Trattazione delle tematiche generali sulla ristorazione.
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Concetto di qualità...

da KORMY il 06 set 2006 23:06


Sento in continuazione parlare di "qualità": qualità della ristorazione, utilizzo di materie prime di qualità, rapporto qualità prezzo, bere di qualità...mi sembra che basti aggiungere questa parola per dare subito un significato di importanza al contesto...ma cosa significa veramente "qualità", che cosa è nel suo significato VERO una ristorazione di qualità???!!!...siamo in grado di distinguere un prodotto di "qualità" da uno che non lo è?
Guardo la televisione e la pubblicità mi invita a riflettere sul successo del Tavernello!...6.000.000 di bric venduti...è questa la qualità!?... e ancora : la qualità è oggettiva o soggettiva?!...Il "Tavernello" di ogni discorso è oggettivamente un successo, ma soggettivamente una porcheria, e qualora fosse soggettivamente buono rimane comunque oggettivamente un surrogato della verità...non capisco...

da wineless il 07 set 2006 00:09


tranquillo, se riesci a raggiungere un telefono ti riportiamo indietro... :P

Adry =^_^=


alla fine sempre di pastasciutta si tratta

da primus il 07 set 2006 07:12


Oggi, purtroppo, la parola qualità è un lusso vero e proprio, in tutti i campi non solo al ristorante.
I cibi di qualità costano tantissimo, i vini di qualità idem....pochi eletti possono permettersi cibi e vini di qualità...gli hotel's di qualità costano, le auto di qualità costano, le case di qualità costano.......condurre una vita di qualità costa molti soldi....e allora i poveri normali che devono fare?...cercare un giusto compromesso tra costi e qualità, impresa ardua ma non impossibile....al ristorante si può ad esempio rinunciare al lusso e a molti servigi senza rinunciare alla qualità....

"Ogni stecca ripetuta due volte è l'inizio di un arrangiamento" (Frank Zappa).

da ilForchetta il 07 set 2006 10:09


credo che si stia facendo un uso estremamente scorretto del termine 'qualità'.

perché sembra che tutto ciò che non ha il bollino 'qualità' sia schifoso. non è vero. come non è vero che tutto ciò che ha il bollino è davvero di qualità.

e poi, conoscete qualche azienda che pubblicizzerebbe i propri prodotti senza specificare che si tratta di prodotti di qualità? vedi tavernello, appunto.

associare il termine 'qualità' di fianco al nome di un prodotto è spesso il metodo più rapido per giustificarne il prezzo.

insomma, in poche parole, il termine ha preso il suo significato, oramai.

da Macs il 07 set 2006 10:18


alberto ha scrittoinsomma, in poche parole, il termine ha preso il suo significato, oramai.


Voleva dire "perso"... Perdonalo, ogni tanto gli si intrecciano i diti...

Se gh'è un patrono dei faciademerda, ghe dumandi cosa g'ho de fà...
DVDS - El paradis del Scurpion.

da ilForchetta il 07 set 2006 10:22


si dice 'le dite'

da Stroliga il 07 set 2006 11:56


primus ha scritto.......condurre una vita di qualità costa molti soldi........


io non lo credo proprio.

da Greedy il 07 set 2006 12:25


Stroliga ha scritto
primus ha scritto.......condurre una vita di qualità costa molti soldi........


io non lo credo proprio.


Q8issimo .... condurre una vita di quella qualità di cui parla il buon primus costa molto, ma per come la intendo io, la qualità della vita costa pochisimo! :D

Poche cose, giuste; pochi amici, fidati; poco cibo, sano.

Life is too fu@%ing short! You wann' it? Go get it!

da primus il 07 set 2006 16:01


Si parlava di qualità nella ristorazione.
Qualità=costi alti, non si scappa.
Poi la qualità non può essere soggettiva, un prodotto di qualità che piaccia o meno è un prodotto di qualità.
Un esempio banale, io detesto i SUV, ML, X5 etc., non li acquisterei mai, se me li regalassero li rivenderei subito, ma non posso negare che sono vetture di qualità.

