Qui il discorso si è spostato sui due estremi, cosa che non intendevo. Dò per scontato che una porzione TROPPO abbondante non serva, e che una troppo minima sia un furto, ma, giusto per sollevare un po' di fango ancora (questa poi non l'ho capita...) replico.
"E' giusto che la porzione sia tale da non lasciare scelte al cliente?"
Se è poca, io sono praticamente obbligato a mangiarla tutta, se voglio ANCHE nutrirmi. I "templi della cultura enogastronomica" mi fanno un po' ridere. La ristorazione non è una religione: è un fatto legato alla nutrizione, che può essere appagante o meno, ma sempre nutrizione è.
Il discorso "vino", inoltre mi lascia perplesso. Io, che sono semi astemio, che capisco veramente poco di vino, in un pasto importante bevo quel tanto di vino che mi accompagni il gusto del cibo, esaltandolo. Se ho sete, bevo acqua. E credo che tutti dovrebbero fare così: ne guadagna il cibo e il vino.
Inoltre, la domanda non mi sembra "oziosa", se è stata oggetto di legge di uno stato, e se, come pare, ci sono pareri diversi in proposito.
Io intendevo (e pensavo fosse chiaro) definire quella che può essere indicata come porzione "corretta", tenuto conto delle esigenze del ristoratore (l'incidenza economica della materia prima è semiirrilevante, nella definizione del prezzo, almeno da un certo livello - basso - in su) e di quelle di un cliente generico. Generico, dico. Perchè ci può essere quello che, al ristorante, ci va a soddisfare un bisogno estetico, e quello che ci va per mangiare tout cort possibilmente bene.
Forse bisognerebbe distinguere i ristoranti: Trattorie (se magna) ristoranti (meno) me la tiro (nulla) alta cucina (guardo)