o il Maffei di Verona); nelle altre stagioni, in un paio di salette intime ed essenziali.
Con un divertente coperto fatto da una elegante tovaglietta all’americana, con un buon servizio, avrete piatti che ricalcano la sede originale: si sta con bravura ed intelligenza gastronomica sulla tradizione interpretata con eleganza e sull’impiego di ingredienti che rispecchiano il territorio. Eccovi allora per cominciare il pre-antipasto costituito da fragranti pizzette e da una fresca invitante terrina di ricciola per poi passare ai prodotti della pesca di stagione, come i ricci e il tonno che sono nel loro momento migliore. Ed allora eccovi i crudi ed i carpacci (tonno, ricci, gamberi...), la terrina di polpo e frutti di mare, i succulenti spaghetti ai ricci, i paccheri al sugo di mare (la pasta, grande, è Gentile di Gragnano, Gerardo di Nola o Giuseppe Cocco di Fara San Martino), la ventresca di tonno che può essere straordinaria, gli involtini di spada agli agrumi, i gamberoni panati ai pistacchi di Bronte. Dolci tra l’eccellente e lo straordinario: semifreddo alle mandorle, cassata al forno, crostatina di ricotta di pecora, flan di ricotta, biscottini irresistibili. 60-70 euro (e menu degustazione di 5 piatti a 40 euro, bevande a parte).

Ristorante
BYE BYE BLUES OFFICINA DEL GUSTO

PALERMO, CORSO VITTORIO EMANUELE 316
TEL. 091.6116678
FAX 091.6111568
SITO WWW.OFFICINABYEBYEBLUES.COM
CHIUSURA SEMPRE APERTO
CARTE DI CREDITO TUTTE

ULTIMA PROVA: 23-5-2010

Voto 15/20

Sul MANGIONE non c'è scheda né recensioni

da maxbor il 21 giu 2010 08:48


TRA SALE D’ANTAN E GESTIONE MODERNA, A TAVOLA VINCE SEMPRE LA TRADIZIONE
Dalle acciughe al verde d’antipasto alla torta di noci di dessert, in questo locale piemontese ogni scelta è buona

Gianni e Paola Mura sul Venerdì di Repubblica del 18.6.2010


Due salette in cui il tempo sembra essersi fermato ai primi del secolo scorso. Calata nell’attualità, per fortuna, la gestione di Davide Rabbia (sala e cantina, ma è lui a tirare le paste) e di sua moglie Annalisa. Sono qui da dieci anni e non si scostano dalla tradizione. Nella seconda saletta vedrete una bici del ’34. Apparteneva a un vecchio parroco e testimonia della passione di Davide per il ciclismo.
Se vogliamo venire al sodo, vi diciamo che tra gli antipasti conviene non perdere le acciughe al verde e la carne cruda lavorata a coltello, ma anche il vitello tonnato merita, e le anguille in carpione, e i salamini e tomini conservati nella burnia, cioè sott’olio. Insomma, come accade spesso nelle trattorie piemontesi, è meglio che ognuno si regoli come più gli sembra opportuno.
Non scostarsi dalla tradizione vuol dire che non mancano mai gli agnolotti (una variante nel ripieno è il salame cotto), i tajarin dai quaranta tuorli per un chilo di farina, conditi con un ragù di salciccia. La minestra tipica è la ùla, a base di fagioli.
Tra i secondi, guanciale di vitello al Nebbiolo, finanziera, insalata di gallina di Carmagnola, trippa grigia in umido, biancostato alla piastra, tagliata di manzo. Buona proposta di formaggi, regionali e no.
Dolci di casa: torta di noci e amaretti con cioccolato al Rum, sorbetto di mele, gelato fiordilatte di latte di capra (lo avremmo preferito un po’ meno dolce).
Carta dei vini incentrata sul Piemonte e con ricarichi corretti. Altre notizie spicciole: bolliti misti solo su ordinazione. Per la bella stagione c’è un dehors con una trentina di coperti. Disponibile un menù degustazione a 30 euro, vini esclusi: tre antipasti, un primo, un secondo e un dolce.


Sul MANGIONE ci sono due recensioni, un cappello verde e uno blu.

