Trattazione delle tematiche generali sulla ristorazione.
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...la natura e la cucina...

da bruno125 il 26 gen 2007 12:55


Mai contrasto è più stridente come questo che si vede a Levico Terme, elevata dall’Imperatore Francesco Giuseppe al rango di “Città” 113 anni fa.
Sorge su un cono di deiezione ad altitudine collinare: il miglior microclima adatto all’organismo umano. E poi la Panarotta per belle sciate, il Lago di Caldonazzo per andare a vela.
Vicino ha un altro piccolo lago a cui dà il nome: contornato da verdi e rigogliose alture il Lago di Levico assume l’aspetto di un fiordo norvegese.
Anni di crescente successo turistico, flussi ininterrotti di olandesi e adesso di pensionati veneti hanno livellato la cucina, banalizzandola fino a farla scomparire del tutto.
Una spaghetteria, gestita da due soci, aveva dei buoni sughi fatti in casa: un’altra faceva bene la cotoletta alla milanese. Ma anche queste due fiammelle tremolanti sono spente da tempo.
Così, a seconda della provenienza dei gestori, sorgono piccoli locali di varie cucine: calabrese, mantovana, oltre naturalmente l’onnipresente cinese; ma delle cucine originali conservano solamente il nome.
Cartelli che dovrebbero dare un’austera patina di autorevolezza ma che invece mi fanno barcollare, visto il tono demenzial-chic che assumono. Tipo: “il titolare di questo locale ha trascorso alcune ore a cura (a spese?) della Provincia Autonoma di Trento apprendendo l’arte del servizio in sala e al bar (l’unico vino per aperitivo è il Muller, il prosecco è bandito). Sembra di vedere l’amico del sole: passare per caso: piove e quindi mi riparo in questa sala illuminata e confortevole.
Chiudo con la mia cena di ieri sera in un locale che una volta era affollato e ben frequentato. Spaghetti alla carbonara: pasta sottile, asciutta, pezzetti di frittata che galleggiavano sopra.
Unica nota singolare (e positiva): la birra Menabrea alla spina. Nella sua storia centenaria ne avrà viste altre ma mi sembra di vederla come una vecchia signora che sollevi le vesti per non sporcarsi avanzando sul pavimento di una taverna da suburra.
Qualcuno sopra le nubi deve essersi seccato a sentire tutte le lamentele del piccolo schermo sul tempo secco persistente con un unico, perverso messaggio: i poveri sciatori che non possono sciare mentre dei problemi dell’agricoltura, delle falde acquifere si potrà discutere in seguito, con calma.
Così dopo le calde raffiche del foehn, abbiamo nell’ordine: aria fredda, neve, grandine (in gennaio, si avete letto bene!), temporali, piovaschi, piogge pluviali (brevi e improvvise) e chi ne ha più ne metta!
Così saranno contenti anche tutti quei cloni del Colonnello Bernacca.
Dal vostro vecchio, stanco ma, nonostante tutto, sempre ottimista scriba un caro saluto dalla Valsugana.

Re: ...la natura e la cucina...

da alcor il 26 gen 2007 13:08


bruno125 ha scritto...contornato da verdi e rigogliose alture il Lago di Levico assume l’aspetto di un fiordo norvegese...


Quanti ricordi...
Più di vent'anni fa a Bezzecca (è lì vicino, no?), per un ultimo dell'anno di 3/4 giorni. Che posti spettacolari e che freddo...

Da quello che scrivi, però, mi passa la voglia di rifarci un giretto.
Oppure vengo, ma mi porto i panini?

aac

da silbusin il 26 gen 2007 13:09


Levico è stata la mia meta per molti anni nelle brumose giornate di novembre. La mattina del sabato andavo a Pergine al mercato: colori e profumi di altri tempi. I due laghi la mattina presto erano coperti da una sottile foschia e non c'era rumore alcuno. Mi ha sempre colpito questo silenzio.
Levico deteriorata nel tempo, con le terme invecchiate (acqua ferruginosa) e con il Gran Hotel ristrutturato dalla Regione. Ho dormito qualche notte in una splendida suite.
La breve passeggiata in un paese morente. In discesa verso il campo sportivo e il palazzetto dello sport. Belli i lampioni. Unico posto dove andare il bar-pub in piazza davani all'APT.
Mangiare? Da nessuna parte. Ho provato il ristorante del Castello di Pergine: una cena a base di castagne. Buona.
Non solo flussi di veneti, ma sardi, emiliani: pensionati con qualche anno più di me, che si accontentavano di spaghetti al ragù e funghi (i bianchetti del supermercato) e scaloppine al limone.
Rosso della casa.
Eppure un tempo si cantava:
Quando saremo fora, fora da la Valsugana,
noi andrem trovar la mama per veder, veder come la sta.
La mama la sta bene, il papà l'è ammalato,
Il mio bel partì soldato, chissà quando, quando tornerà.
Tuti me dis che lu l' se gà trovà n'altra morosa
l'è una storia dolorosa che mi credere, mi credere non so.
Mi no la credo ma se 'l fusse propi, propi vera;
biondo o moro questa sera 'n altro merlo troverò.
quando saremo fora fora da la Valsugana.

Oggi non vado più. Sono scappato anch'io.

da Greedy il 26 gen 2007 13:37


silbusin ha scrittoQuando saremo fora, fora da la Valsugana,
noi andrem trovar la mama per veder, veder come la sta.
La mama la sta bene, il papà l'è ammalato,
Il mio bel partì soldato, chissà quando, quando tornerà.
Tuti me dis che lu l' se gà trovà n'altra morosa
l'è una storia dolorosa che mi credere, mi credere non so.
Mi no la credo ma se 'l fusse propi, propi vera;
biondo o moro questa sera 'n altro merlo troverò.
quando saremo fora fora da la Valsugana.



NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO LA CANTAVO DA BAMBINO !!!

che ricordi .. mi viene il magone ...

G.

Life is too fu@%ing short! You wann' it? Go get it!

da bruno125 il 26 gen 2007 15:26


E' stata devastata dagli interessi dei singoli e da un'ottica miope.
Il Lido che aveva visto nascere artisticamente i Nomadi: una sorella chiude all'insaputa dell'altra...
E la Taverna: diciotto mesi di contenzioso per fare lavori...
Vetriolo abbandonata, la Panarotta rinsanguata ogni anno dalle ricapalizzazioni della P.A.T...
Le Terme che passano da una mano all'altra: i turisti, sopratutto i giovani, che fuggono trovando alter offerte a minor prezzo...
L'elenco è lungo: e doloroso...

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