Trattazione delle tematiche generali sulla ristorazione.
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COME E' CAMBIATO IL MODO DI MANGIARE

da princess il 22 mag 2005 02:21


Sarebbe interessante, da parte di chi ha la fortuna di poter rendere testimonianza diretta o per interposta persona, mettere a disposizione del forum preziose e curiose informazioni circa le abitudini alimentari, la diversità, la varietà e la qualità dei cibi utilizzati nell'arco di tempo che va dagli anni '30 agli anni'50, mettendole a confronto con le abitudini ipercaloriche dei giorni nostri.
Un esempio per tutti: i bimbi che oggi sono alimentati a Nu**lla e merendine varie, a cavallo della seconda guerra mondiale come venivano nutriti?
Grazie a tutti coloro che vorranno dare il loro contributo. :wink:
Saluti
princess

<i>"Senza il piacere del gusto, la vita è come un lungo viaggio attraverso il deserto"</i> G. D'Annunzio

da primus il 22 mag 2005 08:38


Per sentito dire dai miei genitori e dai miei (aime' deceduti) nonni..erano sicuramente tempi duri.

Cito un esempio:

mio padre in tempi di guerra era cmq un ragazzino, 7 anni, ma molto fortunato; mio nonno aveva un'azienda di carpenteria pesante per navi, azienda tuttora in attivita' e guidata da mio padre, quindi diciamo erano benestanti e i soldi non mancavano.
Beh' la merenda per la scuola ,beato lui che se la poteva permettere alcuni suoi compagni manco le scarpe avevano, erano le FREGUGGIE (sicuramente e' scritto male ma il dialetto genovese non lo so scrivere);
FREGUGGIE in dialetto = briciole in italiano.
Praticamente i ragazzini piu' "abbienti" passavano prima della scuola nei panifici e le commesse raccoglievano le briciole dalle tegli finite della focaccia, ne facevano dei sacchettini e le vendevano ai bambini per la merenda.....altro che Kinder......cmq nonostante tutto mio nonno e' morto a 90 anni in piena salute :lol: :lol:

"Ogni stecca ripetuta due volte è l'inizio di un arrangiamento" (Frank Zappa).

da kinggeorge il 22 mag 2005 11:41


Nessuno dei miei due genitori era benestante e da piccoli han vissuto entrambi il post-guerra italiano (mia madre è del '43). Mio padre ha vissuto invece anche tutta la guerra, sebbene piccolissimo (classe '37). Nonostante vivessero in posti così differenti come erano il milanese e la costiera sorrentina, ritrovo spesso similitudini non di poco conto, soprattutto in quel che mangiavano da piccoli. Il pane con il lardo non mancava mai, sarà che l'allevamento dei maiali era presente sia nelle campagne verso melzo e paullo sia in costiera. Mia madre ci aggiungeva anche le fave e spesso, d'estate, anche le albicocche rubate negli appezzamenti di terra. Mio padre, invece, pare mangiasse polenta sempre, d'estate fredda e d'inverno calda.

... Stella Stellina, la notte si avvicina ...
P.S.: "tu sei il solito facinoroso: un po' diplomatico un po' sovversivo" - wineless, 23/05/2005

da silbusin il 22 mag 2005 13:13


cara princess, ho qualche difficoltà a partecipare ai topic perchè il pavlov's experiment è attivo in ogni momento, a tutte le ore, con dinamica sequenziale. In realtà questo topic aveva la dignità di essere inserito nel "ristoranti e gastronomia" ma, essendo tu intelligente e predittiva hai pensato bene di definirlo nella zona "spazzatura" in attesa degli attori dell'esperimento. 8)
Vediamo però...solo qualche spunto. Il modo di mangiare è cambiato per alcuni motivi fondamentali: benessere, tecnologie di conservazione, media, cambio organolettico dei componenti.
Si ès posible magari qualche altra notizia la aggiungo.