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=42520

da maxbor il 06 lug 2010 14:41


PASSATELLI AL BRODO DI PESCE E CAPPESANTE GRATINATE
EDOARDO RASPELLI su LaStampa dell' 1.7.2010

Era una delle mete preferite della mia mamma; era un assaggio per me della gola non ancora diventata professione (e dannazione). L’autostrada era ancora di là da venire: si noleggiava un grande taxi (le vacanze duravano tutto il mese ed i bagagli non finivano mai) oppure si prendeva il treno, ci si caricava quello che si poteva e, da brava famigliola milanese, si andava al mare, al mare Adriatico. Si passava giugno alla pensione Mia ed io mi dovevo sorbire il menu del semplice accurato Tre stelle con i suoi pomodoretti gratinati che poi avrei odiato per tutta la vita.
Però, poi, ogni tanto, anche alla mia mamma veniva la gola, controllava il portafogli e concedeva a se stessa e a me e al mio fratellino una bella mangiata che sapeva di mare, di pesce, di vacanza. Da Miramare di Rimini ci si spostava anche a Cesenatico, ci si infilava lungo quel largo budello che è il Porto Canale, mezzo secolo fa come oggi ingombro dei pescherecci di umili pescatori dalla vita difficile ed intensa. Era una meraviglia veder scaricare il pescato; era una meraviglia la cucina senza orpelli, senza fronzoli, schietta e naturale che preparavano allora le mille trattorie del quartiere.

«Trattoria al Gallo di Saporetti Giorgio & C», è scritto anche oggi sulla corretta ricevuta fiscale di questa trattoria. La moglie Carla lo affiancava in sala mentre le loro bambine crescevano e studiavano a scuola. Ma oggi Giorgio non c’è più, è salito per sempre nel Paradiso dei grandi cuochi lasciando il ricordo di un uomo attento professionale educatamente taciturno che usciva timoroso in sala a chiedere ai clienti se andava tutto bene. Carla si è rimboccata le maniche, si è messa in cucina, fa la spola tra i tavoli ed accanto a lei le figlie, in particolare Lara, che cercano di non far dimenticare il grande gastronomico passato. Oggi come allora avrete, per le sere d’estate, la bella verandina (state tranquilli: è isola pedonale; avrete parcheggiato nella grande vicina piazza delle Conserve). E poi, oltre la calda rustica entrata ingombra anche degli articoli che negli anni hanno parlato di loro, la sala principale, ritrovo, soprattutto, di affezionati habituè.

In questo posticino da scoprire, in questo angolo tra porto canale e mercato del pesce, in questa trattoria familiare ma accurata, eccovi i piatti ghiotti e semplici della tradizione (gamberi e calamari sono surgelati, anche se nel menu non è indicato): l’insalata di calamari, le fragranti cappesante gratinate, il ghiotto tortino di gamberi e melanzane, i passateli in brodo di pesce, i tagliolini con crostacei e verdure, le triglie arrosto. Eccellente il casalingo semifreddo, irresistibile la crema in cialda. Pranzo medio completo dall'antipasto al dolce con 50-60 euro (1,5 sono di coperto).



RISTORANTE GALLO
CESENATICO(FORLÌ CESENA),VIA BALDINI 21
TEL. 0547.673217 FAX. 0547.673217
WWW.ALGALLOCESENATICO.IT
CHIUSI LUNEDÌ(IN ESTATE SEMPRE APERTO)
CARTE DI CREDITO TUTTE

PROVATO IL 5-6-2010

Voto 13,5/20


Sul Mangione ci sono quattro recensioni, non recentissime, con due cappelli blu e due verdi.

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=5067

da maxbor il 13 lug 2010 09:17


MEDICO MANCATO, ADESSO E’ CUOCO.
MA I SUOI CLIENTI LI CURA BENISSIMO
Riccardo Bosco, autodidatta ai fornelli, propone classici trentini: inclusi dei canederli da ottobre