"Ogni stecca ripetuta due volte è l'inizio di un arrangiamento" (Frank Zappa).

da Bob il 07 set 2006 19:07


La "qualità" è un concetto che necessita di specificazione. In se stessa non esiste. Esiste una "buona" qualità, una "cattiva" qualità, ma non esiste la "qualità" tout court. E anche i concetti di buona o cattiva qualità sono riferiti a uno "standard arbitrario che si presume (notate bene, dico "presume") conosciuto. E' un concetto simile a quello del "comune senso del pudore". Persino il concetto del rapporto qualità/prezzo non fa eccezione. Il rapporto di cui sopra, se considerato "buono", lo è solo in rapporto alle esperienze e costumi di vita di chi lo considera. Per cui, io, operaio della catena di montaggio a 1000 euro al mese, reputerò "buono" un certo tipo di rapporto qualità/prezzo che rientra nella mia sfera di esperienza, mentre il rapoporto "buono" per, che so, un membro della famiglia Berlusconi, può essere ovviamente diverso.
Riferito alla ristorazione, la "buona" qualità è una qualità che si riferisce a dei minimi igienici e di freschezza, a degli standard minimi di buona cucina, a un decente servizio in ragionevole ambiente. Peccato che, come sopra, tutti questi "minimi", i "decenti" e i "ragionevoli" sono concetti che implicano un paragone, e sono quindi ampiamente soggettivi.

da KORMY il 07 set 2006 20:13


Interessante il tuo punto di vista...ma se noi trovassimo un punto fermo dal quale costruire il discorso qualità, indipendentemente dal rapporto con il suo valore commerciale?!...Mi domando, possiamo astrarre il concetto?...Mi spiego: se per 10 anni compro abbigliamento costoso (di qualità...) alla fine non mi cambia nulla, ma sei io mi nutro per 10 anni di alimenti tipo "tavernello" o MacDonald'sdi problemi ne avrò parecchi (un buco nello stomaco, il diabete ecc..). Quindi posso ragionevolmente e sopra ogni dubbio desumere che la qualità nel mangiare ha un rapporto più intimo e più elevato con l'uomo e perciò più importante rispetto alla qualità di qualsiasi altro bene di consumo...
Possiamo anche stabilire con certosina esattezza quali sono quei comportamenti alimentari e quei prodotti che , se assunti con assiduità, danneggiano il nostro fisico anche in maniera permanente: quindi posso concludere che, al di là del gusto ( che è soggettivo) la qualità di un alimento è oggettivamente desumibile.
La Coca cola è un NON ALIMENTO, ci fa male!!...berla è un semplice piacere edonistico o tanta ...ignoranza... non trovi Bob!?

da Stroliga il 07 set 2006 22:23


KORMY ha scrittoPossiamo anche stabilire con certosina esattezza quali sono quei comportamenti alimentari e quei prodotti che , se assunti con assiduità, danneggiano il nostro fisico anche in maniera permanente: quindi posso concludere che, al di là del gusto ( che è soggettivo) la qualità di un alimento è oggettivamente desumibile.


come la mettiamo con il foie gras ?

da Fante il 07 set 2006 22:36


KORMY ha scrittoPossiamo anche stabilire con certosina esattezza quali sono quei comportamenti alimentari e quei prodotti che , se assunti con assiduità, danneggiano il nostro fisico anche in maniera permanente: quindi posso concludere che, al di là del gusto ( che è soggettivo) la qualità di un alimento è oggettivamente desumibile.


Permettimi una precisazione. Non è così semplice stabilire nel senso che dici tu un parametro oggettivo di qualità. Faccio un esempio concreto; il vino è un alimento il cui rapporto rischi/benefici è strettamente legato alla quantità.*
E se i vegetariani e i vegani godono generalmente di buona salute, i loro bambini sono spesso soggetti a pesanti carenze alimentari se non viene completata la loro dieta con integratori.
Insomma, la qualità di un alimento diventa un parametro estremamente variabile se non si tiene conto della quantità, della frequenza con cui si assume, della sua quota percentuale nei confronti di altri alimenti e delle caratteristiche di ogni individuo.
E' a mio avviso assolutamente sconsigliabile eliminare certi alimenti , ma vanno inquadrati in una tavolozza alimentare che sia la più varia e bilanciata possibile. In questo senso, stabilire la qualità di un alimento diventa un'impresa molto meno semplice.


