Della mia infanzia, già lontana dalle brutture della guerra, non ho ricordi di grandi sacrifici e grandi privazioni (se non per le scarpe, un paio per l'estate e un paio per l'inverno, un unico cappottino finchè non m'andava stretto e via discorrendo).
Al mattino, prima di recarmi a scuola, grandi tazze di latte e orzo solubile con pezzi di pane duro al posto degli attuali biscotti. A pranzo una gran fatica per mandar giù pietanze che oggi sono ritenute vere prelibatezze come pasta e fagioli… pasta con i cavoli… pasta e patate…. Per non parlare delle mitiche fave e cicorie, oggi proposte, al sud, come piatti ricercati...
Ricordo però mio nonno, un omone vissuto quasi cento anni e deceduto serenamente di vecchiaia, che al mattino mangiava pane, pomodoro, cipolla cruda, ed un buon bicchiere di vino, e guai a buttar via gli avanzi, sia che si trattasse di pasta che di bistecche o di frittura… al mattino, a colazione, ci pensava lui!…
Mia mamma, infatti, prima di sposare il mio papà viveva in campagna con i suoi genitori, gente umile, e mi racconta ancora oggi che in periodo di guerra un uovo lo si divideva in due e il capofamiglia, il nonnone, per l’appunto, l’unico che lavorava, soltanto lui aveva diritto ad un uovo intero. La carne era rara e la si mangiava solo nei giorni di festa e in estate le angurie venivano addentate fino a che la scorza diventava sottilissima. Inaudito, per i tempi attuali! Nel periodo della guerra si faceva il pane in casa e lo si mangiava anche quando era diventato duro come un sasso. E in otto figli mangiavano dallo stesso grande piatto….
Che tempi….
A me, dei tempi andati, è rimasto il ricordo malinconico e poetico di quando, bambina, nelle lunghe giornate estive, deliziata dal frinire delle cicale, salivo gioiosa in compagnia della mia ingenuità, su un albero, in campagna da parenti, e staccavo, ormai maturi, fichi…ciliegie…pesche…albicocche…gelsi…. Un gusto che non ho più riprovato ed un sapore che non ho più ritrovato.
ringrazio tutti per il bel contributo a questo topic
princess