A me sì, e più di una volta, in genere in misura direttamente proporzionale al conto.
Però, riconosco che bisogna fare dei "distinguo".
Un conto è se esci con la fame perchè hai ordinato un secondo guarnito e stop.
Un conto è se esci con la fame se hai ordinato primo, secondo, contorno e dolce.
Io sostengo da tempo che la porzione non può e non deve essere microscopica: se prendo un menù degustazione, la piccolezza ci può stare, ma devo sapere in anticipo che le portate sono 36 e non tre. Si tratta di una scelta consapevole. Ma, se mi accingo a pranzare alla carta, e vedo un menù con scritto " fettina di vitello con cavolini di Bruxelles" e mi trovo 30 grammi di carne e due cavoletti, sia pur artisticamente disposti nel piatto (certamente enorme), circondati da sbuffi di verdure tritate, macchiette di olii esenziali della patagonia, chicchi di sale rosa e composizioni di pepe, io, al posto dei due cavoletti, chiedo mi vengano servite le balle dello chef.
Non mi sta bene dire che "non mi alzo con la fame" perchè ordino altri cinque piatti. Devo potermi aspettare una ragionevole porzione, perchè, oltre a tutto, io cliente faccio anche un conto economico della mia uscita al ristorante.
Bei tempi, quelli delle Gostione (o Gostilne?) jugoslave, dove la porzione era normata con minimi (altini anzichenò) di legge, e, se non li rispettavi, ti saltava la licenza......
Però, erano anche tempi dove i democraticissimi finanzieri marittimi jugoslavi ti intimavano l'Alt col primo colpo davanti alla prua ( e il secondo addosso)......