Di Gianni e Paola Mura sul venerdì di Repubblica del 9.7.2010

Il Boivin (in dialetto trentino il luogo in cui il vino bolle, fermentando) è un buon motivo in più per frequentare questa località termale della Valsugana, mota per le sue acque ferruginose. Il ristorante occupa una parte dell’hotel Romanda. Gestione separata, anche se per Riccardo Bosco è rimasto l’albergo di famiglia, che aveva salutato seguendo altre strade (università, studi, interrotti, in Medicina) salvo poi sentire nostalgia del borgo e dei fornelli. A noi il suo locale (aperto solo la sera, domenica esclusa) è piaciuto molto, e anche lui, la sua cucina, il suo modo asciutto d’impegnarsi nel far conoscere i prodotti di nicchia della sua zona, dai salumi ai formaggi. Difficile credere che uno chef dalla mano così sapiente sia autodidatta, ma così è. Di stage ne ricorda con piacere solo uno, da Arzak a San Sebastiàn.
Nelle due salette di un edificio del Seicento, con un piccolo de hors estivo, Riccardo, assistito dal romeno Ioan Maris (e, per i dolci, dalla tedesca Friederike Oursin), propone piatti leggeri e ricchi di sapore, equilibrati e mai banali. Interessante e lodevole il menù a 30 euro (bevande escluse): insalatina con uovo fiorito e lardo croccante, canederli di erbe spontanee, burro fuso e timo, tortelli di ricotta e menta all’olio extravergine del Garda, rotolo di coniglio porchettato con polenta, strudel di mele con panna montata. Nessun piatto inferiore al sette e mezzo, tanto per capirci, e da otto i canederli, prevalenza d’ortica, morbidi e gradevoli, non quelle palle da tennis massicce e insapori che rifilano in molti ristoranti trentini. Altri piatti: tagliatelle con ragù d’agnello, “casunziei” di patate, formaggio e noci, salmerino in scorza di larice, costine di maiale con sciroppo d’acero, manzo all’olio con peverada. Buoni i dolci (cheese cake, crumble al rabarbaro, strudel di mele o di ciliegie) e carta dei vini soddisfacente, con circa 150 etichette. Si esce con la voglia di tornare.

I Mangioni (due recensioni nel 2008) non sono rimasti ugualmente entusiasti.

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=5380

da maxbor il 16 lug 2010 09:42


LA PIZZA? E' MADE IN ROMA. GLI INDIRIZZI DELL'ECCELLENZA.

Di Antonio Scuteri su Repubblica del 14 luglio 2010 Sezione VIAGGI

Dici pizza, e pensi a Napoli. Giusto, giustissimo, sotto il Vesuvio la pizzaè mito, rito, culto. Ma ogni religione ha i suoi eretici, e da qualche anno è in corso una rivoluzione silenziosa: selezione rigorosa delle farine, lunghissime lievitazioni, estrema digeribilità, accostamenti arditi. Ma soprattutto l' uso, per i condimenti, di materie prime di livello assoluto, quelle normalmente destinate alle ricette gourmet. I puristi storcono il naso: "Non è pizza, ma focaccia. La vera pizza è solo margherita e marinara. E poi, senza l' acqua di Napoli...". Eccetera. Hanno le loro ragioni, certo. Ma, come sempre, prima provare e poi giudicare. Esempi di questa nouvelle vague si segnalano in tutta Italia, ma è a Roma che il fenomeno esplode. Il via alla "invasione delle ultrapizze" lo dà Giancarlo Casa, fondatore della Gatta mangiona, il primo a intuire la possibilità di una terza via: pizza né napoletana né romana; ingredienti inediti ("baccalà e ceci" o "speck d' anatra, asiago e asparagi"); birre artigianali e carta dei vini. Passa qualche anno,e dalla passione di due ex steward Alitalia prende vita Sforno: stessa filosofia, ma un' ulteriore spinta verso la creatività. Ed ecco nascere pizze sorprendenti come la "ajo e ojo" o "Stilton e riduzione di Porto". Inventiva più moderata per le pizze, ma grandi prodotti e antipasti che da soli valgono la visita nel trasteverino Bir&Fud, diventato un must anche per i cultori della birra. Infine l' ultimo nato, La Fucina. Il più integralista nell' approccio, al punto da bandire fritti e bruschette. Pizza e solo pizza. Che qui raggiunge nuove vette. L' impasto, profumatoe leggero come una nuvola, diventa piatto, base commestibile per prodotti d' eccellenza. Ecco la pizza con cappesante e funghi porcini, o quella con agnello, albicocche flambate e formaggio di pecora. O ancora con tonnetto di Ponza e cipolle caramellate. Ogni sera una sorpresa. Avvertenza finale: quattro locali diversi tra loro, eppure con un tratto in comune: sono sempre pieni, nonostante prezzi più alti della media. Segno, per fortuna, che la qualità, alla fine, paga.


