vgaber ha scrittocisejazz ha scrittoPenso che Bob non consiglierebbe mai ad un suo cliente di arredare un certo locale in un modo che a lui non piace: se il cliente vuole un certo tipo di arredamento, ma lui non pensa che sia l'arredamento giusto, gli dira' "mi scusi, ma ritengo che cosi' sarebbe meglio" Poi il cliente decidera' se accettare il consiglio di bob o cambiare architetto, giusto?
Ammiro il tuo candore , ma credo che bob proprio per evitare che il cliente si rivolga ad altro professionista, ( a meno che non svolga il suo lavoro per hobby o filantropia), sia più propenso ad assecondare i gusti del committente, e non viceversa.
cisejazz ha scrittoQuindi direi che non e' proprio il caso che il ristoratore cambi genere di cucina in base alle esigenze della clientela, ma che la clientela cambi in base alla cucina che viene proposta.
E se la buona cucina dovesse sparire, a favore di un dilagare a tappeto di junk food, dovremmo davvero adeguarci? Spero proprio di no....
Per riprendere invece il discorso di tpt, che sottoscrivo, e rispondere anche un po' a primus che parlava di competenze: la clientela non è tenuta , per ruolo, ad avere una preparazione necessariamente approfondita in materia di cucina (anche perchè, altrimenti, i ristoranti perirebbero sotto il peso di un'ineducazione dilagante)...e se penso alla Fadda, critico gastronomico di professione, in un ipotetico raffronto con un sommelier, mi cascano mani e braccia: al sommelier si richiedono naso, palato e conoscenze..la Fiammetta, se bendata, non sa riconoscere il sapore di un dattero da quello di un carciofo, eppure è titolata a scriverne.....
In effetti, avete ragione entrambi.Personalmente, non tanto per non perdere il cliente (ne ho persi sin troppi per intransigenza mia) quanto perchè penso che uno, la propria casa, debba ritagliarsela secondo i SUOI gusti e non secondo i miei, tendo a seguire i gusti del cliente. Però, divento intransigente, o, quantomeno, insisto parecchio, quando,pur nell'ottica dei SUOI gusti, mi si chiede di fare cose che non condivido come risultato. Posso benissimo fare una casa rustica, anche se non è "mia", ma poi,non venitemi ad insegnare come si fa.
Per quanto riguarda lo chef, invece, la musica è sempre la stessa: lo chef è un I-M-P-R-E-N-D-I-T-O-R-E. Che gli piaccia o no. Se riesce a fare l'artista,meglio per lui, ma uno chef che chiude è esattamente uguale a un architetto che chiude, un avvocato che chiude, un falegname che chiude. Ha sbagliato qualcosa nell'organizzare il suo lavoro. (oppure ha avuto una sfiga della malavita). Se mi sento "artista", cucino a casa mia, per me, o, al massimo, per una cerchia ristretta di amici, a cui, magari,offro anche la cena. Ma se apro un locale....la musica cambia: dal mio LAVORO (perchè di questo si tratta, dipendono anche le sorti di altra persone, e io non ho, semplicemente, il DIRITTO, di fare i miei comodo. Ho un dovere morale, che è quello di far rendere in modo sufficiente il mio locale. Oppure ci lavoro solo io.
Certo che si sta generalizzando: si parla per categorie, in cui sono comprese le ovvie e spesso numerose eccezioni. Ma il trattore a due gambe che mi insulta lo fa, in genere, proprio di fronte ad una sgarberia, come farebbe chiunque altro, mentre spesso lo chef stellato mi insulta solo perchè sono in disaccordo con lui. E per me può andare a farsi fottere.
Chi frequento, Primus? "...avo", spesso , locali come il tuo, o che equiparo al tuo. Di molti, non reputo neppure necessario inviare la recensione, proprio perchè sono ristoranti (non il tuo, che mi è piaciuto e in cui tornerei anche, se non fosse così' dannatamente scomodo per me,oltre ad essere chiuso nell'unico giorno in cui, forse, potrei arrivarci) che scorrono sulla pelle senza lasciare un segno, come un sugo troppo annacquato, al massimo col leggero fastidio di un conto appena troppo elevato. Cappelli gialli con disprezzo, insomma. 40-50 euro spesi male. Col tempo, ho imparato ad evitarli. Preferisco stare più basso, e, come ho detto altre volte, avere la soddisfazione, ogni tanto, di trovare qualche chicca, o stare un po' più alto, (non "troppo", perchè non ci stanno nè nel budget nè nei miei desideri) in qualche ristorante più sfizioso.