Senza voler fare polemica con aliceristo (davvero, nulla di personale, colgo solo l'occasione), a me sembra che spesso (o meglio, troppo spesso) si tenda a fare del campanilismo produttivo per tutto quello che è alimentare. Se non è italiano, non vale una cicca.
Probabilmente, c'è una parte di verità, nel senso che si conosce la qualità di ciò che è (pescato? prodotto? coltivato?) qui.
Ma, altrettanto, c'è una parte di presunzione, nell'asserire che il resto è -
di conseguenza - scadente.
Vero: si presume (badate bene, si "presume": troppo spesso abbiamo visto sui banchi, che so, cozze provenienti da allevamenti illegali italiani) che la qualità sia certificata, a fronte di determinate norme da rispettare. Ma non dimentichiamoci poi che quelle norme fanno parte di uno stesso pacchetto che voleva cancellare dala produzione la mozzarella, perchè prodotta con le mani, o il taleggio, perchè prodotto in grotte "insalubri".
Insomma, a farla breve: o si conoscono i difetti di quanto sicuramente offerto, o bisognerebbe, IMHO, stare attenti a quello che si dice: sbaglio o equivale a dire che il tal ristorante può fare certi prezzi solo perchè offre prodotti di scarsa qualità? Io, se fossi il suddetto ristoratore, mi adombrerei non poco, vero o non vero che sia.....
Che offra dei prodotti provenienti da mercati alternativi, è probabile: che siano di scarsa qualità...bè, questo è da dimostrare.
Se invece si parla di una differenza di sapore....bè, allora si potrebbe obiettare che quella differenza di sapore la si paga circa 50-100€ in meno. Si valuta, e si sceglie.