oh_baba ha scrittoquesto articolo e' scritto da cani, resta il fatto che un minino di suggestione da parte del nome/etichetta/prezzo ci sia
...no , anzi , la suggestione esiste e anche grande , non solo fra gli enoignoranti . Io dico che solo una piccolissima parte dei beventi sono esenti da questi condizionamenti :
- Chi capisce davvero , chi possiede la discriminante qualitativa , quelli che hanno esperienza tale da poter valutare senza ombra di dubbio e competenza le peculiarità di quel contenuto della bottiglia . Quelli che alla stagnola ci fanno una pippa o ...
- Chi non capisce niente di vino ma ha una discriminante organolettica estetica assai elevata di suo . Quindi si può trovare davanti Chateau Latour o Gutturnio della Cantina Sociale di Valtidone e per lui conterà , non conoscendo entrambi , esclusivamente ciò che dirà il bicchiere . L'"enovergine" ispirato , quello che il "buono" è un concetto culturale dato dalla sensibilità e cultura che si porta dietro .
Quindi , in sintesi , colui che non è condizionato da blasone, costo , etichetta o corredo mediatico legato alla bottiglia sarà o il superesperto appassionato o colui , al contrario , per nulla esperto "di talento" , ma con particolare cultura del gusto . Tutti gli altri , di riffa o di raffa , avranno un condizionamento ...