Olimpia Mancini (amore giovanile di Re Luigi XIV) aveva per capo-cuoco un maestro d’arte culinaria, che
preparava piatti favolosi per il Re e per una trentina d’altri, abituali commensali. Tra il suo repertorio vi
era una insalata d’olive, per la quale le olive traevano il loro sapore dall’essere messe, ad una a una,
come ripieno dentro le quaglie, a loro volta messe nelle pernici, queste dentro i piccioni, i piccioni nelle
galline, le galline dentro porcellini da latte e, finalmente, i porcellini da latte dentro vitellini, che erano
poi rosolati allo spiedo…fino a quando ogni oliva aveva assorbito a sufficienza i vari sapori, pronta per
essere estratta dalle carni e servita al Re…
Mémories de Madame de Motteville, Paris 1655
Lazzaroni ha scritto“ un selvatico cinghiale buono per tutte le marinate più delicate; due superbi caprioli dallo sguardo dolce,
una carne che ha tutti i profumi della carne della foresta di Gouhl; dieci dozzine di faraone semiselvatiche
allevate a grano e ginepro; tre dozzine di innocenti galletti, un quarto anteriore di manzo dei pascoli di
Chiarollè, cinque agnelli innocenti presalè del Mont Saint Michelle...”
Tempo per allestire un vero pranzo non ce n'era, perciò per l'arrivo delle Loro Altezze ho dato disposizione
di apparecchiare la tavola alla svelta, à la pique-nique, con poca argenteria: il servizio semplice semplice di
Meissen, e senza affatto piatti caldi. Ho ordinato le pietanze per telefono, al Delicatessen di Snyders: terrine
di beccacce, pasticci d'asparagi e tartufi, torte salate, aspic, pesce, pollastrelle affumicate, frutta per dessert.
Niente di grave: si poteva sperare che, verso sera, il maitre Duvalle si sarebbe
ormai ambientato nella nuova cucina, e che la cena sarebbe risultata più degna.
Fante ha scritto Quali sono i piatti di romanzi, film, fumetti che vi hanno fatto sognare?
Fante ha scritto Quali sono i piatti.... di fumetti che vi hanno fatto sognare?
Strini ha scrittoSono arrivato adesso e non ho capito da dove arriva la "citazione" ma La scena iniziale di "Lo chiamavano trinità"....... mi ha sempre inZigato......Fante ha scritto Quali sono i piatti di romanzi, film, fumetti che vi hanno fatto sognare?
Fante ha scrittoil_verza ha scrittoNon ho mai capito il perché, ma questo spezzone mi stimola sempre l'appetito
Avrei giurato questa
Il dottor Lecter versò il vino, e per stuzzicarle l’appetito le offrì un minuscolo amuse-guele,
un’unica ostrica Belon e una fettina di salsiccia. Quanto a lui, voleva starsene con mezzo
bicchiere di vino in mano ad ammirarla nell’insieme del tavolo.
“Che cosa mangiamo?”
Il dottor Lecter si portò il dito alle labbra. “Non chieda, rovinerebbe la sorpresa”.
“Ha fame?”
“Sì!”
“Allora passeremo al primo”.
Il dottor Lecter prese un vassoio dalla credenza e lo mise nello spazio vicino al piatto,
poi spinse un carrello fino al tavolo. Sopra il carrello i suoi tegami, il fornelletto e i condimenti
in piccole coppe di cristallo. Accese il fornelletto, cominciò con il mettere un bel pezzo di burro
Charante nella casseruola fait-tout, facendolo girare sul fondo, sciogliere e rosolare
per ottenere il beurre-noisette. Quando fu di un marrone nocciola,
passò la casseruola sopra un treppiede.
Sorrise a Starling, scoprendo i denti bianchissimi.
“Clarice, ricorda che cosa ci siamo detti sui commenti piacevoli e spiacevoli,
e sulle cose che diventano divertenti a seconda del contesto?”
“Quel burro ha un profumo delizioso. Sì, ricordo”.
“Bene, il signor Krendler mangerà il primo piatto con noi”.
Il dottor Lecter prese un paio di pinze d’argento dalla credenza,
e strappò il nastro che tappava la bocca di Krendler.
“Di nuovo buonasera, signor Krendler”.
“Buonasera”. Krendler non sembrava completamente in sé.
Il suo posto era apparecchiato con una zuppiera.
“Le dispiace dire buonasera alla signorina Starling?”
“Salve, Starling. Ho sempre desiderato vederla mangiare”.