Queste le recensioni dei MANGIONI:

BIR & FUD

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=13524

LA GATTA MANGIONA

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=12756

SFORNO

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=11056

Non ci sono invece recensioni, nè scheda, della pizzeria LA FUCINA.

da adem il 16 lug 2010 10:15


maxbor ha scrittoNon ci sono invece recensioni, nè scheda, della pizzeria LA FUCINA.


Voto pizza 9, ambiente e servizio normali da pizzeria 6,5. Ogni tanto ci torno e prima o poi recensirò.

Solo il rapporto q/p è difficilissimo da definire: sicuramente è carissima, ma la qualità dell'impasto e delle materie prime è altrettanto alta. Rimanendo fedele alle nozioni standard di algebra verrebbe fuori un rapporto q/p normale, ma 80 € per 3 pizze (in due, non hanno antipasti), due Forst alla spina e due dolci (di cristalli di zucchero) sono parecchi... Se si va in tanti si provano diverse pizze (servono una pizza per volta tagliata a spicchi) e si rimane nei 30 €.

da maxbor il 23 lug 2010 10:06


A Nettuno Marco Davi (nuova location del PerBacco di Aprilia) cerca il confronto con i big di Anzio.

IL PORTO E IL PESCE FRESCO MA LA SCELTA E' TUTTA NUOVA

Antonio Scuteri su Repubblica — 21 luglio 2010 sezione: VIAGGI

Chiedete a un romano dove, in una giornata di sole, sogna di andare a fare una «bella mangiata di pesce». In nove casi su dieci vi risponderà: «Anzio». E, in effetti, difficilmente sbaglierete sedendovi in uno dei suoi pluridecorati ristoranti. Ma il ghiottone curioso può ora, percorrendo pochi altri chilometri, trovare un' interessante alternativa. Siamo a Nettuno, "capitale italiana del baseball". In posizione strategica, tra il porto turistico e le mura del borgo antico, ha aperto i battenti da appena un mese In mezzo al mare. Ambiente estivo, giocato sui toni del blu e del giallo, con il plus delle grandi vetrate affacciate sul Tirreno. E ai fornelli Marco Davi, che rende onore alla Nettuno che lo ospita e al Nettuno dio del mare. La vena è moderatamente creativa e il pesce poco manipolato, come si addice a una materia prima che spicca per qualitàe freschezza. Sintesi efficace l' antipasto crudo e cotto (che anche per quantità da solo vale un pranzo): 7-8 portate che variano in funzione del pescato. Assaggerete piatti come il cous cous con fragolino alla pizzaiola, la millefoglie di patate e gamberi e la parmigiana di pesce spada, e ancora polpo con fagiolini e maionese di senape o filetti di triglia con pistacchi. Unico appunto: perché servirli tutti assieme anziché in sequenza? Certo, il colpo d' occhio della tavola intasata di bontà non si dimentica, ma fa un po' troppo buffet. Gli stomaci meno capienti possono orientarsi sulla gustosa (anche se un po' pasticciata) millefoglie di pesce con fior di latte e pomodori confit. Tra i primi imperdibili per profumi e mantecatura gli spaghetti Verrigni con le vongole (attenzione, se non amate il piccante avvertite in anticipo lo chef). Meno esplosivo, ma ben eseguito, il risotto Carnaroli con zucchine romanesche, gamberoni rossi e pesto al basilico. Secondi ultraclassici, tra i quali spicca una fragrante frittura di paranza. Avvertenza finale: cantina non amplissima, ma con bella selezione di champagne di piccoli produttori e occhio al rapporto qualità-prezzo. Convincente anche il conto, con due menu degustazione a 33 e 60 euro.

Ristorante "In mezzo al Mare"

Viale Matteotti, 8
NETTUNO

Tel. 06-9806838

www.inmezzoalmare.it

Sul MANGIONE non ci sono recensioni né scheda.

Per avere un'idea della cucina dello chef questa la recensione di Adem al PerBacco di Aprilia:

http://www.ilmangione.it/recensione.php ... ione=32397

da adem il 23 lug 2010 12:41


maxbor ha scritto
Per avere un'idea della cucina dello chef questa la recensione di Adem al PerBacco di Aprilia:

http://www.ilmangione.it/recensione.php ... ione=32397


Anche stavolta non ho ancora scritto la recensione, ma ho provato il nuovo ristorante di Marco Davi mi sembra domenica 27 giugno a cena.

