Trattazione delle tematiche generali sulla ristorazione.
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da Bob il 03 giu 2005 18:20


silbusin ha scrittoma, no. non buttarti giù così...
guarda che estrapolando i vari interventi l'idea della porzione "corretta" (cioè ti sazio ma non ti strafogo) era chiaramente uscita; il problema, sul quale non ho ancora capito come la pensi è che il tutto è legato, a mio parere, indissolubilmente "anche" al prezzo.
Un esempio:
trattoria al K2: filetto 9 euro; cotto bene, porzione soddisfacente (per me, vecio...)
le clochard: filetto 15 euro; cotto bene, porzione soddisfacente e stesso peso.
non pensi, caro bob, che il prezzo comunque incida?
aspetto tue notizie.
ciao

Io non buttavo giù me..... :lol: :lol: :lol: Comunque....
No: il prezzo non DEVE incidere sulla risposta. Non chiedo se esiste un rapporto quantità prezzo. Chiedo se esiste una quantità minima. O massima, se vuoi....
Non mi interessa il ristorante che mi ammannisce 80 grammi di filetto a 5 euro (ammesso che esista), così come non mi interessa a 60. SE- dico SE - mi danno, diciamo, 200 grammi di filetto, allora può andarmi bene sia il 5 che il 60. Dipende da come è questo filetto, da dove e come viene servito, ecc. Il prezzo è una questione che scatta DOPO. Ha ragione piglet. PRIMA il ristoratore deve soddisfare ai miei bisogni primari, che sono a) saziarmi b)mangiare decentemente.
DOPO, mi deve soddisfare anche su altri fattori.
Guarda che, come ho detto, scatta anche il processo inverso: un filetto da, diciamo, 800 grammi, ti urta. Anche perchè hai probabilmente preso prima un altro piatto, e ora non te lo gusti. Ma tanto, un filetto da 800 grammi te lo danno solo negli USA......
Quando abbiamo finito di discutere su questo argomento, ne ho pronto un altro altrettanto divertente... :twisted: :twisted:

da deirdre il 03 giu 2005 18:41


non pretendo di essere raffinata, datemi pure della mangiona buzzurra però se vado al ristorante mi aspetto come prima cosa di mangiare, come seconda di mangiare bene, come terza di non dover fare un mutuo per pagare il conto.
poi sicuramente c'entrano anche l'ambiente, il servizio, la presentazione dei piatti, il delirio dei sensi e tutto quel che volete..ma se vado al ristorante vado per mangiare. quindi le porzioni devono essere adeguate, non dico a un appetito robusto come può essere il mio, ma almeno a quello di una persona media.
obiettivamente, posso aver mangiato bene quanto volete, ma per me non esiste uscire da un ristorante con la voglia di farmi una pizza o un big mac..sarà cmq un posto in cui non tornerò perchè avrà anche soddisfatto una miriade di altri bisogni, ma non quello primario di uscire col pancino pieno.
poi, posso anche andare in uno di quei posti con porzioni minimali che ti offrono l'"esperienza sensoriale"..si ok ci vado per farmi l'esperienza e per curiosità..ma di certo non lo annovero tra i miei preferiti o tra quelli in cui tornerei.