da silbusin il 22 mag 2005 14:30


la prima considerazione da fare è che non è vero che un tempo si mangiava meglio; si mangiava in modo differente e sotto qualche aspetto in modo poco salutare (almeno secondo i concetti attuali).
la carenza delle comunicazioni terrestri e via etere rendeva le cucine assolutamente "territoriali".
da un punto di vista storico è stato un bene: ancora oggi è possibile conservare ricette e modi di preparazione tipici della zona ed "esportarli" anche lontano.
la "genuinità" dei cibi di un tempo è una favola che ci tramandiamo senza alcun costrutto: è vero che non erano adoperati pesticidi&Co e che le preparazioni erano sicuramente rispettose dei sapori (anche lì tutto da vedere), ma l'igiene delle preparazioni e il basso livello culturale della gente rendeva molte volte pericolosi gli alimenti.
lo storico alimentare Arcadio Danieli dice bene quando si riferisce ai "profumi di cose antiche": "...non si era mai sicuri, dopo aver mangiato i nostri salami profumati, di non veder far capolino la coda e li scolici del verme solitario....o peggio di cadere malati di tifo...."
d'altro canto, la prima causa di morte nel giovane negli anni 30 era la TBC....
tempi sani quelli.

da kinggeorge il 22 mag 2005 15:01


Probabilmente sto per andare OT, nel qual caso me ne scuso e gli admin sono liberi di cancellare il mio post.

Riflettevo un momento su quel che dice qui sopra Silvano, che ha certamente grandi competenze specifiche in materia.

Però... però non si può fare una ulteriore distinzione?
Sicuramente il mangiare "dei tempi andati" non era più salutare del nostro, come con un rapido esempio sui salami ci ha ricordato il nostro.. Ma non possiamo dire che forse era più "sano"? Ovvero, non possiamo distinguere il salutare dal sano, per salvaguardare quantomeno un certo tipo di tradizione manuale e artigianale, povera eppure amorevolmente legata alle radici della storia e dei tempi che furono, e che altrimenti correrebbero il rischio di essere travoltida possibili "revisioni" salutiste?

Facendo un esempio banale: mangiare quel salame profumato e fatto in casa non era il massimo dell'igiene e della sicurezza medica, non era salutare... Ma era sano, perchè in sè racchiudeva valori e tradizioni e creava una socialità ed una tradizionalità gastronimica ma non solo che oggi invece, i metodi salutari e medicalmente asettici, non consentono...

Forse un epistemologi potrebbe dirmi che sano ha anche questo significato...

... Stella Stellina, la notte si avvicina ...
P.S.: "tu sei il solito facinoroso: un po' diplomatico un po' sovversivo" - wineless, 23/05/2005

da Bob il 23 mag 2005 10:30


Anche se sono posizionato un poco dopo, i miei erano piuttosto tradizionalisti, e ripetevano con me
quello che il loro genitori avevano fatto con loro.
Alla mattina, TASSATIVAMENTE, latte e pane. Una tazzona di latte con spezzettata la michètta (“e”
assolutamente aperta) del giorno prima. Era il tempo del latte nelle bottiglie di vetro col tappo di
stagnola, con tre dita di panna solidificata al di sopra. La scrematura, parziale o totale che fosse, non si
sapeva neppure cosa fosse, anzi, se non ci trovavi la panna ti giravano di brutto...e, quando andavo in
vacanza dai miei nonni a Caglio, latte appena munto, alla faccia delle norme igieniche.
A mezzogiorno una pasta asciutta massimo al pomodoro, e una fettina di carne, generalmente ai ferri.
Ma noi stavamo bene, mio padre aveva un ottimo impiego e ce la potevamo permettere. So di molti
miei amici che non potevano. Al Sabato o alla Domenica un primo “speciale”, gnocchi, o lasagne, o -
gaudium magnum - ravioli. E un frutto.
Alla sera, minestrina o pastina, e , generalmente, formaggio.
Vietato avanzare nei piatti. Non parliamo di scartare: erano scappellotti che volavano, conditi con
prediche del tipo “cara grazia che tu ce l’hai”, o “pensa a quanti non ce l’hanno”. Ed era vero. Anzi,
dovrebbe essere vero anche oggi.
A merenda non si parlava di “merendine”: pane e marmellata, pane e miele, pane burro e zucchero,
tuta roba rigorosamente preparata in casa.. Erano tempi duri per il colesterolo, e ce lo potevamo
permettere ampiamente. Molti, però, si limitavano a un frutto, strettamente di stagione (serre? What’s
“serre”??), o a un pacchettino di biscotti secchi.
Ma le differenze che oggi mi colpiscono di più sono, rispettivamente a) la quasi assoluta mancanza di
bibite gassate b) la mancanza di piluccamenti vari durante la giornata. Quello avevi da mangiare, e
quello doveva bastarti. I gelati erano un premio eccezionale, da giorno di festa, spesso presi sui
carrettini degli ambulanti, che tenevano nel ghiaccio secco degli iceberg al limone e al cioccolato, che
ti spaccavano i denti. Magari, alla domenica, si andava a prendere un gelato, qui a Milano al Motta in
Galleria (evento di lusso), i miei si prendevano il “caffè del Motta” (col suo segreto segretissimo =
pizzico di cacao nella miscela) e io il gelato oppure la pizzetta (panino circolare di 15 cm di diametro,
schifosissima, ma allora mi sembrava uno sballo).
Mi ricordo che ho visto gli ultimi esempi dello “champagne de la balètta” (la gazosa) così chiamata
perchè il “tappo” era una biglia di vetro che chiudeva ermeticamente il collo. Tu la spingevi in basso, la
gazosa busciava, e tu ci guadagnavi la pallina con cui giocare.
Si mangiava di meno, questo è certo: ma, in compenso, le feste erano caratterizate da mangiate
allucinanti, con l’insalata di rinforzo dopo il primo dei due secondi, per ricominciare da capo.
Se una cosa cadeva nella polvere, ci si dava una spolveratina, e via in bocca: oggi può fare senso, ma
in realtà sono convinto che questo ci fornisse abbondanti anticorpi per afre fronte alle “altre” infezioni.
Bah...tempi passati....a ogni tempo il uo cibo. Ricordo qualcuno che voleva farmi mangiare il Garum
degli antichi romani...Ho risposto che poteva tenerselo....