Complice un certo affanno nel servizio e la discreta affluenza ho provato il degustazione "base", che è poi quello ben descritto nella recensione: per 33 euro una serie di antipasti caldi e freddi (più che buoni, anche se portati in tavola tutti insieme), primo (pasta con le vongole che a me è sembrata discreta ma con poco mordente, e certamente non piccante), secondo (fritto di calamari, buoni, e gamberi, ottimi) e dessert (un paio di cannoli alla ricotta e un mini babà, francamente deludenti) più un bicchiere di vino a testa. Ampliando i beveraggi con un Ca del Bosco (lista dei vini per il momento solo italiana e un po' scarna) siamo arrivati a spendere 90 euro. Ambiente così così (grosso LCD sulla parete centrale incomprensibilmente acceso su Italia1, dalle vetrate si intravede appena il porto di Nettuno, e comunque non è un bel vedere), servizio in rodaggio ma sorridente e veloce.

Il menu che ho provato io è certamente buono e molto onesto nei prezzi, ma senza i guizzi sperimentati nel precedente locale. Scambiando due chiacchiere con il personale, mi hanno consigliato di provare il menu gourmet (60 euro) in una giornata meno affollata: pare che il menu sia lungo e richieda molta cura negli impiattamenti, cosa che li manda ancora comprensibilmente un po' in difficoltà nei weekend.

da caneciccio il 23 lug 2010 14:26


adem ha scrittosiamo arrivati a spendere 90 euro.


spero in due!! :shock:

Cave (ciccium)canem...
EIL School

da adem il 23 lug 2010 17:49


caneciccio ha scritto
adem ha scrittosiamo arrivati a spendere 90 euro.


spero in due!! :shock:


Certo: 33 + 33 (menu, comprensivi di acqua e caffè) + 24 (mi sembra).
Il menu gourmet invece viene 60 € bevande escluse.

Se mai dovessi andarci, ti consiglio al buio il menu gourmet. Quello base è più che onesto ma diciamo che non vale il viaggio (da Romolo per un menù equivalente spenderesti di più, sui 50 € bevande escluse, ma con altra soddisfazione)

da maxbor il 24 lug 2010 12:35


adem ha scritto
Certo: 33 + 33 (menu, comprensivi di acqua e caffè) + 24 (mi sembra).
Il menu gourmet invece viene 60 € bevande escluse.

Se mai dovessi andarci, ti consiglio al buio il menu gourmet. Quello base è più che onesto ma diciamo che non vale il viaggio (da Romolo per un menù equivalente spenderesti di più, sui 50 € bevande escluse, ma con altra soddisfazione)


Da Romolo due esperienze entrambe con ottima cucina. Imperdibili gli antipasti ed il misto dolci. Oltre a questi non sono riuscito ad aggiungere più di un mezzo primo, tra l'altro dalla porzione alquanto generosa.
Con un vino di livello normale si sta ben sotto i 50.
Potendo andare in zona sarei più attratto da un ritorno da Romolo piuttosto che provare un Davi che, mi pare, non raggiunga particolari vette.

da maxbor il 30 lug 2010 08:21


CARNE CRUDA AL COLTELLO, RAVIOLI E TRIPPA CON LE PATATE
Ai Cacciatori di Cartosio un'emozionante cucina di territorio e tradizione

Edoardo Raspelli su La Stampa del 29.7.2010

Che belli i posti che non cambiano mai! Che piacere ritornare sui propri passi, cercare le stesse atmosfere, gli stessi ambienti e (perché no?) gli stessi piatti, e ritrovare come per incanto tutto quello che si desidera, immoto come il tempo perché anche quello, in questo angolino della provincia di Alessandria, sembra non sia passato. Si lascia alle spalle Acqui Terme e si prende la strada statale che, tra curve e panorami, vi porterebbe a Savona. Se avete tempo andate fino a Sassello, lasciate la macchina nella piazza d'ingresso ed entrate a fare la spesa in quell'antro di delizie fatte in casa che è la salumeria Giacobbe (piazza Rolla 7, Sassello, Sv, tel.019-724118-724041): oltre alle leccornie fatte da altri, la filiera giacobbesca di allevamento macellazione lavorazione artigianale si trasforma in buoni prosciutto cotto guanciale e salame, lardo e salame cotto eccellenti, sensazionale testina in cassetta!!!