da Belpi il 05 giu 2005 00:12


Salve a tutti voi del forum. Bob devo dire che sono d’accordo con te e Piglet, che la porzione "corretta", nel senso di saziarti senza abbuffarti, non deve dipendere dal “prezzo relativo alla tipologia dell’esercizio”. Il prezzo come già detto da altri forumisti, può dipendere dal tipo di ristorante, trattoria, osteria o altre tipologie di locali. Quindi a prescindere se vado in un’osteria da 20 €, locanda da 40 €, trattoria da 60 €, ristorante super-mega-chic da 150 €, eccetera, comunque devo avere porzioni “corrette” che mi sazino, appunto perché scelgo di andare in un “ristorante”. Personalmente, a prescindere dal tipo di locale, tra i citati, gradisco terminare il pasto sazio, con almeno tre portate e bevande (vino e/o acqua), e preferisco, con soddisfazione, allentare la cinghia di 2¸3 buchi (dopo avere mangiato è una questione di fisica; si introduce del cibo nello stomaco), piuttosto che tirarla di 2 buchi. Che ci sarei andato a fare al “ristorante”? Avrei potuto benissimo andare a contemplare le meravigliose bellezze del creato e cosi ristorarmi l’animo a gratis.
Alcuni locali pretendono di praticare “alta cucina” non cucinando piatti di qualità (materie prime scelte e curate, cucina innovativa, accuratezza nell’esecuzione dei piatti, eccetera), ma propinando, tirchiescamente, porzioni ridotte ai minimi termini e mi fanno sempre venire in mente il film con Montessano/Pozzetto “Sette chili in 7 giorni”, dove si rifilavano a dei gonzi dei piatti vuoti facendogli credere (invitati ad usare immaginazione e senso artistico) che fossero delle delizie da gourmet, facendoglieli pagare un capitale. Questi si mostravano pure soddisfatti ed intenditori, salvo poi alzarsi di notte e di nascosto per andare in credenza e sgobbarsi quello che trovavano.
E’ anche vero che le porzioni ridotte aumentano il conto (sempre nell’ambito del “prezzo relativo alla tipologia dell’esercizio”). Se ad esempio mi si porta un primo con "buoni i ravioli peccato che erano 4" (per citare Primus) e chiaro che per saziarmi (visto che il ristoratore non serve porzioni “corrette”) dovrò ordinare una portata extra per integrare e quindi spendere di più. A tale proposito riporto le osservazioni di un’opinionista de LA STAMPA

«LA STAMPA, 24 Aprile 2005
PANE AL PANE, di Lorenzo Mondo.
Siamo il Bengodi solo nelle tavole che si vedono in tv
NON ho niente, anzi, contro il mangiar bene, e apprezzo la difesa dei genuini, collaudati sapori, perfino il recupero quasi archeologico di specie alimentari in via di estinzione (anche per quel tanto di storia del costume, della cultura, dell'ambiente, che portano con sé). Proprio per questo non sopporto l'interesse spasmodico e indifferenziato per il cibo, l'abuso che si esercita sui piaceri della tavola. (omissis) C'è qualcosa di assurdo, in questa ostentata dovizia, una sfasatura rispetto alla realtà, cui non sfuggono uomini responsabili delle istituzioni. Girolamo Sirchia, il ministro appena rimosso, è certo un galantuomo, il suo impegno per la salute degli italiani è stato apprezzabile e anche ammirevole. Ma c'è da sperare che almeno una delle sue intenzioni sia disattesa dal successore. Preoccupato per la cattiva alimentazione degli italiani, per il maleficio dell'obesità, non soltanto si è battuto in favore della dieta bilanciata, contro il cibo spazzatura servito in troppi fast-food, ma si proponeva di indurre i ristoratori a dimezzare le porzioni. In un eccesso di rigore salutistico, per dimagrire gli italiani pretendeva di dimagrire il loro portafoglio, di raddoppiare praticamente il costo di un pranzo (con le dovute eccezioni, già normalmente esoso). Anche per i nostri concittadini che non possono frequentare con assiduità il ristorante e che non hanno bisogno di dimagrire. Vedi giudizio uman come spess'erra, come il meglio può diventare nemico del bene».

Penso che i ristoratori sanno esattamente qual’è lo standard delle porzioni “corrette” anche se molti non le applicano per meri motivi di “bottega”. Io come standard suggerisco (signora Fulvia mi perdoni se la cito, la conosco solamente attraverso il forum) le razioni de La zia Fulvia (non riviste dall’inappetente Massimiliano de La Corte) cosi almeno io , the Dude, Noemi, e moltissimi altri quando vanno al “ristorante” si ristorano.

Scusate la lunghezza e saluti a voi.

da Bob il 05 giu 2005 13:02


MI ricordo un mio amico, che ho incontrato unavolta inc...issimo, usito da un ristorante di un "mostro sacro" già da altri qui osannato.
"QUATTORDICI, ERANO QUATTORDICI!" urlava...
"Che cosa?" gli ho chiesto.
"GLI SPAGHETTI, ECCC@@#%%O!!!"