ABITUDITI ALIMENTARI

da Ospite il 23 mag 2005 10:59


Concordo con Silvano, ma aggiungo che la scarsità di igiene di allora è ampiamente compensata dalle sostanze "aggiunte" e che ci fanno un gran bene. Anche l'imballo (una volta c'era la carta oleata-quella da zucchero-quella del macellaio e pedalare) oggi è supersofisticato e le materie plastiche inpiegate non sono proprio sinonimo di certezza di igiene. Certamente, da questo punto di vista, possiamo dire di aver delle porcherie confezionate meglio.
Non tocchiamo il tasto degli ingredienti perchè non la finiremmo più.
Saluti.
LA MAX 61°

da silbusin il 23 mag 2005 13:14


In un bellissimo saggio pubblicato da Feltrinelli emerge come negli anni anteguerra e ancor più nel primo decennio del secolo scorso, la violenza domestica era non inferiore all’attuale, con la differenza che in quei tempi non se ne parlava.
Questo per dire che cosa? Che il detto si stava meglio quando si stava peggio lo dobbiamo lasciare a Lopez, Solenghi e Marchesini, specie per il mangiare.
Lo hanno detto bene alcuni interventi precedenti: si mangiava per necessità, non per piacere (detto in termini riduttivi, evidentemente). L’obesità era una malattia praticamente sconosciuta. C’era la dignità di NON SPRECARE. E questo incideva pesantemente sulle dinamiche alimentari.

per Silvano

da Ospite il 23 mag 2005 14:23


Che mi dici a proposito del FEGATO (Malato) GRASSO? E dei funghi radioattivi ex Chernobyl- Dei pesci al mercurio e nafta?
Quando moriva il gatto,una volta, nella trattortia, si mangiava lo spezzatino di coniglio. Oggi si corre il rischio di bere il vino che è metà VINO e metà NOLO.
Certamente non si stava meglio. Forse diversamente. La durata media della vita è un dato di fatto a dimostrazione che le cose son cambiate. La sua qualità.......? Non saprei, non mi sbilancio.

Ciao
LA MAX 61°

da Bob il 23 mag 2005 14:54


silbusin ha scritto si mangiava per necessità, non per piacere (detto in termini riduttivi, evidentemente). L’obesità era una malattia praticamente sconosciuta. C’era la dignità di NON SPRECARE. E questo incideva pesantemente sulle dinamiche alimentari.

Non si mangiava tanto "per necessità". Anche allora il mangiare era un piacere, sia pure limitato nelle scelte e spesso, nelle quantità. Ma io non penso a zone rurali in estrema povertà, ma faccio riferimento comunque ad una vita "cittadina" generalmente borghese, quando dico che c'era comunque un rispetto per il piatto e il suo contenuto che oggi non c'è più. Il mangiare "bene" era generalmente sinonimo di mangiare "abbondante" ben cucinato, non di cibo elaborato. Questa credo sia la più grossa difefrenza. Oggi stiamo attraversando, secondo me, un periodo di involuzione, direi un "barocco alimentare", per cui il "mangiare bene" è, invece, necessariamente elaborato. E, se un cibo è per forza di cose semplice, ecco che si trova il modo di complicarlo, o nella presentazione o con l'aggiunta di particolari che niente hanno a che fare col piatto in sè.
Non so chi di voi abbia letto i vari volumi di Asterix, ma non siamo molto lontani dalla "marmellata di bucce di salsiccia" che, in un desiderio di golosità, il capo dei gladiatori ordina allo schiavo. O, sempre per stare in tema, alle "trippe d'orso fritte nel grasso di uro". Naturalmente, col miele.

