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LA FIASCHETTERIA: CONTRORECENSIONE

da primiballi il 13 set 2010 10:55


taglincollo qui di seguito la controrecensione di un altro commensale, tratta dal mio blog (ugualepertutti.com), approfittando dell'occasione per ringraziare infinitamente Il Mangione per lo spazio donatomi in homepage:
Al fin siam giunti e l’agognata cena tra il FullGigio, l’EnoesterofiloZio e il Castigamatti Sciur Danieli ha avuto luogo, dopo lunga pena ed immane trattativa.

A collaborare e corroborare l’amico Marcello, buon guastatore misteriosamente arenatosi dopo il savarin… forse l’emozione della prima, lui che è specialista della seconda… lo aspettiamo x il repeat natalizio, per il buon fine del quale fin d’ora suggeriamo l’apertura di un tavolo sindacale…

Ma saltiamo le facezie citando la più clamorosa, ossia l’immonda e satanica risata a tre in faccia all’azzimata e cotonata ostessa, solerte ad offrirci un Franciacorta rosè, argomento sul quale ci siam gratuitamente scannati coi più inverecondi pretesti per tutto il mese che ha preceduto l’incontro…

Combinazione, poi, il Franciacorta proposto era quel Mirabella rosè di cui già io avevo dato segnalazione in passato e che ha confermato tutto il buono che ne avevo detto.

Dico due-parole-due sul locale, davvero bello, un esempio di coazione tra clima veterosteraico e spirito d’innovazione modernista, e inizio ad arrivare al sodo con una constatazione per me frustrante: che senso ha preparare piattino, coltello per spalmare ed anche un discreto/buon burro, a giusta temperatura, se poi lo stesso lo si deve spalmare su “michette” di panaccio da conad?

Male. Un “meno” in pagella buscato davvero gratis. Non occorre esser giocoforza fornai, basta volerlo e si possono acquistare dei prodottini che faccian figura, davvero una manchevolezza inspiegata.

Dopo prima valutazione, scartiamo la proposta di Menù e ci dirottiamo sulla carta:

Si parte con foie gras e noci di cappasanta. Nel dubbio sull’accompagnamento cedo ad indulgenza per chi ha le cappesante (io, in consorzio) e mi innervosisco un po’ per l’assenza di bollicine d’oltralpe real midcarder, così dirotto la scelta sul Cabochon 2004 di Monterossa, coartato dall’oste con occhiale irresistibilmente Carotenutiano che spinge suggerendo l’oggetto come nella sua migliore annata di sempre.

Risultato: scontenti tutti perché il Cabochon pecca di gioventù o, meglio, visto il nerbo derivantegli dall’annata, si presenta ancora non perfettamente integrato.

Fortuna vuole che noi s’abbia tanta sete e che, oltre agli appetizer (una spuma di trota ed una, migliore, al formaggio, servite sugli ormai immancabili postCedroniani cucchiai), ci venga regalata dalla cucina anche una terrina di manzo (che parti? Nessuno ce l’ha detto e mai lo sapremo), sicché la boccia vien terminata prima dell’azzanno del fegato grasso.

Torna a bomba l’ipotesi passito: la scelta del calice ci viene di nuovo guidata dal fido Carotenuto che, sottolineando come il piatto venga preparato con l’utilizzo del Torcolato di Maculan, esso stesso non possa che rappresentare l’ovvio accompagnamento.

Annata non dichiarata, colpa del servizio al calice?

Anche qui si gode, ma non si vola: il Torcolato è vino più affidabile di una Golf degli anni 80, ma raramente viene toccato da quella magia che si chiama Botritys Cinerea, sicché si appiattisce leggermente.

In compenso il fegato grasso è veramente stellare, le temperature di servizio sono esatte al millisecondo, la pesca è cotta senza vino e senza accenni di disfacimento, il pane brioche è un quasi panettone burroso notevolissimo nel rapporto con la componente dolce-amara sua e delle uvette.

Mezzo passo indietro per raccontare anche la consortile noce di cappasanta, leggerissimamente avvolta nello spek e calata in una piacevole crema di piselli.

Ben fatta, senza dubbio.

Come primo piatto ci lasciamo tutti andare alla nostra più intima, madrigalista e terragna inclinazione facendoci sedurre da una istituzione locale, il savarin di riso, qui particolarmente intrigante per la specifica del sugo di polpettine alle tre carni.

