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La Francescana di Gobbaccio

da Greedy il 02 apr 2008 13:10


Hombre, una pregunta:

Cito dalla rece:
sono orientato per un degustazione con i suoi classici, in menu a partire da 100 euro. L’altro menu, “le sensazioni”, costa 120 euro.

Quel che non mi ha convinto è l’assieme. Se imposti un percorso degustazione di classici botturiani – e quindi si presume il biglietto da visita del ristorante – su tre costanti di gusto (maiale, parmigiano e aceto balsamico), è inevitabile che il pranzo finisca per stancare. A metà del viaggio, già non vedevo l’ora di rientrare in porto.

Quindi 'intuisco' che hai preso il degustazione classici.

Però:
Il conto effettivo sarà pari a 290 euro: 240 euro per due menu degustazione, 30 per il vino, 10 di coperto (bah...), 5 il caffè (esagerati) e 5 di acqua (microfiltrata).

Non è che il conto era effettivamente sbagliato?

Prima tornata: 320 euro in due, con aperitivo fantasma
Seconda: 290 euro in due, con degustazione sbagliata

Da 250 a 320 è quasi il 30% in più ...

G.

Life is too fu@%ing short! You wann' it? Go get it!

da gobbaccio il 02 apr 2008 13:41


Chiarisco il dubbio. Il menu in questione era esattamente "I Classici". Con l'aggiunta di venti euro a testa per il fegato grasso. Quindi 120 a testa.

Ciao Greedy!

da Greedy il 02 apr 2008 14:47


gobbaccio ha scrittoChiarisco il dubbio. Il menu in questione era esattamente "I Classici". Con l'aggiunta di venti euro a testa per il fegato grasso. Quindi 120 a testa.

Ciao Greedy!


Ah ecco ... quindi il piatto definito come 'autentico gioiello' e migliore della serata era in realtà fuori dal menu degustazione .... mi perplime non poco questa storia (soprattutto perché leggevo la tua rece in quanto volevo andare da Bottura e avrei tendenzialmente preso anch'io il degustazione classici)
100€ sono una bella sommetta per un menu degustazione, accettabile quando si mettono le gambe sotto il tavolo di un bi-stellato, ma se poi ad inizio pasto si è già perplessi, alla lunga si è annoiati, alla fine cosa rimane?
Insomma, resto curioso e convinto a provare Bottura, magari meglio un altro menu o la carta?

G.

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da gobbaccio il 02 apr 2008 14:55


Non so. Io ho cenato una sola volta alla Francescana, magari dovresti chiedere a Sararlo, sempre che tu riesca a districarti tra le mille lingue che utilizza per recensire:lol:

A parte gli sfottò al cavadenti di Castelfranco, che neppure conosco, direi che la mia è stata un'esperienza anomala. Se avessi avuto modo di parlare con Bottura a fine cena, gli avrei spiegato quel che penso: chef eccellente, ma nel mio caso ha sbagliato il percorso, appensantendolo troppo. Quindi per evitare questo rischio, ordina alla carta e vai tranquillo. Prendi quattro piatti tra i suoi classici e sei a posto. Ma non pensare di star sotto i cento euro (vini esclusi)

da Greedy il 02 apr 2008 15:32


gobbaccio ha scrittoSe avessi avuto modo di parlare con Bottura a fine cena, gli avrei spiegato quel che penso: chef eccellente, ma nel mio caso ha sbagliato il percorso, appensantendolo troppo.



Non è la prima volta che sento di percorsi degustazione pesanti o poco equilibrati, mi è capitato anche di persona e mi sono sentito un po' spazientito .... vojo dì ... io scelgo un tal ristorante con un certo blasone principalmente per via dello chef, decido quindi, per suddetto motivo, di affidarmi alle sue cure.
Se non esiste un degustazione classici, prendo quello che lascia la mano più libera allo chieff .. in casi come questi, se canni, (IMHO), sei doppiamente colpevole.

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da deloZio il 03 apr 2008 00:00


La Francescana: parte uno, due, tre-eh?! Mi sembra eccessivo e dispersivo; senza intento di offesa, decadente.
Il succo, please: quando il troppo effettivamente stroppia, conviene alleggerire il testo e focalizzare l'attenzione!
Consiglio di ininfluente lettore, si capisce...

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sottofondo audio

«ma che è 'sta roba?!», domandò il batterista preoccupato.
Philip spiegò che quella sua prima composizione era una sinfonia-rock in cinque movimenti, per un totale di circa
trentadue minuti .(ossia più lunga persino di "Supper's Ready" dei Genesis, dall'album "Foxtrot") .che raccontava
l'intera storia dell'universo dal momento della sua creazione fino a .(grosso modo, o almeno così avevo capito io)
le dimissioni di Harold Wilson nel 1976. Il titolo di quest'orecchiabile canzoncina, destinata a un grande.successo
nei locali soul di Wigan, era "L'apoteosi del Negromante". (...) Philip, però, aveva scelto .il momento storicamente
più sbagliato per candidarsi a diventare una superstar del progressive-rock. Era la fine del 1976: ve lo ricordate?
Perfino in una terra-culturale di nessuno com'era Birmingham, stava spargendosi la voce di quel genere musicale
che .si cominciava .a sentire .in posti più-avanti .come Londra e Manchester. Si bisbigliavano nomi .come .i Damned,
i Clash e .naturalmente. i Sex.Pistols, ed era la gloriosa rinascita del singolo da due minuti. Basta assoli di chitarra:
i concept-album erano finiti! I mellatron? Verboten. Erano gli albori del punk, o, secondo l'azzeccata definizione
di Tony Parsons, del "rock da sussidio di disoccupazione".


fu il batterista a suonare la prima nota di ribellione:
dopo aver fatto tintinnare i piatti per quella che dovette sembrargli un'eternità, parte di un passaggio strumentale
prolungato che doveva suggerire l'idea di fantastilioni di galassie lontanissime e mondi.remoti che prendevano vita,
annunciò .improvvisamente: «ma andatevene tutti affanculo!», e cominciò a battere il tempo in 4/4. .Riconoscendo
l'imbeccata il chitarrista. pestò sul distorsore, e .si lanciò .in uno .sfrenato riff di .tre soli accordi .sul quale .il cantante,
un soggetto. piuttosto aggressivo .che si chiamava Stubbs, cantò le prime parole .che gli vennero in mente: le fauci.
«Le fauci, le fauci del destino!», strillava, ancora e ancora come una formula magica. Philip gli si parò .allora davanti
facendogli cenno .di smetterla, con quel casino; ma poi, quando si limitarono .ad ignorarlo, restò in piedi .a guardarli
con le braccia conserte. Rimase lì a guardarlo crollare, quel progetto che aveva impiegato tanti anni a far partire...


ecco come nacque il primo gruppo punk della nostra scuola.


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