da silbusin il 23 mag 2005 15:10


Il "piacere" è insito nel mangiare, da sempre. Su questo non ci piove. Ma è vero che l'alimentazione moderna dà più spazio alla fantasia e meno alla quantità.
Un tempo non c'erano pesticidi&Co ma la presenza di germi (enterobatteri) era comunissima; l'intossicazione botulinica era molto frequente (l'abitudine delle conserve). Insomma se non è zuppa è pan bagnato.
E' l'epoca della moscarola e della ghiacciaia (chi se lo poteva permettere).
Negli States c'era la TV e il frigorifero e a Milano il burro lo si lasciava sotto il filo di acqua nel lavandino perchè non si sciogliesse.
Ed era la mamma che dava la merenda: perchè la mamma c'era (almeno in città) dato che non lavorava e già dalla mattina presto incominciava a cucinare. La spesa si faceva tutti i giorni.
Personalmente non rimpiango nulla di quei tempi: è solo un ricordo da tenere ben presente, ma da non ripetere.
Andando avanti nella discussione credo che ci saranno molti punti in comune e molte divergenze, come è giusto che sia.
Ah, personalmente non mi cambierei, se non per l'età, con gli anni '50. Sulle decadi successive si può vedere.... 8)
Aspettiamo l'intervento dei giovani.

esempio di complicazione barocca

da Ospite il 23 mag 2005 15:13


Oggi al tg 5 delle 13, nella ribrica GUSTO, per quel che può valere, hanno presentato (credo si tratti del ristorante Cascinale Nuovo) una ricetta a base di Cipolla fondente (come il trancio di trippa King!)-scaloppa di FEGATO GRASSO (malato)- GAMBERO-Riduzione diAceto balsamico caramellato-Insalta indivia ricchia e Gelato al finocchio.
Nell'ordine sul piatto come base LE CIPOLLE FONDENTI-SOPRA IL FEGATO GRASSO-SOPRA IL GAMBERO-Irrorazione di Balsamico ridotto e caramellato- Insalatina e una ciotolina con una pallina di gelato al finocchio. Avrei messo volentieri una bella lamellata di tartufi e una spolverizzata di caviale per completare l'opera. Accidenti!!!!!!!
LA MAX 61°

da silbusin il 23 mag 2005 16:09


Te lo vedi tu un piatto così nel 1953? (prova pensarlo in quel bellisiimo film con ave ninchi che racconta di una giornata al mare)....
matriciana, abbacchio, cipolla caramellata :shock:

da Macs il 23 mag 2005 16:16


silbusin ha scritto Aspettiamo l'intervento dei giovani.


Premetto che mi arrogo il diritto di sentimi chiamato in causa come giovane... :D

Sono nato nel 1976, ho vissuto fino ai 18 anni in un paesino nelle campagne tra Milano e Bergamo. I ricordi dei primi anni di vita sono pervasi dai sapori di latte e pane giallo, polenta e latte, il sapore del latte tiepido (tiepido perchè bevuto col mestolo dal secchio che stava ancora sotto la mucca), il profumo del pane caldo, appena sfornato che quasi faceva sciogliere la mortadella (chiamata bologna).

Non so se si mangiasse meglio o peggio, non so se fosse più o meno igienico, so che alcune cose non le ho più mangiate, so che alcune cose le ho assaggiate di recente quasi senza riconoscerle, so che alcuni sapori non li sentirò forse mai più. So anche che è stato, è e sarà così per tutti...

Chi ha qualche anno in più di me si emoziona per il sanguinaccio (buono!) quelli della mia età si emozionano quando in un ristorante viene proposto un dolce che "scoppieta" come le frizzi pazzi, tra vent'anni qualcuno si emozionerà per il Duplo nocciolato leggero di turno... E tra vent'anni (forse) sarò ancora lì a chiedermi: Ma si mangiava meglio ai tempi del nonno, del papà, miei o dei miei figli? La risposta non la saprò, ma nel frattempo mi sarò abituato a mangiare quello che si mangerà e continuerò a ricordare quello che mangiavo. Ma se incontrerò il Bob di turno che parlerà di pane burro e zucchero inevitabilmente penserò al negozio di mia nonna, all'angolo tra i cartoni del latte e lo scaffale delle caramelle (sfuse) dove mi rintanavo a mangiarne mezza michetta per volta...