Doveva essere il piatto apostatico, al contario, a mio giudizio, si è rivelato un piatto con un paio di clamorosi errori di concetto: anzitutto l’uso dello zafferano (che qualcuno ha definito addirittura da bustina) è apparso artifizio ultroneo, un po’ ruffiano e certamente fighetto, ma soprattutto, il lago di pomodoro in cui è affogato il tutto, mi è parso imperdonabile per come ha ammazzato tutti i sapori sotto il proprio.

Che nella Bassa più Bassa ci si pieghi alla pummarola a scapito del ragù è insulto storiogastronomico da pene corporali.

Bocciato, sia pur con dolore.

La scelta del vino suggeritaci era stata ancora una volta buona, forse non la migliore del mondo, ma certamente buona: Gutturnio Vignamorello 2007 de La Tosa.

Vino anch’esso ancora giovane, con 15 Hp tutti cromati ancora da domare, ma certamente vino con stoffa, lunghezza e futuro epocale.

Fa piacere, la famiglia Pizzamiglio dimostra che l’enologia regionale non è solo gazzosini.

Secondo: lumache Bourguignonne.

Finalmente si risale in quota, le lumache hanno una bella polpa, sono lavorate e stoppose giusto quel che non si può evitare e mantengono un sapore credibile, dolcemente agliato.

Peccato che il braccio corto di qualcuno abbia fatto ritirare la chiamata di un Nuits de St.Georges che avrebbe certamente fatto apprezzare di più la portata…

Al suo posto abbiamo contrastatamene (verba non volant di Marcello: ragas, stasira òm dbù d’la mèrda) apprezzato il Vulcaia Fumé di Inama (anche qui l’annata…), vino in annata secondo me debole: la componente fumigata si avverte appena, per contro c’è uno sviluppo alcolico ridondante per cui, avendo scelto un contrasto tra due aromaticità (fumè vs lumaca), ci sian trovati allo scontro tra l’aromatico (lumaca) ed il dolce-secco del vino, come se avessimo scelto un vino della Mosella, peccato che ci fosse più distanza in qualità che d’autostrada…

Non so dirvi del pesce (ho raccolto un disincantato commento: salatissimo) e del dessert selezionati dal sempre sagace Sciur Danieli, mentre io ho consortilmente condivise due scagliette di parmReggiano di buon pregio.

Finalone con Port Hellen, onestissimamente fattoci pagare 10 euri al bicchiere.

A posteriori, un affarone.

Più in generale conto da 105 euri a cranio, che tutto sommato ci stanno, con sospiro di sollievo del Gigio che si è scoperto un insperato tesoretto di 45 neuri da spendacciare tra le più urfide bettole dei colli liguri.

Chiudo con una mia personale: fatto salvo che la meravigliosa compagnia avrebbe valso anche una gita in pizzeria (PRRRRRRRRRR!!!!), nella stessa provincia godono della stella Michelin, tanto quanto questi signori, sia il Nido del Picchio che l’Antica Osteria del Teatro che sono, entrambi, abissalmente, incolmabilmente superiori.

Qualcosa che non va c’è: qui s’è dalle parti della osteria ristorantizzata, anche bene se vogliamo, ma vogliamo? Quando il piatto migliore di una serata è un piatto di “materia prima” (il fegato grasso) forse si può pensare di giocare in serie A, ma secondo me non si può pretendere di lottare, non dico per lo scudetto, ma anche solo di ambire ad un posto in Europa.

Io fin d’ora avanzo la mia proposta: Natale al Picchio e si vedrà se ho torto.

Intanto, spazio ai congiurati tortonesi, che da giorni aspettano questa mia per dar vita ad un massacro che culminerà nella… strage di Natale?

da silbusin il 13 set 2010 15:33


Un suggerimento. L'iniziativa di primiballi è simpatica e racconta in modo turbinoso la stessa eperienza, validata e pubblicata in home page, da parte di un altro dei "magnifici tre" di quella sera.
L'unica preoccupazione, dovuta a deformazione professionale mangionesca, è che i giudizi sulle persone o commenti salaci sulle stesse o su oggetti o ambienti devono comunque rispettare le linee guida espresse dal nostro regolamento.
Questo vale come criterio generale, tanto più che è citata la fonte, ma mi pareva opportuno farlo rimarcare visto che i ristoratori hanno un carattere bizzarro, valutato tramite la "Scala di Primus", ormai validata a livello internazionale.
Complimenti ancora a primiballi. E' sempre un piacere leggere e validare le sue rece.

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