Poi, una volta fatta la spesa per la casa, tornate indietro da Sassello verso Acqui, ripercorrete la strada nel verde e, all’altezza di Cartosio, lasciate la nazionale e inerpicatevi brevemente fino al rialzo su cui insiste il paese. Dal centro, da accanto alla chiesa parrocchiale, prendete la stradella a senso unico che vi riporterebbe alla statale: pochi metri in discesa e sulla sinistra un parcheggio a lisca di pesce ed a destra questo piccolo accogliente locale mandato avanti da generazioni da una stessa famiglia, quella dei Milano.

Mamma papà figlio e nuora si dividono sala e cucina: ai fornelli le donne (la nuora viene da Tortona, è una Rossini), i maschi tra i tavoli. Passano gli anni ma per davvero il tempo sembra che non scorra mai: i Milano maschi hanno gesti pacati, parlare calmo e riflessivo; i Milano donne (anche le «nuove» arrivate) appartate e schive. Insomma, niente strilli, niente proclami in questo locale eccellente da anni, simbolo del Piemonte da sempre, che vi offre una cantina che è un compendio di amore per la propria regione ed una cucina che non ha visto, per fortuna, rivisitazioni di sorta, né di presentazione né di esecuzione.

Insomma, niente piattini cucchiaini bicchierini tazzine piatti quadrati o sghimbesci, ma la solidità della Tradizione, il rispetto per la Terra, l’amore per il Territorio. Si apre con lardo meraviglia da gustare con l’irresistibile focaccia casalinga, poi ecco salame e prosciutto cotto (di Santino Barabino di Torre Garòfoli di Tortona), prosciutto crudo di Parma (da Corniglia di Langhirano), i porcini messi via in casa, la carne cruda tagliata al coltello, la torta calda di verdure. Al primo, risotto alle verdure e ravioli (di maiale e scarola) al burro e salvia. Tra i secondi, irresistibili pollo alla cacciatora, trippa con patate e coniglio arrosto. Al dessert torta di nocciole (e magari zabaglione servito freddo!?). Prevedete 60-70 euro.

CACCIATORI
CARTOSIO (AL), VIA MORENO 30
TEL. 0144.40123 FX 0144.40123
E MAIL INFO(at)CACCIATORICARTOSIO.COM
CHIUSO GIOVEDÌ E VENERDÌ A MEZZOGIORNO
CARTE DI CREDITO TUTTE

ULTIMA PROVA 7-2-2010

Voto 15,5/20


Sul MANGIONE tre recensioni, altrettanti cappelli verdi, delle quali una recentissima.

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=12613

da maxbor il 10 ago 2010 09:26


DOPO I GAMBERI ROSSi, ANGUILLE O GARGANELLI CON COZZE E BOTTARGA
Alla Capanna di Eraclio a Codigoro trionfa il pesce dell'Adriatico

EDOARDO RASPELLI su La Stampa del 5.8.2010

La sera, al tramonto, nella calura, vi sembrerà un miraggio: spunterà come per incanto lungo la vostra strada, in un’ansa che sa di miracolo per la vista e per l’udito, per gli occhi e per le orecchie, per lo stomaco e per il cuore. Si parcheggia nell’ampio spiazzo sterrato, si schivano i pavoni maschi che vanno di qua e di là gonfiando il petto e facendo la ruota, mentre i loro strilli, le loro grida, si uniscono nell’immenso silenzio al goglottare delle tortore.

Il traffico (già scarso durante il giorno) sarà scemato del tutto e voi sfiderete le zanzare, fuori, per la vostra cena sotto l’incanto di un grande pergolato, oppure, se non tollerate essenze di gerani e zampironi, avrete scelto di mangiare all’interno, in salette che hanno altrettanto, indicibile fascino. Siete in un posto assolutamente unico e di una poesia incommensurabile: veniteci mano nella mano con il vostro lui o la vostra lei e lo/la conquisterete. Veniteci con il gruppetto di amici silenziosi e gastronomicamente intelligenti; veniteci con la vostra famigliola, ma veniteci. È in provincia di Ferrara. Lungo la statale Romea, all’altezza della bellissima Abbazia di Pomposa, avrete preso per il comune di Codigoro; da lì avrete piegato verso Jolanda di Savoia ed avrete la Capanna sulla vostra destra.

