Rinaldo ha scrittoSon quì in trepidante attesa.....
Ma dove sarà andata la Princess a Pasqua.....?
Mi aspetto la recensione di "Bice",quello di Manhattan però.
Ben rientrati a tutti.
Rinaldo
RISTORANTE BICE
7 E 54th St
New York, NY 10022
recensione del pranzo di Pasqua
Dopo lunga consultazione delle migliori guide gastronomiche italiane, decidiamo che i ristoranti nazionali ci stanno un po’ stretti e, per festeggiare la Pasqua, partiamo il 21 marzo verso le Americhe, a bordo di una splendida e coloratissima mongolfiera.
La scorta di viveri per la nostra lunga trasferta, è contenuta nei due cestini da viaggio; quello per me contiene: foie gras e filetti alla deirdre sottovuoto, tre tartufi bianchi d’Alba compresi di cane (in caso di smarrimento), tagliatartufo inossidabile (non si sa mai con l’aria salmastra durante la traversata oceanica), caviale di Calvisano, ottimo anche per risparmiare, più uno storione bianco pronto all’uso. Come dessert un vasetto di nutella, compreso di spalmino da ciucciare.
Il cestino del mio commensale, invece, contiene: un bidone da tre chili di risotto allo zafferano compreso di piombini per far star ferme le foglie d’oro, un culatello di Zibello D.O.C. compreso di tagliere e coltellina, casseule precotte in pratiche gavette di alluminio (anche queste inattaccabili dal salmastro), un casco di banane ecuadoriane acerbe, quindi di ottima consistenza. Come dessert strudel di mele cotogne.
Man mano, durante la traversata atlantica, siamo costretti a consumare il cibo per alleggerire la zavorra.
Avvicinandoci a Manhattan, rischiamo di bucare la mongolfiera con la fiamma della fiaccola in cima alla statua della Libertà, ma il mio commensale (sia da viaggio che da ristorante) con abile manovra, riesce ad evitare il cozzo (certe manovre non sono congeniali ad una principessa).
Con il nostro fedele GPS portatile ad energia solare riusciamo ad atterrare proprio davanti all’ingresso della Bice, nel centro di Manhattan tra lo stupore dei passanti.
Un parcheggiatore di colore si prende cura del nostro mezzo e del nostro cane. Entriamo sfatti e maleodoranti nel mitico ristorante ma veniamo subito invitati a passare dalla toilette per un rimessaggio accurato.
Il tono del locale lo richiede.
Entriamo nella sala che si presenta rustica e nel contempo elegante; mandolini e tamburelli alle pareti, e vedute di Posillipo.
All’entrata veniamo accolti da uno scugnizzo, tale Masaniello, che ci appella con un….”uè, guaglio’!! Venit’ accà!!” e ci accompagna con solerzia al tavolo.
La carta dei vini non la consultiamo perché abbiam pensato bene di portarci da casa una fiasca di Percristina “butastupata”
che consegnamo al sommelier perché ce la scaraffi nuovamente
. In effetti un po’ di fondo, con l’agitarsi della mongolfiera, si era mosso.
Acqua purissima del porto di Manhattan.
Il menù è vario e molto italiano
Mentre ci viene offerto dell’ottimo pane raffermo, arriva l’appetizer che consiste in
--- “filetto di pesce-pantegana alla brace su letto di crema di prugne e anello di acciuga salata”: una vera e squisita rarità.
Data la bontà dei piatti scelti, decidiamo di saltare l’antipasto e passare ai primi:
--- “orecchiette alle cime di rapa” per me con l’apprezzato sottofondo musicale “che si mangiò la zita” di Tony Santagata. Mi sento a casa…
--- “ravioli ai peperoni e cotiche” per il mio commensale. Ottima la cottura dei ravioli, il peperone si lascerà gustare per i tre giorni successivi.
Secondi piatti:
--- “agnello ai lampascioni e carciofi”, ovviamente per me; una meraviglia!
--- “coniglio con le cozze”, per il mio commensale, una gustosa pietanza rivisitata in chiave partenopea trapiantata negli States. Il mio parere?? …. ‘na schifezz’
Una strana usanza ci consiglia di gettare gli avanzi per terra. E, alla fine della cena, sotto il nostro tavolo ci sarà un tappeto di ossicini….
Mah… questi americani…
Dalla cucina arrivano quindi due graditi assaggi
--- “impepata di peoci” che ci ricorda i sapori della Laguna veneta anche se rivisitati in chiave stelle e strisce;
--- “budino di lumache con maionese antica e cren con guarnizione dei loro gusci tritati”; da rimanere letteralmente a… bocca aperta….
Questi assaggi ci sono particolamente graditi, vista la nostra preferenza per i gusti morbidi e delicati…!!
Dopo aver degustato i sapori della tradizione italiana, è gradito l’arrivo del predessert:
--- “coppetta di orecchio-naso-gola di maiale nel suo lardo di cottura, addolcito con zucca e ristretto con caramello di cotechino”: stucchevole
--- “ocalecc”, una specie di lecca-lecca ai sapori della Lomellina: squisito e.... allappante!!
LA LINEA DI CUCINA E’ NETTA
Avvertiamo subito una certa “pesantezza” di stomaco ma per fortuna arriva in soccorso il “sorby”, lo chiamano così negli States; consiste in una “specie di biverone ghiacciato che va giù come un terrone a Natale” (niente di più falso… non ci vado mica ogni Natale!!!) una vera bontà!!
Alla fine della cena non guasta una breve visita alle toilette dove intravedo la Giusy con, sulle spalle, una pompa irroratrice di deodorante al pino silvestre e maschera antigas. In un lato dell’ingresso, un non bene identificato personaggio che, agitando una robusta mazza da baseball, si muove con fare minaccioso.
Capisco che l’aria che tira non è delle migliori, in tutti i sensi, e faccio dietrofront.
Tornando al tavolo individuo, seduta in un angolo romantico della sala, una ragazza bionda che con una mano spazzola accuratamente i piatti mentre con l’altra si sventaglia con un volantino elettorale (aria di “primarie”??).
Poco più in là, ad un altro tavolo, un po’ defilato quasi nascosto, notiamo infine un baffuto esponente di spicco della pluripremiata società princ&bus receptio-cattering Co- Filiale americana, che consulta il menù nella corposa sezione dedicata alle proprietà organolettiche dei cibi giudicando le scelte di ogni singolo commensale.
Siamo fritti…
Infine due tazzine d’acqua macchiata al caffè ed il conto di 29,99 dollari. Dopo aver pagato con tre banconote da 10 dollari, decidiamo un po’ soffertamene ma di comune accordo, di lasciare il resto al cameriere ed un biglietto del mangione.it al maître.
Alla vista di tale biglietto, stupito ed incuriosito, egli ci saluta e ci ringrazia non prima di averci posto la fatidica domanda: “e c’aggia fa’ cu chiss ???”
Un’idea sull’uso più idoneo ci balena immediatamente alla mente, ma non esprimiamo suggerimento alcuno.
Il parcheggiatore di colore ci riporta la nostra mongolfiera davanti all’ingresso con il pallone sgonfio. Insomma… tra il pallone da gonfiare, il gps da impostare, il cane da acchiappare…. Siamo rientrati stasera a digestione ancora in corso.
Che stresssssss….!!
ben ritrovati a tutti
princess!!