da stefano66m il 16 ott 2007 11:43
ROMA - No, gli italiani non sono splendidi. Sarà l'imbarazzo, sarà l'incertezza, l'ansia, la paura di sbagliare, sarà la crisi, ma il piatto piange. Quello, argentato, delle mance. Si lesina, si risparmia, si gioca al ribasso. Tendenzialmente ci si svuota le tasche delle monete, tenendosi strette le banconote. Un rovello sociale, un rebus del saper vivere, e anche una trappola. Il resto mancia: ma a quanto ammonta, a quanto dovrebbe ammontare, il resto?
Da un sondaggio risulta che la mancia è un gesto abituale e irrinunciabile soltanto per un italiano su tre, ed è un'usanza più diffusa al Centro e al Sud che non al Nord, più parsimonioso e oculato. Sono più generose (e certo anche più solvibili) le persone di mezz'età rispetto ai giovani. La mancia è oggi una delle abitudini meno globalizzate, ma le cose stanno cambiando. Mancia come atto dovuto e mancia come optional. Mancia d'ufficio e mancia meritocratica. Negli Usa e in Canada, dove il servizio non è compreso, i camerieri dei ristoranti ti inseguono per la strada se non lasci almeno il 15, meglio il 20 per cento. A Cuba e nella Corea del Nord la mancia viene considerata, almeno ufficialmente, una pratica umiliante e iniqua, un'abitudine capitalista, un tentativo di corruzione. Era così anche in Cina, che in vista delle Olimpiadi si sta però rapidamente adeguando ai costumi occidentali promuovendo la mancia a simbolo di modernizzazione. In Giappone invece, come in Polinesia, la mancia è considerata lesiva della dignità personale. In Tailandia è equiparata all'elemosina. In Australia e in Nuova Zelanda è un insulto. In Europa un gesto signorile e borghese, che vede gli italiani e gli inglesi piazzarsi pigramente a metà classifica negli slanci di generosità.
Si elargisce una mancia più o meno cospicua perché si è stati trattati bene oppure solo perché si è obbligati, perché non se ne può fare a meno, per evitarsi una brutta figura? Secondo il massimo esperto del settore, il ricercatore di consumi Michael Lynn, un professore della Cornell University che ha dedicato 25 pubblicazioni e vent'anni della sua vita a studiare i comportamenti umani di fronte al condizionamento delle mance, il rapporto fra la qualità del servizio ricevuto e la quantità dei soldi lasciati come extra è del tutto trascurabile. Si lascia la mancia - in pratica una tassa - per garantirsi la benevolenza del personale e degli altri commensali e anche per sentirsi a posto con la coscienza; nelle giornate di sole e di bel tempo le mance tendono ad essere più consistenti.
Insomma: la mancia si dà per sentirsi meglio con se stessi. Un'abitudine che i cittadini Usa stanno esportando nel resto del mondo, come sottolinea il Times di Londra in un'inchiesta dedicata all'argomento, in cui si rileva come le mance rappresentino negli Stati Uniti una componente significativa dell'economia nazionale, pari a una cifra stimata attorno ai 26 miliardi di dollari l'anno.
Al cameriere, al parcheggiatore, alla shampista, alla guardarobiera, al tassista, al fattorino, al benzinaio, al portiere d'albergo: la mancia dovrebbe essere un segno di apprezzamento per il servizio ricevuto ma da molti consumatori è vissuta come una piccola tangente che aiuta a ottenere privilegi e favori. Per altri invece è un segno di civiltà però da usare con moderazione. Lasciare mance esagerate è da nuovi ricchi, meglio però un cafone generoso che un avaro elegante. Gianni Agnelli non lasciava mai mance perché non usciva mai con denaro contante. William d'Inghilterra, primogenito di Carlo e Diana, lo scorso inverno in Svizzera durante una vacanza sulla neve con gli amici ha lasciato un miserrimo uno per cento di mancia: forse al momento del conto si è confuso con gli zeri. Esiste un sito che fa la spia sulla tirchieria dei ricchi & famosi: si chiama www. bitterwaitress. com, e cioè cameriera amareggiata. Britney Spears, Jennifer Lopez, Victoria Beckham risultano le più spilorce.
E in Italia? "In Italia non c'è la cultura della mancia - sostiene Enzo Vizzari, direttore della Guide dell'Espresso - Gli italiani non vivono la mancia come un obbligo, come una necessità. Ho visto dare mance ridicole, quasi umilianti. La tendenza è quella di lasciare monetine, ma proprio minutaglia: sbarazzarsi degli spiccioli. Allora è meglio non dare niente. Personalmente credo che la mancia debba essere un piccolo premio, un segnale di gratitudine in funzione del grado di soddisfazione. Va data quando è meritata. E comunque sempre in banconote".