Tutto (o quasi) è rimasto quando l’aprirono Eraclio Soncini e la moglie Vanda: era una trattoria per cacciatori; suonavano al campanello, anche se era tardissimo, e la cuoca e patronne, anche se era a letto, scendeva a rifocillare tutti, con il marito che serviva in sala, con quello spirito di servizio che era obbligatorio, un tempo, per la ristorazione. Nonno Eraclio, mezzo secolo dopo è ancora all’ingresso ad accogliere gli amici, la mamma tira ancora la pasta mentre da sempre si sono affiancati loro i figli, in cucina Maria Grazia, in sala Pierluigi con un cortese affabile aiuto. Fuori, nel bersò della stagione calda, dentro, nelle salette fascinosamente intatte e meravigliosamente datate, farete un giro per la gola tra i piatti creati con passione ed amore. In inverno avrete la cacciagione locale, nelle quattro stagioni prevale il pesce dell'Adriatico (e quando il pesce dell’Adriatico non c’è, per il fermo pesca, si chiude e si fanno le ferie; a proposito: informatevi e prenotate).

Dopo il soave pre antipasto di pesce (il coperto costa 5 euro), ecco il crudo di gamberi rossi con sapido gazpacho, poi il dolce classico piatto a vapore con la meravigliosa dimenticata casalinga maionese (alla pari, tra i grandi, quella del Beccaceci di Giulianova Lido),o l’insalata di calamaretti. Al primo, i sapidi garganelli con cozze di Portonovo e bottarga o i capellini con i ciotoli (calamarettini) ed il loro nero. Al secondo le rare meravigliose seppioline del Redentore su crema di patate o la paradisiaca anguilla. Prevedete 80-90 euro e la felicità (ma il sito è da rivedere).

CAPANNA DI ERACLIO
CODIGORO (FE),LOCALITÀ PONTE VICINI,VIA PER LE VENEZIE 22
TEL. 0533.712154
WWW.LACAPANNADIERACLIO.COM
CHIUSO MER E GIO CARTE DI CREDITO TUTTE
ULTIMA PROVA:19-7-2010

Il Voto 15/20

Sul MANGIONE non ci sono recensioni né scheda.

da maxbor il 29 ago 2010 17:32


PROSCIUTTO, ORECCHIETTE AL RAGU', POLLO E PATATINE FRITTE A MILANO
Una delusione tornare da Armando che non è più quello di 35 anni fa

EDOARDO RASPELLI su La Repubblica del 26.8.2010

Le grandi lettere ed i grossi numeri scritti a vernice bianca spiccano da decenni nel ferro nero dell’insegna, desueta ma storica. Il numero di telefono milanese della Trattoria Armando è di sole sette cifre ed è scritto ancora senza prefisso (la stessa cosa sarà nel bigliettino di visita). Accanto, una vetrina incorniciata da una tendina bianca e il portoncino d’ingresso. Tutto come una volta, almeno all’apparenza, in questo locale che ha fatto la storia della ristorazione italiana e di Milano. La sua memoria, la sua fama, è ancora vivissima se vedete arrivare la turista giapponese con la guida in mano oppure il sottoscritto, che ci è venuto qui per la prima volta nel 1975, esattamente 35 anni fa, un giorno d’ottobre, inaugurando la sua nuova vita di cronista di gastronomia obbedendo agli ordini di Cesare Lanza.

Siete ad un passo da piazza De Angeli e dall’omonima fermata della Metropolitana. La via Marghera non è poi cambiata molto nei decenni (a parte il palazzo di vetro cemento della Libreria Mondadori). La storia di questo posto del mito la raccontano i miei ricordi e l’affettuosa prefazione al menu della titolare di oggi. Armando Cimenti nasce nel 1909 ad Altopascio, la cittadina toscana che con Chiesina Uzzanese ha regalato a Milano la ristorazione di massa. Si sposa con Lina Matteoni (altro cognome storico), nel 1951 apre la trattoria che porta il suo nome. Dal 1968 al 1990 il figlio Enzo attraversa gli Anni di Piombo e quelli della Milano da Bere con tanta gente ad affollare la sala interna, l’appartato cortile coperto e fasciato di rampicanti, in alternativa alla trattoria gemella, Vittorio.