“Non aspetti noi, signor Krendler” lo sollecitò io Lecter. “Beva il suo brodo finché è caldo”.
Alzò il potager e la cannuccia fino alle labbra di Krendler.
Krendler fece una smorfia. “La minestra non è un granché”.
“In realtà, è solo un infuso di prezzemolo e timo” disse il dottore.
“È più nel nostro, che nel suo interesse. Ne beva qualche altro sorso e lo lasci circolare”.
Il dottor Lecter unì lo scalogno al burro fuso ancora caldo e, nell’attimo in cui il profumo sì alzo in aria,
aggiunse capperi tritati. Poi tolse il tegame dal fuoco, e mise sulla fiamma la padella... Dalla credenza
tirò fuori una grande coppa di cristallo e un vassoio d’argento, che mise davanti a Paul Krendler. Tolse
la fascia antisudore dalla fronte di Krendler come si rimuoverebbe la benda di gomma da una lattina di
caviale. Con cautela, usando tutt’e due le mani,
il dottor Lecter sollevò la calotta cranica della testa di Krendler e la mise sul vassoio,
che riportò sulla credenza… Il metodo usato dal dottor Lecter per rimuovere la calotta cranica di Krendler
era antico quanto la medicina egizia, con la differenza che lui aveva il vantaggio di una sega per autopsie
dotata di lama e di leva da cranio, e d'anestetici migliori. Il cervello in sé non sente dolore… il dottor Lecter
rimosse una fetta del lobo pre-frontale di Krendler, poi un’altra, finché ne ebbe quattro.
Mise le fette nella coppa d’acqua gelata, resa acidula con succo di limone, per farle raffreddare;
nella cucina classica, le cervella vengono immerse nell’acqua e poi schiacciate e lasciate nel ghiaccio
per tutta la notte, perché si rassodino: con il prodotto fresco, la difficoltà maggiore sta nell’impedire
che si disintegri, riducendosi a una manciata di grumosa gelatina. Con splendida destrezza, il dottore
trasferì le fette di cervella compatte su un piatto, le passò leggermente nella farina e poi in briciole di
brioche fresche. Grattò nella salsa un tartufo nero fresco, e per finire aggiunse una strizzata di limone.
Saltò le fette in padella, velocemente, finché furono appena dorate su entrambi i lati.
“Che buon odore!” Esclamò Krendler.
Il dottor Lecter adagiò le cervella rosolate sui grandi croutons che aveva disposto sui piatti scaldati,
e lo condì con salsa e fettine di tartufo. Una guarnizione di prezzemolo e capperi interi, con tutto il
gambo, e un unico fiore di nasturzio s’un letto di crescione per raggiungere un dato spessore
completarono la presentazione.
“Com’è?” chiese Krendler, con voce smodatamente alta.
“Eccellente” rispose Starling. “Non avevo mai mangiato i capperi”.
“Hiiiiiii! “MACCARONE! Maccarone: questa è robba da carettieri! Io nun magno maccaroni: IO SONO AMERECANO SONO!”
“Vino rosso: io non bevo vino rosso, lo sapete che sono Amerecano io! Gli Amerecani non bevono vino rosso... non magnano maccarone: magnano MARMELATTA…”
“Marmelàta! QUESTA E’ ROBBA D’AMERECANI!… YOGURT… MOSTARDA. Ah!… ecco perché gli Amerecani vincono gl’Apache! Gl’Amerecani non bevono vino rosso: bevono latte! Apposta nun s’embriacano! L’avete visto mai ‘n’Amerecano ‘mbriaco voi? Io nun l’ho visto mai ‘n’Amerecano ‘mbriaco! Gl’Amerecani sono forti!”
“Shhhhh!!! ‘MMAZZA L’AMERECANI AHO!! Nun pòi mica combatte contro l’Amerecani. Gli Amerecani magnano marmelàtta”
“Maccarone: mannaggia a tte!! TI DISTRUGGO SAI!… PERCHE’ MI GUARDI CON QUELLA FACCIA INTREPIDA?! Mi sembri un verme, maccarone!”
“Questa è robba d’Amerecani, vedi!?! Yogurt, mostarda… la mostarda!… “What-the-she-nèlla la mostarda!?"”
“Er LATTE!… questa è la robba che se magnano l’Amerecani: robba sana, sostanziosa!”
“Maccarone!”
“’MMAZZA CHE ZOZZERIA!!… GLI AMERICANI AHO!!”
“MACCARONE: M’HAI PROVOCATO E IO TI DISTRUGGO ADESSO: IO ME TE MAGNO!! AHMMM!!!”