Se gh'è un patrono dei faciademerda, ghe dumandi cosa g'ho de fà...
DVDS - El paradis del Scurpion.

per SILVANO

da Ospite il 23 mag 2005 16:20


Non me lo vedo in nessuna epoca. C'è da dire una cosa.
Allora, quando facevano le cose, le facevano in grande stile. Consulta il volumone di PELLAPRAT o ESCOFFIER e vedi subito che lo spreco e l'opulenza, sulle tavole "nobili e principesche- altoborghesi" c'era. Eccome se c'era!
Noi siamo innamorati della cucina del territorio, quella che ha preso spunto da certe elaborazioni classiche e le ha usate per ingentilire o impreziosire le ricette di piatti semplici, sfruttando l'offerta del mercato che è andata velocizzandosi grazie ai mezzi di trasporto e relativi sistemi di conservazione.

Una ricetta del genere è da scartare subito. Oltre ad un insulto all'equilibrio alimentare, sovrappone una serie di sapori che si elidono.

Non voglio neanche discutere con chi apprezza questo genere di "PASTICCI". Una mente pensante in termini gastronomici non può che rifiutare l'accozzaglia. Ricca-ricchissima ma sempre accozzaglia resta.

Ciao
LA MAX 61°

da MarioLino il 23 mag 2005 16:24


Macs ha scritto quelli della mia età si emozionano quando in un ristorante viene proposto un dolce che "scoppieta" come le frizzi pazzi


mitiche le frizzi pazzi! l' estate scorsa le ho trovate in un bar di un paesino della corsica occidentale, dalle parti di fangu. questo significa che i corsi nell' alimentazione sono rimasti agli anni ' 80? forse dovremo chiedere a loro come si mangiava noi una volta.... e chiedere agli ammericani come si mangerà noi in futuro.

fine del mio intervento di incommensurabile valore aggiunto alla discussione.

da wineless il 23 mag 2005 18:46


e chi si sarebbe aspettato che tra tutti gli interventi quello più nostalgico sarebbe stato di un classe '76? Bella Macs...
aiuto non trovo il fazzoletto!!!! :cry:

Adry =^_^=


alla fine sempre di pastasciutta si tratta

da Bob il 23 mag 2005 19:35


Macs ha scritto
silbusin ha scritto Aspettiamo l'intervento dei giovani.


Chi ha qualche anno in più di me si emoziona per il sanguinaccio (buono!)....... Ma se incontrerò il Bob di turno che parlerà di pane burro e zucchero inevitabilmente penserò al negozio di mia nonna, all'angolo tra i cartoni del latte e lo scaffale delle caramelle (sfuse) dove mi rintanavo a mangiarne mezza michetta per volta...

...76...mi sposavo, in quell'anno...ma sono contento che il pane burro e zucchero era ancora sulla cresta dell'onda. Oggi, se provo a proporlo a mia figlia 25enne, snella, palestrata e in carriera, mi guarda come se fossi pazzo. Il sanguinaccio...se mai è esistito un "sapore di una volta" è il sanguinaccio, quello dolce, che mia nonna mi faceva col sangue di maiale (oggi introvabile, oppure addirittura vietato), cacao, canditi, chiodi di garofano, vino rosso e quant'altro non so, ma che era la mia merenda preferita al liceo. Non ci crederete, ma mentre scrivo mi si è accelerata la salivazione.....E, così per inciso, dove mettiamo l'insalata russa casalinga, fatta rigorosamente con olio di oliva come se piovesse, gialla, pesante, densa? L'ho riassaggiata poco temèpo fa: quasi non riuscivo a mangiarla...Come ha detto Macs, cambiano i tempi, cambiano i cibi. E' sulla buona via per essere un saggio..... :lol:

da silbusin il 23 mag 2005 20:35


c'è una cosa che accomuna gli interventi: il ricordo dei sapori semplici. dal latte al pane e marmellata, dalla gazzosa alla polenta.
sia nei giovani che nei "veci".
sapori semplici quindi.
che c'azzecca allora con la cucina di Marchesi e nipotini (specie nei nipotini: il primo ha magari sbagliato, ma gli altri diabolici hanno continuato...)?
è una riflessione su cui sostare.

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