*Segnalo a tal proposito che è stato recentemente lanciato un allarme per il crescente numero di Fas ( sindrome alcolica fetale ); la martellante campagna sulle proprietà terapeutiche del vino andrebbe decisamente ridimensionata

da Bob il 08 set 2006 16:24


Kormy, non credo che quello che dici sia possibile, almeno non in senso assoluto. L'elenco che proponi di stilare sarebbe un elenco valido "per te". O, comunque, valido per "una maggioranza" (il che non ne certifica in modo automatico la validità). Se fosse così, avremmo subito le obiezioni che ci dicono che sì, d'accordo, tu dici che il tacchino fatto nel modo x è buono, ma io reputo che se non è nel modo Y è solo una schifezza, e io sono il grandissimo chef Pentolier-stracott, e quello che dico io è legge.
Tu mi dici che la Coca-Cola NON è un alimento di qualità, anzi che non è neppure un alimento. Insisto: cosa intendi per "di qualità"? BUona tout court? Ma allora non è male: ci digerisci benino (anche a causa dell'elevato contenuto di acido fluoridrico e caffeina che contiene), disseta in modo ragionevole...che vuoi di più? é forse meglio l'aranciata o il chinotto? Difficlie fare una classifica. Certo il Tavernello può essere considerato inferiore a un Salcielo del '76, ma per chi? Se uno è astemio,non glie ne fregherà niente, e si chiederà solo come si fa a spendere 150 euro per una bottiglia di vino. SE uno ha invece sempre e solo bevuto vino al metanolo, il tavernello sarà un vino di ALTISSIMA qualità (nota che metto un aggettivo, a completamento). Che ne dici?
Non stupirti se sono cavilloso: a me piace fare l'avvocato del diavolo.......

da ghido il 09 set 2006 12:34


Qualità=moda???
Che tristezza!!!!

da silbusin il 09 set 2006 15:20


ghido ha scrittoQualità=moda???
Che tristezza!!!!

Al di là delle masturbazioni mentali con il termine qualità non ci si dovrebbe confondere più di tanto.
Prendiamo le più disparate categorie merceologiche: con qualità si intende la possibilità della tracciatura completa del percorso produttivo. Quindi il luogo, la data, la metodologia di chi ha composto o raccolto il prodotto, il luogo, la data, la metodologia con cui il prodotto è stato sottoposto a lavorazione, la data di scadenza o di utilizzo massimo.
E' il concetto internazionale di tracciabilità e fa parte della norme base della ISO9000 e successive.
Quindi per i prodotti alimentari etichette semplici ma complete di tutti i dati. Ciò dovrebbe valere con altre metodologie anche per i ristoranti.
Il problema? E' molto costoso, limita i furbi, è difficile da seguire sia come rispetto della regola sia come controllo. Quindi è meglio girare la faccia da un'altra parte.
Le regole ci sono, eccome. Altro che concetti vaghi, sensazioni, ecc...Il problema è il paese dei furbi (l'attuale vicenda dei farmaci generici docet).
Poi alla fine della filiera c'è il professionista: se è uno scalzacane gli puoi dare anche prodotti di qualità, resterà sempre uno scalzacane.
Ultima modifica di silbusin il 11 set 2006 12:15, modificato 1 volta in totale.

da Bob il 10 set 2006 10:52


Vedi, Sil? Mi dai ragione. Il concetto di "qualità" che esprimi non è certo quello che sottintendeva la domanda di Kormy. Cucina di "qualità". Intesa, io credo (ho capito) come "cucina di eccellenza". Invece, il tuo concetto implica soltanto che sia ben definito il processo di lavorazione e/o la provenienza ecc. Come dire che basta che ti dica che ho preso l'insalata ai bordi di una discarica, perchè tutto sia di "qualità". IL che, se vogliamo, è vero: la descrizione indica il tipo di qualità da abbinare a quel prodotto. Se sia poi "buona" o cattiva", dipende da chi legge.
Ti faccio un esempio perfetto.
Ci sono ora a MIlano due miei conoscenti inglesi , appena trasferiti per lavoro. Lei ha appena cominciato a girare i supermercati, e stanno ingozzandosi di verdure fresche, in particolare di pomodori, perchè dicono che un profumo e una fragranza come quella della verdura del ESSE...non l'hanno mai sentita. A londra (dove vivono) non esiste - cito - nulla del genere.
Il tutto, ovviamente, con buona pace dei pomodori appena colti , di certe verdure che trovi negli orti pugliesi, ecc.
Allora? Di che qualità è la verdura di questo ( o di qualunque altro) supermercato? Per noi, probabilmente, appena decente. Per un contadino pugliese, una fetecchia. Per loro, al momento, è nettare.

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