Per quanto riguarda il vino penso che il motivo del consumo che è sicuramente limitato (soprattutto al ristorante) non sia solamente legato alla crisi economica ma soprattutto alla campagna d'informazione massiccia circa la guida in stato alcoolemico.
Vuoi perchè la gente comincia a tenere alla sua pelle, vuoi perchè tiene ai punti sulla patente, ecco che gioco-forza ci si modera un poco di più.
Riguardo invece al discorso crisi, se è vero, come asserisce PaulySte che attualmente i costi per l'energia elettrica, il gas, i mutui e la benzina sono sensibilmente scesi è da considerare che l'italiano è risparmiatore se comparato all'europeo medio.
Non c'è in Europa un altro Paese con una propensione al risparmio così elevata come in Italia.
Se aggiungiamo che noi italiani siamo in genere poco disposti a muoverci per inseguire il lavoro (almeno ora, lasciamo perdere i migranti in Argentina, in Belgio, ecc ...), che in Italia si desidera il lavoro "sotto casa" e non si è assolutamente disposti al trasferimento in altre regioni, per non parlare dell'estero, il gioco è fatto.
La percentuale degli italiani che hanno casa di proprietà è sicuramente in Europa la più elevata. Mettiamo radici e non ci spostiamo. Certo, esiste la cassa integrazione ma esistono tanti posti di lavoro in micro aziende che pur essendo perennemente a rischio, in caso di licenziamento dei propri dipendenti non hanno modo di concedere nessun ammortizzatore sociale.
E' indubbio che la diminuzione dei prezzi dell'energia e dei prezzi in generale in questo ultimo periodo fa pensare ad una parola che fa paura ma che va pronunciata: recessione.
E se prima lavoravo in una piccola dittarella e sapevo che facendo il mio dovere il mio posto di lavoro era in una qualche misura tutelato, ora con questa benedetta crisi so di essere molto più a rischio.
E se il tasso d'interesse sul mutuo è sceso, so bene che se rimango senza uno stipendio, la mia rata non la pago, anche se è più bassa rispetto ai primi mesi del 2008.
Si chiama "Paura", paura di perdere il lavoro, paura del domani.
Ed ecco che anche rinunciare al ristorante, ridurre la paghetta ai figlioli (che in questo modo a loro volta vanno meno spesso in pizzeria) mi fa stare non certo più sereno ma più in pace con la mia coscienza.
Negli anni '60 se un padre di famiglia aveva una moglie casalinga che gestiva l'economia domestica in modo capace, un paio di figli e tanta voglia di lavorare, si sobbarcava il suo bravo mutuo e comprava casa. L'autovettura non si acquistava a rate ma si comprava usata.
Poi è arrivata l'era del "io ce l'ho più lungo" e tante persone hanno fatto acquisti a rate per le cose più strane: anche le vacanze.
Vuoi acquistare casa? Mutui bassi, si dice ... ma servono i contanti per iniziare e ce ne sono un gran pochi in questo momento.
Guardate le nuove abitazioni: in 70 mq. si vuole far stare un soggiorno, due camere, due bagni ed una cucina che chiamare abitabile è un oltraggio al buonsenso.
Ed uguale è al ristorante: a parte chi può permettersi locali con prezzi elevati, l'italiano medio si ritrova a decidere se cenare fuori meno spesso (ed ecco la mancanza di clienti sottolineata da alcuni ristoratori) oppure a consumare meno, pur di andarci.
Ultima categoria chi prima cenava in locali da 50/60 euro a cranio ed ora va in pizzeria.
Poi ci sono le persone che vivono come alla corte del Re Sole: stiamo ballando, ci sono le giostre, e la crisi non c'è.
Chi era che propose di dare al popolo le brioches in mancanza di pane?