Mi pare che il concetto guida della filosofia del Maestro sia: vai di fantasia solo se hai la competenza, altrimenti fai un passo indietro e impara.
Concetto indiscutibile, niente da dire. Contrario peraltro alla natura umana e alla vanità che contraddistingue la categoria degli chef, e non solo quella per carità. Giornalisticamente si potrebbe riassumere con un: se non hai ancora imparato a scrivere, limitati a "passare" i pezzi. Io ho alle spalle 14 anni di carriera giornalistica, ma il primo pezzo l'ho scritto dopo un giorno, perchè c'era una pagina da riempire. Eppure sono convinto di non saper ancora scrivere, almeno non come vorrei.
E allora Maestro come la mettiamo? Imponiamo a tutti gli chef italiani di fare le costolette d'agnello fino a quando non abbiano imparato a lavorare bene? Credo che il cliente voglia qualcosa di diverso, qualcosa "di più" quando va al ristorante. Che voglia in qualche modo "osare". E che sappia comunque distinguere se un piatto è preparato con criterio, se un menù è equilibrato o se tutto è fumo non c'è l'arrosto. Basta che sappia ragionare con la propria testa. E non con quella delle guide prestigiose, dei critici blasonati, dei grandi opinionisti etc etc.
Il punto alla fine è questo: riuscire a sviluppare, come consumatori, un adeguato senso critico. Dare il giusto valore alle cose, senza lasciarsi infinocchiare dalla pubblicità o dal peso massmediatico delle informazioni. Così facendo, gli incantatori di serpenti resteranno senza flauto e saranno costretti a chiudere bottega.
Ora spengo la canna che mi sto fumando e riprendo a lavorare