Oggi, la porta sulla strada non si apre più: si entra dal retro (anche se nessuno ve lo dice se non quando ritelefonate per informarvi). Ci sono lavori in corso per fare del cortile la sede della trattoria: il cesso dà sulla cucina. Il servizio è scafato e vari dello staff si fanno beccare, chi a portare via i bicchieri sporchi con i ditoni dentro, chi a fumare beatamente tra passe e tavoli. Questo storico ancora celebre locale, aperto tutto il mese d’agosto, non va oltre la funzione sociale di sfamare chi è rimasto in città: a mezzogiorno si mangia solo con il menu a prezzo fisso, 12 euro, troppo pochi per mangiare bene, troppi per mangiare in un posto così qualunque. Comunque, fate conto di essere in mensa, senza slanci, ma senza cadute, tra prosciutto crudo anonimo ed esangue, mozzarella da frigo e da supermercato, orecchiette al dente con ragù non fatto dalla nonna, pollo e patatine fritte (che poi sarebbe un grosso involtino probabilmente di rosticceria che non ti fanno pagare perché «era troppo crudo» e che invece era la cosa più buona, di perfetta cottura, nella sua banale ma sfamante semplicità). Mai tornare nei posti, nei luoghi della propria giovinezza.

RISTORANTE ARMANDO
MILANO, VIA MARGHERA 34
TELEFONO 02.4813482
CHIUSO DOMENICA
CARTE DI CREDITO TUTTE

ULTIMA PROVA:2-8-2010

Voto 12/20

Sul MANGIONE non c'è scheda né recensioni.

da Luca75 il 29 ago 2010 22:26


maxbor ha scritto
EDOARDO RASPELLI su La Repubblica del 26.8.2010

Mai tornare nei posti, nei luoghi della propria giovinezza.
.


Che bel cialtrone!! A luglio aveva consigliato proprio lui il locale della giovinezza "al gallo" di Cesenatico: proponeva un ottimo pasto di pesce congelato per 60 euro.... Bah. Bah. Bah

da maxbor il 28 set 2010 08:24


DOVE NAPOLEONE VINSE GLI AUSTRIACI ORA SI AFFRONTANO LIGURIA E PIEMONTE
A Bosco Marengo, un locale in cui d’estate prevale la cucina di mare e nel resto dell’anno quella di terra

Gianni e Paola Mura sul Venerdì di Repubblica del 17.9.2010

Per noi, più che teatro della famosa battaglia napoleonica, con relativa ricetta di pollo, più che località natale di Pio V, papa molto bellicoso eppur fatto santo, Bosco Marengo era, negli anni Sessanta, il paese del mitico Corona di Luigi Lombardi. Non c’era neppure un’insegna, ma si ustava una cucina di casa straordinaria. Ci siamo tornati dopo tanti anni per la Locanda dell’olmo e, senza fare paragoni, vale la sosta (il casello di Novi Ligure è a cinque chilometri). Due coppie ancor giovani, Gianni Bondi con la moglie Michela in cucina, suo fratello Andrea con Giorgia in sala. Bondi padre insisteva perché i ragazzi studiassero fino al fatidico “pezzo di carta”. L’hanno accontentato (uno in ragioneria, l’altro in giurisprudenza), poi si sono accorti di non essere felici e hanno sterzato sul loro vero sogno. Questo. Sono qui dal 1997, nel 2000 hanno comprato un po’ di terra a Ovada (cascina Banaia) e propongono (in una carta piemontese molto ben frequentata) anche i loro vini, solo rossi, da uve Barbera e Dolcetto. Abbiamo assaggiato il D’uien, Dolcetto Superiore, ed è davvero buono.
La cucina. Più ligure da maggio a luglio, più piemontese da settembre in poi. Alla frittura di acciughe, ai corzetti al pesto di Prà, alla cima con mostarda di fichi fanno seguito i funghi fritti, la pasta e fagioli, i rabattoni (grossi gnocchi a base di ricotta,bietole e uova), i fegatini di coniglio allo scalogno e Gavi, il girello di fassone al sale e, su prenotazione, bagna caoda, fritto misto, carrello dei bolliti (sette tagli).
Sempre in carta la carne cruda e i peperoni in bagna caoda. Valida selezione di formaggi (Montebore in testa). Come pane, grissini e paste fresche, di casa i dolci: bonèt, Pesche di Volpedo al Moscato, torta di cacao e pinoli. Non molti i piatti, ma di grande equilibrio e piacevolezza, in un’atmosfera di cortesia spontanea, di cultura vera anche se non sbandierata “ex cathedra”. Proprio quella che piace a noi.

Sul MANGIONE ci sono quattro recensioni (un cappello ocra, uno giallo e due verdi con valutazioni in crescendo).

http://www.ilmangione.it/scheda.php?id_rist=9485

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