da silbusin il 05 giu 2005 15:11


La fulvia dalle belle guanciotte merita di essere tirata in ballo, perchè più la conosco più la stimo come professionista.
Presenta porzioni consone (in un pasto normale) a terminare lo stesso sazi. Il prezzo è relativo alla qualità delle materie.
La zia fulvia ha cercato di strutturare, per la sera della cotolettata, un menu idoneo a gustare gli alimenti e a saziarsi (ne abbiamo parlato a lungo venerdì sera e non credo di svelare segreti particolari): è stata amabilmente "costretta" a introdurre il risotto che però ritiene rovinerà la degustazione della cotoletta di 500 gr. (è un concetto che affermava con forza) oltre a incidere anche sul budino di riso, sostituto di freschi sorbetti.
Personalmente non ho nulla in contrario che the dude, noemi si ingozzino come oche (ciuche) e poi si slaccino pantaloni e la gonna (meglio noemi, in questo caso): io saprò regolarmi (salto il riso e il budino).
L'unica cosa che mi dà fastidio è che dovrò pagare un alimento che non mangerò e un altro fuori menu (il sorbetto).
Si ritorna quindi sempre al concetto che se i quattordici spaghetti l'avessi pagati 500 lire, sarei uscito dal ristorante del "Nostro" dicendo:
"certo, cosa aspettavi che ti dessero in questo locale per 500 lire? c***o fai pagare di più e dai da mangiare alla gente..vada via al c* 'sta cucina sperimentale...".
Ribadisco il mio concetto: le porzioni devono essere soddisfacenti come quantità (devono saziare), ma vanno rapportate al prezzo di vendita.
Un esempio e chiudo: il Peck vende il grana a 36 mesi, prodotto dall'azienda XY, al doppio di quello che la stessa azienda vende ad altre enogastronomie. Come lo zafferano molisano. Non mi va bene. Per saziarmi con lo stesso prodotto devo spendere il doppio. Personalmente a me non va bene. No so che farci.... E' vero che pecunia non olet, mah...

locked

da deirdre il 05 giu 2005 18:25


silbusin ha scrittoPersonalmente non ho nulla in contrario che the dude, noemi si ingozzino come oche (ciuche) e poi si slaccino pantaloni e la gonna (meglio noemi, in questo caso): io saprò regolarmi (salto il riso e il budino).
locked


gattone, hai toppato: stavolta io con le aggiuntine al menù non c'entro :wink: a me l'unica cosa del menu originale che non andava molto era la cotoletta..la zuppetta e i sorbetti mi andavano benissimo :wink: :wink:

da silbusin il 05 giu 2005 18:48


riapro per doveroso riguardo alla tua persona.
non sono io che ho toppato.... :P

Personalmente, a prescindere dal tipo di locale, tra i citati, gradisco terminare il pasto sazio, con almeno tre portate e bevande (vino e/o acqua), e preferisco, con soddisfazione, allentare la cinghia di 2¸3 buchi (dopo avere mangiato è una questione di fisica; si introduce del cibo nello stomaco),


La zia Fulvia (non riviste dall’inappetente Massimiliano de La Corte) cosi almeno io , the Dude, Noemi, e moltissimi altri quando vanno al “ristorante” si ristorano.


Era la risposta, la mia, ad alcune affermazioni di Belpi: indirettamente e in modo immaginifico sei citata per la cotolettata. So bene, da indicazioni della zia fulvia e da quanto abbiamo parlato io e te, ieri sera, chi ha rotto i maroni per il riso. Quindi, che c'azzecca?

locked definetively

da deirdre il 05 giu 2005 20:41


ops...non fu il gattone a toppare, bensì la ranocchia che male interpretò :oops:

da kinggeorge il 05 giu 2005 20:47


posso grattare il gattone sotto l'orecchio? :lol: :lol: :lol:

... Stella Stellina, la notte si avvicina ...
P.S.: "tu sei il solito facinoroso: un po' diplomatico un po' sovversivo" - wineless, 23/05/2005

da Belpi il 05 giu 2005 23:33


E' vero sono stato io ha citare The Dude e Deidre, in quanto dall'intervento precedente della signora Fulvia, si capiva che eravate sontenitori, a parole e coi fatti, delle porzioni "corrette" (nel senso di tendenzialmente abbontanti e che comunque sazino). Quindi per sostenere la mia tesi vi ho richiamati come esempio. Se ho capito male, Deidre, ti prego di scusarmi. Saluti.

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