viaggiatoregourmet ha scrittoGentile Fante,
Ma quale "simulare" posso comprendere che il "palato" di Princess sia oramai un vero laboratorio di analisi organolettiche, ma a maggior ragione credo che anche lei rileggendo queste note , non potrà che "considerare" di essere stata "conservativa" , in quanto i piatti sono li da vedere e definire quella cucina d'autore a tratti "celebrale" da 6 ripeto... non è "coerente" ... sono ben altre ritengo le "cucine" a cui assegnare un 6 a prescindere dai propri "gusti" personali.
Tutto qui.
VG
Credevo di aver già adeguatamente risposto nel mio precedente post sul tema della coerenza. Vedo però che c’è insistenza sull’argomento… e allora ripeto: non mi pare che ci siano incongruenze di valutazione tra quanto detto nel mio commento finale e i giudizi sulle singole preparazioni.
Tanto scalpore per il mio 6 alla cucina di Fabio Barbaglini?
Dov’è il problema?
Mi sembra di aver descritto dettagliatamente, sia nella loro composizione, sia nelle sensazioni che ho ricevuto, com’è nel mio stile, ogni singolo piatto. Il mio palato un laboratorio di analisi organolettiche? Non direi proprio, ma di sicuro l’allenamento non gli manca. Certo, si possono avere opinioni differenti, ci mancherebbe, e mi rendo conto che trovare giudizi difformi rispetto a quelli che si sono personalmente espressi, possa arrecare in qualcuno anche fastidio.
Come ho già precisato, rifuggo da qualsiasi tipo di omologazione in ogni sua forma. Le foto dei piatti ritengo siano un utile complemento al lettore perché possa avere anche la percezione visiva di quanto descrivo. Certo, è facile pubblicare la foto di una preparazione, limitandosi a dire “mi è piaciuto….emozionante…..sublime….di tono” o altri stringati commenti, che alla fine non rendono certamente merito al prezioso lavoro dello chef.
Personalmente trovo persino patetico, come invece qualcuno fa addirittura con orgoglio, distribuire come particole all’eucarestia, patenti di appartenenza ad improbabili caste come unico giudizio finale, perentorio e assoluto.
Scrivo di piatti, di vini e di chef per pura passione, non leggo le guide ufficiali e non mi interessano, non ho obiettivi da raggiungere né tantomeno nutro ambizioni di sorta.
E allora?? Allora ci sono due scuole di pensiero: ci sono chef che mal sopportano il lavoro di chi scrive su di loro e non accettano di essere giudicati se non da colleghi e addetti ai lavori, mentre altri ritengono utile la critica, ma solo se è costruttiva, così come il complimento, ma solo se è sincero e non prostrato o, ancor peggio, interessato.
Icone intoccabili? Allori assoluti su cui dormire sonni tranquilli? Per me non esistono ed apprezzo moltissimo coloro che hanno l’umiltà e l’intelligenza di mettersi sempre in discussione, per migliorare e rinnovarsi.
Il Mangione, a cui mi sento orgogliosamente entusiasta di appartenere, è nato per questo: per raccogliere le opinioni di tutti, dal più umile al più preparato, ed è uno strumento vivo, in continua evoluzione e apprezzato oltre che dai lettori, anche dai ristoratori proprio come prezioso termometro sul gradimento del loro lavoro… ma il termometro, si sa, sale e scende senza sosta.
In conclusione: non sarà certo il mio 6 alla sua cucina a frenare il successo di Fabio Barbaglini, al quale auguro ogni fortuna, ma forse potrà ispirargli qualche utile riflessione, più di quanto non possa fare un plauso di circostanza.