capohog ha scrittoA parte il bagaglio salutistico che si porta dietro il concetto d'integrale con le sue - talvolta - assurdità compresa il consumare il cornetto integrale perchè essendo non fa male (ed i grassi idrogenati di cui è pieno?) , la domanda che mi pongo è quanto " integrale" può essere la nostra alimentazione per non sfociare nel fanatismo e nel mangiar male. La considerazione nasce dalla polenta di ieri a mezzogiorno, polenta di storo macinata a pietra integrale, niente da dire sul sapore, anzi...però ritrovarsi la bocca piena di frammenti di pericarpo , pellicule ed altre cose non identificabili ne masticabili ha rovinato il piacere; tanto è vero che il rimanente della farina l'ho passato alla staccio per il pangrattato separando frammenti di pula di 2/3 millimetri di grandezza. Voi quanto integralisti sull'integrale siete?
silbusin ha scrittoTutto nasce many years ago da un tale Burkitt, il quale studiando i tumori si accorse che le popolazioni africane che mangiavano tante fibre avevano un'incidenza dei tumori del colon significativamente più bassa di coloro che mangiavano cibi raffinati.
Da lì in poi ci si accorse che tutti i processi di raffinazione portavano via nutrienti (proteine, grassi, vitamine, sali minerali) e quindi bla, bla, bla,...
Oggi si consiglia di assume una media di circa 25 grammi di fibre al giorno con la dieta.
Quello dell'integrale a tutti i costi è spesso una moda (costosa): mangia di più verdura (cotta e cruda) e un po' più di frutta e hai risolto il problema.
Quello che dice capohog è la palatabilità dell'alimento: spesso ci sono ciofeche naturistiche fatte passare come cose eccezionali. Specie nelle farine. E comunque sia nei farinacei e similia, l'integrale non porta calorie in meno in modo significativo.
Erbette, spinaci, catalogna, lattuga, radicchio, carciofi, cavolfiori, zucchine, peperoni, melanzane, fagiolini, finocchi, ecc. ecco le fibre più semplici.