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PARIGI - Umbrichelli alla delinquenza, baccala' mantecato, gelato cacio e pepe... L'Istituto Italiano di Cultura di Parigi si trasforma in un atelier di alta gastronomia. Ad inaugurare il nuovo ciclo, tutto dedicato alla cucina tricolore e' stato Gianfranco Vissani, uno dei cuochi stellati piu' popolari d'Italia. Nella cucina nuova di zecca dell'Istituto, fortemente voluta dalla direttrice Marina Valensise, lo chef umbro ha tenuto banco per circa tre ore, davanti a una dozzina di fortunati 'alunni', a cui ha svelato i segreti della sua arte. Non solo. Vissani gli ha messi direttamente alla prova, coinvolgendoli nella preparazione dei piatti, tra trucchi del mestiere, considerazioni culinarie e aneddoti storici. Davanti ai francesi, cosi' fieri della loro gastronomia, Vissani non usa peli sulla lingua. La cucina italiana, s'inorgoglisce lo chef, ''non risale ai tempi di Napoleone'', ma affonda le sue radici in epoche ben piu' lontane. Come il risotto allo zafferano, nato - secondo la leggenda - durante la costruzione del Duomo di Milano. O le fettucine, che sono un omaggio ai capelli di Lucrezia Borgia. Certo, prosegue lo chef, nonostante l'eccesso di ''creme e cremette'', anche la cucina transalpina ha un suo perche'. Con il foie gras e i polletti di Bresse che ''sono il massimo della vita'', ammette, ricordando la sua amicizia con Alain Ducasse, il celebre chef transalpino, ''che e' stato molto carino con me.
Anche se e' difficile giudicarlo: ormai e' diventato un grande marchio commerciale, non so' come faccia a seguire tutti quei ristoranti..., quando io a malapena riesco a seguire il mio''. Mah...sapete cosa si dice del bue e dell'asino?
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