scogghi ha scrittoAnch'io di recente ho avuto un esperienza non bella in un "regionale" (già inviata rece) e proprio la pasta con le sarde invece di avere i pezzetti di sarde, ed il resto, il condimento era praticamente una poltiglia.
Bob ha scrittoIo avevo detto "una riduzione al marsala" Lui ha messo "succo d'arancia".
l'errore che trovo più di frequente è sui pici... i più me li fanno duri,
Yoda ha scrittol'errore che trovo più di frequente è sui pici... i più me li fanno duri,
Non vorrei contraddirti Sara......ma qui da noi ..ehm..i "pici" si usano duri!!!
e puri
lontrino ha scrittoPersonalmente non ritengo corretto e nello spirito del tipo di cucina reinterpretare ricette regionali: è come se mi facessero una cotoletta alla milanese col piccione!!
lontrino ha scrittoIn realtà ad un certo punto mi era venuto in mente di lamentarmi ma improvvisamente al tavolo accanto si è svolta questa scena raggelante:
Cliente: signora questo polipo è duro, lo rimandi in cucina.
Proprietaria: Miiiiiiiiii....ma che dice?? Il polipo DEVE ESSERE DURO .........il polipo muscoloso è.......se pi lei non se ne intende......
Riportando in cucina i piatti ha comunicato con ilarità i commenti di quel "fetuso" del cliente....
Bob ha scrittoE' uno dei motivi per cui mi adombro se mi chiamano "cotoletta alla milanese" la fettina di carne impanata, magari fritta nell'olio.....
butter_fly ha scrittoBob ha scrittoIo avevo detto "una riduzione al marsala" Lui ha messo "succo d'arancia".
Bob lui sì che ci sa fare vengo a cena da te stasera ok?
anch'io mi altero un bel po' quando mi sbajano i piatti-mostri-sacri... o me li chiamate con un altro nome, o me li fate come cristo comanda l'errore che trovo più di frequente è sui pici... i più me li fanno duri, con troppo uovo e a sezione quadrata!! eh no!!! sono morbidoni, irregolari e arrotolati a mano, loro
dice bene tpt sulle varianti provinciali; mi pare che però cambi anche il nome: a ferrara dovrebbero chiamarsi cappellacci di zucca.
così come i pici: si possono chiamare pici o umbricelli in umbria e toscana, e sono diversi però dagli strangozzi, zone assisi-spoleto ecc... che sembrano uguali ma son fatti con la farina di grano duro.
nebbiolo75 ha scrittoI pici con l'uovo?????????????????? Ecco da me si fanno senza uovo e poi comunque la descrizione corrisponde, infatti alla fine sono morbidoni irregolari e arrotolati a mano (ma già li fanno in pochissimi) Già da Siena e Perugia lo stesso picio viene fatto in maniera diversa.
tano ha scrittovisto che l'innovatività per migliorarsi, deve galloppare come è stato dal '700 ad oggi.
tano ha scrittoQuest'argomento mi intriga tantissimo.
E' da mo che dico, ognuno faccia quel che sa fare, ma lo faccia bene.
Se scegli di seguire la tradizione, tradizione dev'essere, ma fatta con criterio, se poi, vuoi migliorare e sia.
Faccio un'esempio, per legarmi a Bob.Bob ha scrittoE' uno dei motivi per cui mi adombro se mi chiamano "cotoletta alla milanese" la fettina di carne impanata, magari fritta nell'olio.....
La cotoletta ha avuto molta innovatività negl'anni.
Intanto proviamo a pensare come poteva essere presa in considerazione, agli inizi del '700, sicuramente era un piatto di tale innovatività che avrà avuto, i suoi "si" e i suoi "no", da parte dei gourmet dell'epoca.
Nell'arco degl'anni, la cottura ha avuto i suoi inevitabili cambiamenti.
Si è cominciato con grassi animali generici, per poi cambiare con strutto filtrato, poi strutto chiarificato e filtrato a pressa, poi ancora nel burro, per poi ancora chiarificarlo.
Secondo voi perchè tutti questi cambiamenti, ma per allegerire no.......
Oggi se usiamo un olio extra vergine di sapore leggero, non facciamo assolutamente nulla di sbagliato, visto che l'innovatività per migliorarsi, deve galloppare come è stato dal '700 ad oggi.
Perdonami Bob, una cotoletta è cotta nell'olio, non fritta, altrimenti ogni volta che facciamo una cottura con dell'olio....friggiamo.
Per assecondare Lontrino, di certo non sbaglia, nel suo caso specifico, mi sembra di vedere un ristoratore molto attento alle spese.
Bob ha scrittotano ha scrittoQuest'argomento mi intriga tantissimo.
E' da mo che dico, ognuno faccia quel che sa fare, ma lo faccia bene.
Se scegli di seguire la tradizione, tradizione dev'essere, ma fatta con criterio, se poi, vuoi migliorare e sia.
Faccio un'esempio, per legarmi a Bob.Bob ha scrittoE' uno dei motivi per cui mi adombro se mi chiamano "cotoletta alla milanese" la fettina di carne impanata, magari fritta nell'olio.....
La cotoletta ha avuto molta innovatività negl'anni.
Intanto proviamo a pensare come poteva essere presa in considerazione, agli inizi del '700, sicuramente era un piatto di tale innovatività che avrà avuto, i suoi "si" e i suoi "no", da parte dei gourmet dell'epoca.
Nell'arco degl'anni, la cottura ha avuto i suoi inevitabili cambiamenti.
Si è cominciato con grassi animali generici, per poi cambiare con strutto filtrato, poi strutto chiarificato e filtrato a pressa, poi ancora nel burro, per poi ancora chiarificarlo.
Secondo voi perchè tutti questi cambiamenti, ma per allegerire no.......
Oggi se usiamo un olio extra vergine di sapore leggero, non facciamo assolutamente nulla di sbagliato, visto che l'innovatività per migliorarsi, deve galloppare come è stato dal '700 ad oggi.
Perdonami Bob, una cotoletta è cotta nell'olio, non fritta, altrimenti ogni volta che facciamo una cottura con dell'olio....friggiamo.
Per assecondare Lontrino, di certo non sbaglia, nel suo caso specifico, mi sembra di vedere un ristoratore molto attento alle spese.
Intanto, la cotoletta "alla milanese" si sviluppa in un territorio che, di olio, ne ha sempre visto ben poco, quindi l'uso dell'olio è una scelta di leggerezza, certo, ma non di tradizione.
Come dici giustamente, di olio nei paraggi neanche l'ombra, pertanto mi viene da pensare, che l'olio extra vergine non era preso in considerazione, non perchè inadatto, ma perchè sconosciuto.
Di fatto mi sembra di essere stato chiaro, l'innovatività positiva deve galoppare, non fermarsi, visto che ora abbiamo capito che l'extra vergine, oltre ad allegerire migliora i cibi.
Poi, il pezzo di carne impanato non nasce nel 700, ma nel 4-500, quando la panatura dorata veniva usata per imitare la foglia d'oro che copriva i cibi nei piatti dei nobili (contemporaneamente, e con lo stesso scopo, prendeva piede lo zafferano)